Ravenna, il prefetto Caterino: «L’apparato istituzionale funziona: questa è una provincia abbastanza tranquilla»

Romagna | 15 Dicembre 2018 Cronaca
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Marianna Carnoli - «Le espulsioni dei presunti terroristi dimostrano il buon lavoro delle forze di polizia. Servirebbe più educazione al rispetto dell’altro». Il Prefetto Enrico Caterino, è arrivato a Ravenna da soli 5 mesi ed ha già iniziato a lavorare individuando criticità, ma anche caratteristiche positive della nostra provincia.
Prefetto, quali sono le criticità che ha riscontrato nel nostro territorio e sulle quali ha iniziato a lavorare?
«Questo è un territorio ricco e, in quanto tale, attira l’attenzione di delinquenti propensi ai furti predatori, alla micro criminalità e forse questa è la criticità maggiore. In generale, però, questa è una provincia tranquilla, sana e controllata quotidianamente dalle forze dell’ordine e non interessata da problemi quali potrebbe essere il fenomeno della criminalità organizzata».
Storicamente il settore edile è sempre stato quello più a rischio infiltrazioni della malavita. Dal suo osservatorio anche nella nostra provincia è così o ce ne sono altri?
«La criminalità organizzata ha cambiato il suo modus operandi: oggi è più indirizzata al discorso finanziario, dunque non si espone con fatti eclatanti e violenti, ma agisce sotto traccia. In provincia siamo particolarmente attenti al fenomeno degli appalti e non mancano gli accertamenti ai fini della certificazione antimafia. Ovviamente è continuo il monitoraggio per evitare eventuali infiltrazioni e se gli esiti dei controlli rilevano problematiche, vengono emanati provvedimenti interdittivi che dimostrano che il controllo delle forze dell’ordine è puntuale e preciso».
Come «funziona» il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica cui partecipano le diverse forze dell’ordine, dai Carabinieri, alla Finanza alle Polizie locali oltre al sindaco? Quali risultati sta producendo?
«Il Comitato è un organo consultivo e si riunisce ogniqualvolta uno dei membri ne segnali la necessità. Ci incontriamo spesso, anche un paio di volte a settimana con il tavolo tecnico di coordinamento che non prevede la presenza del sindaco ed attiene a questioni più attinenti all’attività operativa. Esaminano i fenomeni che possono avere incidenza sull’ordine e la sicurezza pubblica e stiliamo un programma di lavoro. In questa provincia ho trovato forze di polizia molto efficienti con vertici affiatati tra loro e di alta professionalità, disponibili a lavorare in sinergia. Anche per quanto concerne le polizie locali ho rilevato una buonissima organizzazione ed una formazione di tutto rispetto. Non manca, infine, un’ottima intesa con la Magistratura, sempre puntale. Quindi i risultati ci sono anche perché riusciamo a dare una risposta in tempi rapidi alle diverse problematiche».
I dati del dipartimento di pubblica sicurezza del Ministero dell’interno, elaborati e pubblicati dal Sole 24 ore lo scorso ottobre parlano di una diminuzione dei reati nella nostra provincia, in primis i furti, in calo di quasi l’8%. Eppure, come ogni fine anno, i reati predatori aumentano e preoccupano. Dal suo osservatorio qual è la situazione e come si può potenziare la sicurezza percepita dalla cittadinanza?
