Ramadan, a Faenza ultima preghiera in anticipo per rispettare il coprifuoco
Silvia Manzani
«Non vedo davvero l’ora che le restrizioni terminino, anche il nostro Ramadan ha tutto un altro sapore. La capienza del centro islamico è ridotta di almeno un terzo, si prega distanti due metri, con la mascherina. E si è perso quasi del tutto quel senso di unione che il mese sacro per l’Islam porta con sé». Rachid Loukili è una delle voci della comunità islamica di Faenza. Guardando al 2020, quando in pieno lockdown la moschea è rimasta chiusa, ma anche a oggi, un oggi fatto di tappeti comuni da igienizzare, tappetini personali da portare con sé da casa, musulmani che rimangono fuori dal centro perché dentro non c’è più posto, la sensazione è che il senso profondo del Ramadan sia stato ridimensionato, perché lo si vive con maggiore distacco: «Da un lato c’è il tema della paura dei contagi, che porta diverse persone a non frequentare il centro. Dall’alto c’è tutta la questione delle regole, delle limitazioni e del distanziamento, che ci ha portato per esempio a dover anticipare la preghiera della sera. Per consentire il rientro a casa entro le 10, la preghiera è fissata intorno alle 8,40, anziché alle 9 e mezza circa. Prima del 2020 eravamo soliti restare in moschea fino all’una o alle due di notte, a condividere tanti momenti, specie negli ultimi dieci giorni di Ramadan. Ora si fa un po’ tutto in fretta e furia, quando si rompe il digiuno la gente mangia a casa e poi ci raggiunge al centro. Altri, per evitare tutto questo caos, preferiscono pregare a casa». E mentre altre attività, come la preghiera delle 5,15 di mattina proseguono, c’è poca speranza che si possa ripristinare, negli ultimi giorni del Ramadan, il momento della preghiera in piazza: «Molte persone, non di religione islamica, ci stanno chiedendo se riusciremo a farla: è una bella dimostrazione di quanto il Ramadan sia apprezzato come periodo di condivisione generale, dove ci si incontra, ci si parla, si sta insieme, a prescindere dalle differenze».