Ravenna, a «Casa di Axel» vengono rieducati i cani «difficili»

Romagna | 12 Marzo 2022 Qua la zampa
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Si chiama La casa di Axel, l'associazione di volontariato di Longastrino, che si occupa del recupero di animali abbandonati, in particolare di animali considerati aggressivi come molossi, pitt bull, bull terrier o altri. Francesca Nassi, presidente dell'associazione, dedica la sua vita agli animali in difficoltà, aiutando anche i volontari del sud…... Quando nasce La Casa di Axel? «Alla fine del 2012. Vivevo in Piemonte dove ho fondato l'associazione, ma stavo cercando un posto adatto al progetto che volevo mettere in campo. Dopo 4 anni ho trovato proprio a Longastrino questa casa dove poter fare riabilitazione e recupero di cani, cioè il mio lavoro». Chi era Axel? «Axel era il mio labrador, è stato un cane simbolo di tutta la mia vita. Purtroppo è morto nel novembre del 2020, ma mi ha insegnato ad accogliere tutti gli animali in difficoltà. Axel è stato il mentore che ha fatto nascere tutto questo mondo e ne sono fiera». Di quanti volontari è composta l'associazione? «Siamo una squadra di dieci persone, ma diversi abitano in altre regioni. Siamo una rete di volontari che cercano di aiutare questi animali di comune d'accordo. In struttura, a Longastrino, siamo in 3-4». Come è strutturata la Casa di Axel? «Quando siamo nati come associazione, a Novara, avevo un piccolo appartamento con 5 cani, oggi abbiamo due ettari di terra e incentriamo il nostro lavoro sulla qualità di quello che facciamo. Aiutiamo circa 15-20 cani per volta: cerchiamo di riabilitarli psicologicamente o fisicamente e poi di trovare loro una famiglia. Annualmente salviamo un centinaio di cani e riusciamo ad accasarne una sessantina». Quanti cani avete adesso? «Una ventina in struttura. Ci occupiamo di molossi e di quei cani che hanno avuto un vissuto difficile: le ferite più brutte da riparare sono quelle dell'animo. Arrivano da sevizie, maltrattamenti, ognuno ha una storia. Come Memphis, il vecchietto del rifugio, salvato dalle perreras spagnole (canili lager spagnoli nda), dato già due volte in adozione, ma tornato entrambe le volte perché aveva aggredito i padroni. E' un pittbul, una razza spesso demonizzata, ma noi non conosciamo il suo passato, cosa gli è successo: purtroppo in Spagna i cani non sono trattati come in Italia. Da noi invece è il re del rifugio, è bravissimo con gli altri cani, educa i cuccioli. In struttura fa una vita che gli permette di essere sereno, ha paura degli uomini, dei maschi, dobbiamo aiutarlo». Come vi comportate quando arricva un cane? «Se hanno problemi fisici li portiamo dal veterinario, tutto a spese nostre. Non riceviamo aiuti dalle istituzioni, ma ci autofinanziamo e abbiamo tante persone che ci aiutano, a cui si aggiungono eventi e lotterie per raccogliere fondi. Poi li rimettiamo in peso forma perché molti arrivano ch eosno pelel e ossa, ma la parte fisica mi preoccupa sempre meno è la parte psichica che è più difficile . Abbiam mamme a distanza, amore immenso che vivono vicino con coperte, beni di prima necessità, con Geremia, cucciolo, 1200 euro e ancora non sappiiamo la causa che non cammina, 8000 cucciolo di buldog francese, malattia particolare. Bisogna andare a tentativi .il bulldog francese sta dalla mia veterinaria, risonnanze, cucciolo di 15 chili che al momento è paralitico. Piu ch eun lavoro è una vocazione, sono ripagarata dal fatto che loro un giorno avranno. Faccio la volontaria da 19 anni oggi ne ho 35, per aprire una pensione per cani, lavoriamo anche con privati ci aiutano ap agare le bollette, facciamo lezione di educazione, di gestione. Il vero motivo per cui andiamo avanti sono le persone che ci sostengono, non ragioniamo sui soldi. Ho studiato per aiutare i cani che avevano bisogno». Da dove nasce questo rapporto con i cani? «Io sono calabrese, sono nata in un paese dove gli abbandoni sono all'ordine del giorno, da piccola ricordo che piangevo perché quando uscivo in macchina con papà vedevo questo randagi per strada ma ma non riuscivo a salvare. Mio padre, che era un carabiniere spesso si trovava in situazioni con cani in difficoltà, li raccoglieva e gli trovava casa. Ed io mi chiedevo come faceva a lasciarli andare via. Adesso per uno che va due ne arrivano. É una tradizione di famiglia in qualche modo, del resto sono stati i miei genitori a finanziarmi per poter acquistare questa casa e il terreno». Un sogno ancora da realizzare? «Sicuramente vorrei aprire una fattoria didattica, mi sono specializzata sul rapporto tra bambini e cani. Ho lavorato anche con le scuole, mi piacerebbe fare un piccolo centro per la gestione di come trattare gli animali. Quello è il mio sogno. E' sempre li nel cassetto. Vorrei continuare a formarmi, ma spesso i cani sono un pozzo senza fondo». Cani in adozione problematici? «I problemi li creano gli adottanti, diamo le linee guida seguire, pensano che con l'amore risolvano tutti. Con un cane aggressivo solo l'amore non basta, la soluzione è riportar ei cane indietro, non ti hanno ascoltato, il cane ritorna ad avere un trauma. Facciamo inserimenti lunghi, educatore di nostra fiducia, facciamo i controlli, il cane era furibondo, non ci guardava nemmeno in faccia, a storia di Memphis si ripete, non mette in pratica». Come è andata nel lockdown? «E’ stata un’esplosione, tutti volevano il cane per la passeggiata, ma si sono trovati con bestie ‘arrabbiate’ da gestire, la soluzione allora è riportare indietro il cane. Abbiamo avuto tante restituzioni, anche perché chi prende da noi un cane deve riportarcelo indietro se non lo vuole. Siamo contenti di avere guadagnato la stima di molte associazioni: Enpa nazionale e Lav nazionale quando hanno mordaci, ci contattano sempre, risultiamo fra i primi nomi affidabili per i cani con difficoltà di questo tipo».(e.n)
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