«Il concetto di sicurezza è cambiato. Un tempo era compito prioritario delle forze di polizia poi, con il decreto Maroni del 2008, è cambiato il “senso” della sicurezza urbana che è composta da tanti fattori che incidono sulla “percezione” della sicurezza. Si tratta, in primis, di fattori di carattere sociale, legati al degrado e all’ordine urbanistico che, nell’insieme, aumentano il senso di insicurezza nei cittadini. I dati del Sole 24 ore vanno letti con tanta cautela, considerato che l’indice ricavato si riferisce al numero di denunce e in questa provincia, a differenza di altre in Italia, si denuncia molto, a testimonianza della fiducia che i cittadini hanno nelle forze dell’ordine e del senso civico delle singole persone. Questo, però, penalizza il dato delle statistiche che viene letto in maniera negativa. Nonostante si parli di reati predatori in calo, il divario tra sicurezza percepita e rilevata, resta. Il concetto di scurezza integrata da noi viene applicato benissimo con la collaborazione di forze di polizia, Regione, Comuni, reti di volontariato e degli stessi cittadini. Bisogna sforzarsi di trasmettere serenità ed il segnale di un apparato istituzionale che funziona e si muove in sintonia per raggiungere gli obiettivi, perché questo aiuta di certo a dare ai cittadini il senso di sicurezza percepita. La provincia, tra l’altro, non registra situazioni di degrado urbano tali da destare preoccupazione nei cittadini. In prossimità delle festività di fine anno c’è sempre un incremento dei reati predatori, ma qui siamo partiti già da qualche settimana, incrementando i servizi di vigilanza sul territorio e stiamo ottenendo ottimi risultati, avendo ottenuto già diversi arresti. Il sistema sta dando i suoi frutti nonostante il territorio sia vasto, nonostante le carenze di organico, ma gli sforzi vengono fatti».
Quest’anno, da Ravenna, sono stati espulsi quattro uomini per presunti legami con la Jihad, grazie al preciso lavoro dei funzionari della Digos. La nostra può essere considerata una provincia sicura sul fronte terrorismo?
«Le espulsioni dimostrano che c’è una forza di polizia che lavora bene. Abbiamo verificato che le moschee non contribuiscono in alcun modo alle forme di radicalismo e mi sento di escludere assolutamente che la nostra città possa essere definita la “capitale del terrorismo”. Presenta casi di persone che si sono radicalizzate, così come è accaduto in altre zone d’Italia poiché, purtroppo, il fenomeno dei Foreign Fighters interessa, ormai da anni, anche il nostro paese. A Ravenna siamo capaci di individuare e monitorare queste persone e, nel caso, di emanare decreti di espulsione. Molti, erroneamente sostengono che il traffico di stupefacenti di questo territorio attiri i Foreign Fighters, ma non è così poiché, anche nel contrasto allo spaccio il nostro sistema integrato è efficace. L’attenzione non va mai abbassata, ma il lavoro preciso sta dando i suoi frutti».
Alla luce dei recenti fatti di cronaca ci sono misure su cui già state lavorando o che si potrebbero introdurre per garantire più sicurezza nelle discoteche?
«La tragedia di Corinaldo ha acceso i riflettori su un fenomeno che noi trattiamo già da tempo con controlli nelle discoteche del territorio che proseguiranno anche nei prossimi mesi. A Russi, un anno fa, è successo qualcosa di analogo con l’utilizzo di spray urticante, ma sia il personale del locale che le forze dell’ordine sono stati in grado di gestire bene la situazione ed hanno evitato problemi alle persone. La nostra normativa prevede un articolato sistema per garantire la sicurezza nelle discoteche, ovvio che se un anello del meccanismo cede, poi possono verificarsi situazioni di pericolo. Le regole ci sono, ma andrebbero rispettate e bisognerebbe essere coscienti e responsabili nel proprio lavoro. Le forze dell’ordine non possono essere ovunque, credo basti un po’ più di senso di responsabilità, da parte dei gestori dei locali, ma anche dei cittadini. Quell’educazione al rispetto dell’altro, del patrimonio pubblico, del diverso e della collettività che, in questi anni, si sono un po’ persi. Gli atti emulativi sono quelli che fanno più paura proprio perché non sono prevedibili: la bravata durante una manifestazione che prevede la partecipazione di tante persone, penso alla tragedia della scorsa estate a Torino, o chi si mette in auto e si lancia sulla folla, provoca un fuggi fuggi con un effetto domino ed un panico che non si riesce più a controllare. Non è nostra intenzione penalizzare gli organizzatori di manifestazioni o i gestori dei locali, ma chiediamo che vengano adottate le misure giuste per garantire la sicurezza delle persone. Dopo il lancio di sassi dai cavalcavia, ora c’è l’utilizzo improprio dello spray urticante: cambiano le “mode”, ma il risultato è sempre devastante sugli altri che, invece, dovremmo rispettare».
 
 
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