Pagani: «Al Pd serve al più presto il congresso, dal Governo troppe promesse e bugie»

Romagna | 01 Settembre 2018 Politica
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Manuel Poletti - «Troppe bugie e promesse irrealizzabili da questo Governo, l’autunno con la manovra economia sarà il momento della verità. Il Pd per tornare forza credibile di governo ha bisogno di fare il congresso ed eleggere con le primerie il nuovo segretario. Bonaccini? Meglio si candidi al bis in Regione». Alberto Pagani, deputato Dem ravennate, analizza così il momento politico italiano e la ripresa autunnale. Intanto sabato 1, ore 20, presenterà alla Festa nazionale de l’Unità il suo primo libro «Manuale di intelligence e servizi segreti».
Onorevole Pagani, il Paese «sbanda» sempre più a destra, l'estate è trascorsa col Governo impegnato in una infinita campagna elettorale, che dati gli ultimi sondaggi, sembra paghi molto in termini di consenso elettorale. L'opposizione del Pd appare debole. Come se ne esce?
«Nei primi mesi anche i governi Monti, Letta e Renzi godevano di un sostegno popolare ampio e molto forte, credito che purtroppo si è eroso e consumato in pochissimo tempo. Più sono alte le aspettative e maggiore è la delusione quando vengono deluse. Credo che succederà anche a questo governo, non per merito del Pd, ma perché hanno raccontato troppe bugie e promesso troppe cose che non faranno. Già con la Legge di stabilità si dovranno rimangiare la promessa dell’abolizione della Fornero, della Flat Tax e del reddito di cittadinanza, che verranno sostitute da palliativi lontani dalle aspettative dei loro elettori. Il problema nel frattempo per il Pd è come ricostruire la propria credibilità come forza seria e di governo, invece di fare ogni giorno una polemica sterile, che a volte aiuta gli avversari invece di indebolirli».
In autunno la manovra di Bilancio sarà il momento più delicato per il Governo. Intanto gli investitori esteri stanno lasciando l'Italia. Il nostro Paese è di nuovo a rischio di default? Arriverà la Troika?
«Credo che nel Governo ci siano idee molto divergenti su come dovrà essere la prossima Legge di bilancio. Ci sono persone competenti e responsabili, come il Ministro dell’Economia o quello degli Esteri, che sanno bene che i margini di manovra sono abbastanza ristretti, perché bisogna rimanere dentro il limite del 3%, sterilizzare l’aumento automatico dell’Iva previsto dalle clausole di salvaguardia, e pagare maggiori interessi sul debito a causa della perdita di credibilità del Paese e della conseguente fuga degli investimenti dall’Italia. Poi ci sono i cialtroni ed i ciarlatani che pensano di buttarla in rissa con l’Europa e di poter andare avanti all’infinito con una campagna elettorale permanente, senza assumersi alcuna responsabilità. Vedremo quale parte prevarrà, se sarà quella più irresponsabile l’Italia correrà un rischio molto alto».
Il rinvio a data da destinarsi del congresso del Pd nel 2019 è un altro grave errore o no? Come giudica intanto il lavoro del segretario (a scadenza) Martina?
«È un errore molto grave perché avremmo bisogno di ragionare sulle ragioni che ci hanno fatto perdere milioni di voti, scendendo dal quaranta al diciotto per cento, e trarne qualche conseguenza. Il congresso è il solo modo trasparente, democratico e partecipato per farlo. Naturalmente questo significa che si deve ammettere di aver commesso degli errori, metterli a fuoco con la discussione per cambiare la linea politica dove la si giudica errata, e di conseguenza cambiare anche la classe dirigente che ha sbagliato. Cambiare il nome al partito per non cambiare linea e dirigenti significa far finta di “cambiare tutto perché nulla cambi”, ed è un suicidio. Capisco che sia difficile accettare di farsi da parte quando si pensa di aver fatto bene e che il giudizio popolare sia ingeneroso, ma temo che sia necessario se si vuole ritrovare la fiducia e la forza per ripartire. Un congresso serve per questo, e per eleggere il nuovo segretario con le primarie. Martina è una persona seria e generosa, ma era il vice di Renzi ed è stato eletto segretario dai dirigenti che ci hanno portati alla sconfitta, per cui non è nelle condizioni oggettive di promuovere il cambiamento di cui abbiamo bisogno».
Nel 2019 si voterà anche per la Regione Emilia Romagna. Il presidente Bonaccini lo vede «meglio» come candidato segretario nazionale o come presidente bis?
«Deciderà lui, ma bisogna che decida presto. A mio avviso ha fatto un ottimo lavoro alla guida della nostra Regione e credo che la sua ricandidatura ci metterebbe nelle condizioni migliori per affrontare una sfida elettorale che non è affatto scontata di questi tempi. La mia formazione mi porta a pensare che devi sempre fare quel che serve di più alla tua comunità, non quello che ti piacerebbe di più. Per questo secondo me sarebbe meglio che si ricandidasse per il secondo mandato».
«Manuale di intelligence e servizi segreti». Perchè ha scelto questi temi per il suo primo libro, che verrà presentato alla Festa nazionale sabato 1?
«È vero, è il primo libro che pubblico a mio nome, sono sempre stato un po’ scettico nei confronti dei politici che scrivono dei libri, perché spesso sono scritti da ghost writers e servono solo per farsi pubblicità. Io credo che prima di scrivere dei libri bisogna averne letto qualcuno, e che bisogna scrivere solo di argomenti che si conoscono realmente. Ho scritto un manuale sull’intelligence perché è una materia di cui penso di avere qualche cognizione di causa e perché vorrei portar il mio modesto contributo alla diffusione della cultura della sicurezza. Se nel nostro Paese la maggior parte degli elettori si fa ingannare dalla propaganda della destra e crede davvero che sequestrare 150 poveri disgraziati sul ponte di una abbia a che fare con la sicurezza nazionale vuol dire che non ha la minima idea di quali sono i rischi e le minacce reali per il nostro Paese, e degli strumenti che abbiamo per conoscerli e contrastarli. Se riuscirò ad aiutare qualcuno a conoscere meglio questi temi avrò raggiunto il mio obiettivo e sarò soddisfatto».
 
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