Ravenna, De Pascale, 2 anni da sindaco: "Ok su Porto, turismo e sicurezza, in ritardo sull'urbanistica"

Romagna | 01 Giugno 2018 Politica
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Manuel Poletti - «Sono stati due anni molto intensi, abbiamo raggiunto importanti risultati, dal Porto all’ampliamento dell’offerta museale, abbiamo fatto passi avanti sul tema della sicurezza, sul turismo i lidi sono tornati ad essere più attrattivi. Dove siamo in ritardo? Manca il nuovo Pug, perché sarà adeguato alla nuova legge regionale, che sburocratizzerà e darà il segno di questa amministrazione in tema urbanistico ed edilizio della città. Dopo l’estate comincerà la discussione».
Michele De Pascale, sindaco di Ravenna dal giugno 2016, è preoccupato della situazione politica nazionale, chiede un centrosinistra «nuovo nei programmi e nei volti», vuole la Provincia di Romagna ma solo se «avrà deleghe strategiche di ampio respiro su cultura, sviluppo economico e urbanistica» altrimenti non serve a molto, «meglio rafforzare i Comuni».
Sindaco, i contenuti del contratto di governo vi preoccupano?
«A me non preoccupava perché non era assolutamente realizzabile, era solo una somma di promesse di due forze politiche non responsabili, sommate assieme era impossibile da fare. Dopo le tante bugie raccontate agli italiani, non era credibile mettere in pratica reddito di cittadinanza e flat tax contemporaneamente».
Lei due anni fa chiudeva la campagna elettorale con Renzi in piazza del Popolo, oggi è fra i più critici dell’ex segretario. Perché?
«Attuo un principio, che vale per tutti, me compreso. In politica, se uno perde le elezioni, si deve fare da parte. Secondo me, una delle grandi malattie del centrosinistra, da Bersani a Renzi, dopo la sconfitta è stato non farsi da parte. Renzi era giusto che si presentasse alle elezioni, dopo 5 anni da segretario era doveroso, ora però bisogna cambiare, dopo una sconfitta più grave di quella del 2013. Un leader politico, se perde le elezioni, deve fare un passo indietro».
Il centrosinistra cosa deve fare per far fronte all’ondata populista di Lega e 5 Stelle?
«Serve un progetto per il Paese nuovo, senza dimenticare quello fatto, la parte migliore. Serve un campo largo riformista, di chi ha a cuore la giustizia sociale e la crescita e un gruppo dirigente che abbia la credibilità per attuarlo. Serve un atto di responsabilità e generosità di larga parte del guppo dirigente attuale che lasci spazio a nuove proposte e nuovi leader».
I tempi sono molto stretti prima del nuovo voto. Che strada scegliere?
«Qualsiasi cosa purchè non ci si presenti uguali al 4 marzo. Più apertura alla società, chiedere agli intellettuali (della società) di impegnarsi in prima fila».
Su chi puntare? Gentiloni, Calenda e Zingaretti?
«Ci sono tanti dirigenti che hanno fatto un ottimo percorso. Certo Zingaretti e Calenda, Delrio o anche Veltroni che si è dimostrato fra i più lucidi negli ultimi anni. Poi c’è la grande componente femminile, che al momento non compare più e che invece meriterebbe un ruolo di primo piano».
La Provincia di Romagna è un progetto «congelato»? Serve davvero?
«Serve una legge dello Stato per deliberarla, quindi i tempi sono comunque lunghi. Poi basta spot, perché serve un disegno organico di riordino istituzionale degli enti della nostra Regione. Bisogna definire a che cosa servirebbe. Faccio un esempio: su edilizia scolastica e strade non servirebbe a nulla, è più funzionale che queste deleghe siano dei Comuni. Se la Regione decide di ridare alle province funzioni strategiche su sviluppo economico, cultura, urbanistica, ad esempio, allora può essere uno strumento utile. La Romagna per contare deve avere progettualità forti, non conta con quale strumento si mettono in campo».
Sull’economia cittadina, le promesse di investimento di Eni che fine hanno fatto? Il cda a Ravenna è scomparso dall’agenda…...
«Sulla parte UpStream stiamo facendo dei check periodici ogni sei mesi, con tutto il peso della burocrazia Eni sta mantenendo i suoi impegni, c’è però preoccupazione perché le due forze politiche maggiori in questo momento hanno una visione molto miope in fatto di politiche energetiche. E’ più avanti invece l’altro progetto di Eni molto rilevante: su Ca’ Ponticelle, il terreno in zona industriale, che da anni attendeva una bonifica. Su questo Eni è in campo con un progetto molto affascinante, verrà realizzato un grande parco fotovoltaico, un impianto per la trasformazione di combustibile per navi, e un centro ricerca per la bonifica. Entro i prossimi due anni ci saranno passi avanti ben visibili su questi progetti».
Hub portuale, dopo i soldi, ora il bando per i lavori entro il 2018. Lo smaltimento dei fanghi, oltre 3 milioni di metri cubi finiranno sui camion nel 2020-21, preoccupa come impatto del traffico cittadino?
