Ravenna, Alfieri (pres. Fondazione Cassa): "Università più forte col Porto"

Romagna | 09 Giugno 2018 Cronaca
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Manuel Poletti - «L’Università a Ravenna va rafforzata e messa in maggior relazione con le attività e le aziende del Porto. Sulla parte museale ci prepariamo a finire il museo Byron a Palazzo Guiccioli, che sarà pronto entro il 2019 e a rinnovare il museo Dantesco per il 2021 in occasione del settimo centenario della morte di Dante. Noi puntiamo molte risorse anche sulla sanità e sul sociale, non dimentichiamolo».
Ernesto Giuseppe Alfieri, in questa intervista, fa il bilancio del primo anno alla guida della Fondazione Cassa di Ravenna e racconta che cosa può significare la sua nomina (una novità assoluta, ndr) nel cda di Unibo in rappresentanza del Polo romagnolo.  
Presidente, che anno è stato il 2017? Per le Fondazioni non è un momento facile...…
«Per noi è stato un anno chiuso positivamente, è il primo consuntivo del nuovo cda dove abbiamo erogato quasi 3,5 milioni di euro sul territorio e senza intaccare il patrimonio, anzi, questo è il nostro vanto. Abbiamo ampliato ancora la nostra presenza nella zona dantesca con l’emeroteca».
Nel 2018 invece? La cultura assorbirà ancora molto come da tradizione?
«Le prospettive sono le stesse a livello di erogazione, circa 3,5 milioni di euro. Ci caratterizzeremo per Palazzo Guiccioli e la creazione di due musei di valore assoluto, a partire da quello dedicato a Byron. Poi sono molto soddisfatto del fatto che sia partito il cantiere per la nuova scuola di Lido Adriano perché, nell’acquisizione da parte nostra di Palazzo Guiccioli dal Comune, vincolammo le risorse che andavano per progetti di pubblica utilità, come queste strutture dedicate ai giovani. Sul sociale mettiamo ancora oltre il 40%, poi ci sarà il sostegno all’Università, perché aiuta a far crescere tutti, i giovani ma non solo, la città acquista energia con una presenza significativa degli studenti».
Sull’Università, Ravenna è un passo indietro rispetto ad altre città romagnole come Cesena e Forlì. Come recuperare questo gap?
«Ha ragione, è una cosa vera. Parte da tempi lontani, quando Unibo arrivò in Romagna le altre città misero a disposizione soldi e locali, noi a Ravenna invece siamo stati più lenti, l’unico che offrì uno spazio fu la Casa Matha. Poi per fortuna siamo entrati noi, la Fondazione Cassa di Risparmio, la quale oltre a dare 400mila euro all’anno a Fondazione Flaminia, ha messo a disposizione in comodato gratuito spazi per la facoltà di ingegneria. La nostra parte la stiamo facendo in pieno, siamo stati da subito i primi sostenitori dell’Università a Ravenna, addirittura il Comune è arrivato dopo allineandosi alla nostra quota solo dallo scorso anno, prima investiva circa la metà».
La sua nomina come membro esterno nel cda di Unibo, a nome di tutto il polo romagnolo, è una novità assoluta. Cosa potrà cambiare?
«La novità c’è in effetti, mi impegnerò al massimo per il territorio. L’Università deve crescere in città, a partire dai corsi già esistenti. Poi è necessario specializzare ulteriormente gli indirizzi che abbiamo a Ravenna. Dobbiamo creare qualche progetto che porti più studenti nella nostra città, e la nostra forza in più è quella di avere il Porto, mi sembra evidente. Noi dobbiamo legare la nostra attività universitaria a quelli che sono gli interessi e le problematiche del Porto. Dobbiamo specializzarci in questo senso, dobbiamo portare master e altri corsi che si occupino di queste tematiche legate alla portualità, dall’ambiente ad ingegneria. In particolare in questo momento che con il progetto Hub portuale si dà nuovo slancio a quella parte di economia. Se vogliamo crescere dobbiamo mettere in relazione di più le aziende del porto con i corsi universitari, lavorerò anche per questo. Dobbiamo avere l’ambizione di portare più studenti da Bologna a Ravenna per studiare le materie legate alla portualità».
Ci sono già progetti concreti? Con il rettore Ubertini ne avete già parlato?
«Un confronto è già aperto, il Rettore Ubertini ha condiviso questo pensiero, ma dovremo poi essere in grado di mettere a punto dei progetti operativi per la nostra città. Io sono fiducioso che qualche cosa di importante si possa muovere».
Oggi l’Università porta a Ravenna «solo» 3500 studenti. Il Campus che si sta creando dove va collocato, in centro o in Darsena?
«Il numero degli studenti può essere aumentato, non c’è dubbio. Il campus deve stare in centro storico, su questo abbiamo già fatto un passaggio quando qualcuno pensava che la collocazione migliore sarebbe stata la Darsena, ma si sbagliava. Con Gualtieri siamo d’accordo, dobbiamo puntare sul centro città, dove ci sono la Classense, i musei e tanto altro. Lo studentato sorgerà vicino alla Stazione Fs non a caso».
Sulla parte museale invece, conferma l’apertura di Palazzo Guiccioli entro il 2019?
«Dal 2 al 7 luglio ci sarà il convegno mondiale della Byron Society a Ravenna e negli stessi giorni la società aprirà la propria sede italiana a palazzo Guiccioli, un grande onore per noi. E’ molto importante legarsi al mondo anglosassone, Byron è visto, dopo Shakespare, come l’autore più amato. Palazzo Guiccioli recuperato sarà pronto entro il prossimo anno, il nostro obiettivo è il 2019, sarà un grande appuntamento».
Il Museo dantesco invece entro il 2021 giusto?
«Abbiamo creato una commissione scientifica, che sta studiando e ha fatto delle proposte su come dovrà diventare. L’attuale museo è stato inaugurato per il sesto centenario da Benedetto Croce, che era il ministro dell’Istruzione. In occasione del settimo centenario, nel 2021, ci piacerebbe avere il nuovo Museo Dantesco multimediale. Stiamo lavorando per avere il progetto definitivo».
Il confronto col Comune? Sulla sanità investite?
«La collaborazione fra l’attuale giunta comunale e la Fondazione è ottimo. Noi ci consultiamo sulle scelte importanti, su cultura e sanità, dove noi siamo impegnati molto. Abbiamo appena finito di pagare un angiografo, abbiamo donato al polo di Ravenna la Brachiterapia,  un’apparecchiatura specifica per tumori molto delicati. Infine, investiremo in futuro nella nostra Ematologia di Ravenna per realizzare una sezione per i trapianti di midollo, unica sulla dorsale Adriatica».
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