Ravenna, il direttore della Pescarini: «La nostra azione contro la dispersione scolastica»

Romagna | 08 Novembre 2019 Cronaca
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«I nostri ragazzi, forse, se non avessero trovato questa possibilità formativa sarebbero tutti fuori dal percorso scolastico. Siamo fieri della nostra azione contro la dispersione. Siamo anche convinti che, se non fossero qui, non pochi prenderebbero strade senza ritorno». Luciano Casmiro è dal 2010 direttore della scuola Arti e Mestieri Pescarini, che tra le sedi di Ravenna e Faenza accoglie 210 minorenni, tutti maschi, di cui 121 stranieri: «Sono venti i Paesi di provenienza. La più rappresentata è l’Albania, a cui seguono il Senegal e, al terzo posto, Macedonia e Marocco. Sono spariti, invece, i rumeni». I ragazzi seguono un triennio che li porta a una qualifica professionale da elettricisti, termoidraulici o meccatronici. Sedici di loro, a momento, hanno scelto di portare a termine anche il quarto anno di specializzazione in domotica: «Molti dei nostri alunni hanno una famiglia alle spalle ma un folto gruppo è composto anche da ragazzi che vivono in comunità, spesso minori stranieri non accompagnati. Chi non ha la licenza media, necessaria per ottenere la qualifica, in genere la ottiene in parallelo frequentando, durante il percorso alla “Pescarini”, anche il Centro provinciale per l’istruzione degli adulti. Per seguirli al meglio, soprattutto quando hanno difficoltà caratteriali, psicologiche o relazionali, mettiamo a disposizione due tutor e un gruppo di consulenti in psicologia dell’età evolutiva. Ma cerchiamo di agire anche su altri fronti, con laboratori teatrali, uscite didattiche, adesione a progetti importanti come “Liberi dalle mafie”. Ci piace anche motivare i ragazzi con alcuni premi: tre anni fa, grazie alla Regione Emilia-Romagna, abbiamo mandato in Cina un ragazzo del Marocco, il più bravo tra gli elettricisti, che ha potuto visitare le aziende italiane d’avanguardia. Ogni anno, poi, regaliamo ai ragazzi risultati più meritevoli nei vari indirizzi un buono da spendere nei negozi sportivi». Molta attenzione, secondo il direttore, va anche posta sul piano umano: «Venendo da situazioni e contesti spesso molto delicati, i nostri ragazzi tendono spesso a sentirsi inferiori ai loro coetanei che magari seguono un percorso scolastico più tradizionale. Per evitare che si sentano di serie B, proviamo a offrire loro momenti il più possibile familiari, soprattutto in concomitanza con le feste natalizie e pasquali. Ci proviamo, con la consapevolezza che a volte siamo in grado di modificare percorsi e altre no. Mi è capitato, durante un progetto in carcere, di vedere tra i detenuti tre ragazzi che erano stati a scuola da noi dieci anni prima. Un brutto colpo al cuore: purtroppo certi ragazzi finiscono per non redimersi mai». Tra quelli che invece ce la fanno, il dato dell’occupazione subito dopo l’ottenimento della qualifica è molto confortante: «Tra l’83 e l’85% dei nostri ragazzi trova immediatamente lavoro. È un numero molto motivante soprattutto per chi ama apprendere facendo e non rimanendo su banchi a fare teoria. Per intercettarli, abbiamo buone relazioni con le scuole secondarie di primo grado, che ci segnalano i ragazzi in difficoltà, ripetenti o che non hanno voglia di frequentare una scuola superiore classica. Abbiamo anche buoni rapporti con le associazioni degli stranieri, che ci aiutano con il passaparola, persino in moschea a Ravenna».
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