«Per il Comune questo è il progetto più rilevante per le famiglie ravennati per i prossimi vent’anni almeno, quindi c’è la massima attenzione da parte nostra. Entro il 2018 uscirà la gara per i lavori, il presidente dell’Autorità portuale Rossi sta lavorando molto bene, in totale sinergia con enti locali a partire dalla Regione e forze economiche del territorio. Certo, la fase di smaltimento dei fanghi rappresenterà un periodo delicato, ci sarà inevitabilmente un impatto sul traffico cittadino, cercheremo di renderlo meno invasivo possibile».
La campagna elettorale del 2021 sarà fatta con la città invasa dai camion pieni di fango? La preoccupa questo scenario e le possibili critiche?
«Rispetto all’Hub portuale l’unica preoccupazione che ho avuto è quella di poter perdere i finanziamenti del Cipe, cosa scongiurata in extremis in febbraio prima del voto politico. Al resto stiamo pensando e ci organizzeremo per tempo».  
I numeri sul lavoro migliorano soprattutto nella nostra regione, ma questo non cancella anche nel ravennate un elevato tasso di povertà. Il Comune ha già fatto molto, cosa può fare di più?
«Il Comune di Ravenna ha una storia sugli investimenti di contrasto alla povertà molto buona. Mi sento di dire che in questa città le reti di protezione per la povertà, in particolare sull’indigenza, sono già molto avanzate. Poi ci sono altre problematiche, anche se non si tratta di vera povertà, chi non riesce a fare spese su sport, cultura e altro, noi in questi frangenti cerchiamo di intervenire. Sulla denatalità, ad esempio, abbiamo firmato un protocollo con l’Ausl, per la fascia 0-6 faremo nuove iniziative».
Sulla sicurezza la percezione è ancora di gravi difficoltà, sia per le imprese che per le famiglie. E’ così realmente? Sugli Speyer avete ottenuto risultati dopo la fase molto critica degli anni passati?
«Sulla sicurezza serve un pensiero progettuale, i cittadini chiedono di essere protetti dalle istituzioni, la destra è stata capace di costruire un pensiero, ma con risposta per me sbagliata. Loro escludono chi è diverso, così garantiscono gli italiani, ma non è così che si deve fare. Questo messaggio è disumano e fallaceo, dove falliscono le politiche di integrazione non aumenta la sicurezza, anzi. Noi cerchiamo di mettere in campo un modello diverso. Si può affrontare il tema della sicurezza in maniera risoluta e determinata, ma restando umani. Questo Comune in due anni ha potenziato il personale della Polizia municipale, ha debellato l’abusivismo commerciale nei lidi, abbiamo fatto un’azione agli Speyer che sta dando buoni risultati, di fatto gli abbiamo ‘ripuliti’ grazie ad un’azione congiunta fra le forze dell’ordine, con in testa la Municipale. Abbiamo dato un colpo molto duro agli spacciatori e malviventi, ora le famiglie ce lo riconoscono».
Il turismo, sull’onda nazionale, nel biennio 2016-17 è stato positivo. Sui lidi è ancora valido il progetto a più vocazioni?
«Sui flussi turistici Ravenna sta sopra i trend nazionali di aumento che negli ultimi anni ci sono stati. E’ un elemento importante. I lidi hanno ripreso un cammino di attrattività, abbiamo riportato eventi, abbiamo dato più libertà ai bagni per eventi serali, senza che questo abbia portato a problemi di sicurezza. Stiamo lavorando sulle grandi vocazioni, l’aspetto ambientale sulla parte nord, sulla parte centrale invece, con Marina in particolare, più eventi e sport. Il progetto degli stradelli è centrale e cambierà il volto di molte zone della spiaggia».
Sulla cultura, la parte museale è sempre più rilevante. Molte risorse sono state investite, giusto così?
«A Ravenna nei prossimi tre anni con risorse pubbliche e private aprono due nuovi musei che restituiscono alla città due importanti luoghi, uno è l’ex zuccherificio di Classe, che era una cattedrale del degrado, e l’altro è Palazzo Guiccioli dove ci sarà il museo Byron del Risorgimento voluto dalla Fondazione Cassa. Terzo elemento, da non sottovalutare, fino al 2021 ci sarà il completo restauro del Museo Dantesco. In questo modo ampliamo ancor di più la nostra offerta, oltre alle altre ben note attrazioni Unesco della città».
In questi primi due anni di lavoro, qual è il cruccio maggiore. C’è un progetto sul quale pensava di essere più avanti?
«Il progetto su cui pensavo di essere più avanti è la revisione degli strumenti urbanistici, perché abbiamo dovuto attendere gli esiti della nuova legge regionale, che ha cambiato tutto lo scenario. Così entro l’estate sarà approvato il vecchio Poc, poi in autunno partiremo col Pug. Nella seconda parte della legislatura faremo vedere il vero segno di questa amminisrazione, con una semplificazione e sburocratizzazione importante sul versante urbanistico ed edilizio».
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