Processo Cagnoni, la difesa ipotizza che Giulia sia stata uccisa da due persone

Romagna | 18 Giugno 2018 Cronaca nera
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"Impossibile dire al di là di ogni ragionevole dubbio che Cagnoni sia il colpevole". Il 18 giugno, l'arringa difensiva dell'avvocato Giovanni Trombini ha cercato di smontare la tesi del pm Cristina D'Aniello che ad uccidere la 39enne Giulia Ballestri a bastonate il 16 settembre 2016 in una villa disabitata, sia stato il marito Matteo Cagnoni. "La responsabilità dell'imputato si fonda sulle parole delle persone e non su dati oggettivi"- ha detto Trombini sottolineando come "con le prove non si bara, ci si confronta”. Trombini ha provato a spiegare come non possa reggere il movente dell’accusa, del marito opprimente e possessivo, dell’uomo all’antica che uccide la moglie “oggetto” che vuole lasciarlo. Ha parlato del felice matrimonio tra Giulia e Matteo, un’unione durata 11 anni e della quale la moglie non si era mai lamentata a differenza di quanto sostenuto solo dalla migliore amica e dal nuovo compagno di Giulia, non dagli altri amici e conoscenti sentiti in aula. Un matrimonio che finisce ed una separazione che l’imputato “accetta a malincuore, ma i cui termini concorda con la moglie davanti ad un avvocato”. “Cagnoni è l’assassino perché non è tornato a Ravenna quando la suocera e il cognato gli hanno telefonato per dirgli che la moglie era scomparsa? Non poteva semplicemente aver deciso di farsi gli affari propri e non preoccuparsi più della persona dalla quale si stava separando? Lo è perché è andato da un avvocato a Bologna prima di essere informato del ritrovamento del cadavere di Giulia? Lo è perché, arrivata la polizia nella villa dei genitori a Firenze, scappa da una finestra quando, fosse stato colpevole, avrebbe avuto tutto il tempo per prendere un volo e lasciare l’Italia?”

La premeditazione
“Non è possibile credere che, invece di averlo fatto per prepararsi all’omicidio, il 14 settembre Cagnoni abbia disdetto gli impegni di lavoro per starsene tranquillo, per ritagliarsi un po’ di tempo per metabolizzare il dolore per la fine della storia con Giulia con la quale aveva firmato la separazione il giorno prima?”. Trombini ha anche spiegato come la mattina del 16 la coppia sia andata a fotografare un quadro diverso da quello immortalato l’8 settembre e mandato ad un mercante d’arte, cercando così di smontare la tesi dell’accusa che sostiene che l’imputato abbia attirato nella villa del delitto la moglie per fotografare un dipinto che, in realtà, aveva già fotografato. Resta da spiegare il passaggio di un’auto molto simile alla Chrysler di Cagnoni in via Padre Genocchi il giorno prima dell’omicidio. Un’auto che sosta davanti alla villa sette minuti poi riparte. Secondo l’accusa è l’imputato che porta il bastone, l’acqua ed un cambio d’abiti. “A parte che le immagini non sono così chiare da poter dire con assoluta certezza che quella che si vede sia l’auto di Cagnoni- ha sottolineato Trombini- è impossibile capire se qualcuno scenda dall’auto”. Così come sono labili le prove che vogliono che Cagnoni torni in via Padre Genocchi il giorno successivo al delitto.
"Nessun assassino si sarebbe portato a Firenze i vestiti insanguinati della moglie, li avrebbe magari messi in un borsone e buttati nel Candiano" ha spiegato Trombini sottolineando come la prova regina dell'accusa, le due impronte palmari trovate sul muro e sul frigo della villa di via Padre Genocchi non possano essere attribuite a Cagnoni al di là di ogni ragionevole dubbio.“Una dissomiglianza basta ad escludere l’appartenenza e, nel nostro caso, ne è stata trovata più di una”.
I veri colpevoli
Non essendoci prove certe che la casa sia stata trovata chiusa a chiave con l’allarme inserito, visto che i poliziotti che per primi entrarono, sentiti come testi, non si sono detti certi di aver dato una o due mandate di chiave per entrare né di aver sentito il segnale acustico di disinserimento dell’allarme, secondo la difesa regge la tesi della rapina finita in tragedia. “Non può essere che siano state due persone ad uccidere Giulia? Così noi spieghiamo le doppie impronte di scarpe trovate nella cantina. Uno ha bastonato Giulia sul ballatoio, l’altro ha provato a strangolarla nel salone dove era scesa di corsa poi l’ha trascinata in cantina e l’ha finita. Tutto questo mentre l’altro ripuliva per evitare che i proprietari, una volta rientrati, potessero accorgersi subito di quanto avevano fatto”. Il 22 giugno la difesa concluderà la propria arringa, seguiranno le repliche poi la camera di consiglio e la sentenza.
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