Elena Nencini - Ripartirà il 22 di giugno – a meno che il Governo italiano non prenda decisioni diverse prima di quella data - la motovedetta della Capitaneria di porto–Guardia Costiera di Ravenna per partecipare a Triton, operazione militare e umanitaria nel mar Mediterraneo meridionale, che fa parte del progetto Frontex. Un progetto iniziato nel 2014 con il nome di Mare Nostrum, Ravenna partecipa così, grazie proprio alla Capitaneria di porto al soccorso dei migranti nel Canale di Sicilia.
La nave, come al solito, pattuglierà le acque davanti a Lampedusa per circa due mesi, impegnando una decina di uomini. Giornate impegnative che resteranno nel cuore di questi uomini, che tornando ricordano i morti, ma anche i salvati, i tanti bambini presenti e la dolcezza di un sorriso. Come l'anno scorso quando i marinai della nave ravennate si accorsero che una donna che era stata salvata stava per partorire.
Alcuni degli uomini imbarcati sono già alla quarta missione, pronti a ripartire anche quest'anno a partecipare al progetto Frontex con il quale l’Unione Europea e i paesi della zona Schengen gestiscono e controllano le frontiere esterne.
Due mesi in cui si lavora anche 24 ore come spiegava lo scorso anno il comandante della nave Giulio Nardozza al nostro giornale: «Siamo due unità navali: se una è impegnata l’altra interviene, ma le distanze spesso sono molto grandi, possono anche capitare 20 ore di navigazione. Prima di andare via, nell’ultima missione prima di tornare a Ravenna, abbiamo lavorato 36 ore di seguito: bisognava scortare una nave con 900 persone a bordo fino ad Augusta. Il nostro compito è portare acqua, viveri, e condurli in un porto dove ci siano i sanitari. Poi bisogna pulire la barca: dopo aver trasportato 180 persone le condizioni sanitarie non sono ottimali».