Omicidio Desiante, è il giorno della sentenza. L'imputato: «Non sono io il killer, Rocco era mio amico»

Romagna | 02 Dicembre 2019 Cronaca
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E' il giorno della sentenza per il processo che vede alla sbarra Costantin Madalin Palade, il rumeno 20enne accusato dell'omicidio del 43enne Rocco Desiante avvenuto il 3 ottobre di un anno fa. Dopo la requisitoria del pm Vincenzo Antonio Bartolozzi e l'arringa del difensore Carlo Benini dello scorso 25 novembre, la mattina del 2 dicembre la Procura ha rinunciato alle repliche e, prima che la corte presieduta dal giudice Cecilia Calandra, a latere Antonella Guidomei si ritirasse in camera di consiglio, l'imputato ha voluto rilasciare alcune dichiarazioni spontanee. Palade che il 18 novembre scorso si era avvalso della facoltà di non rispondere alle domande della corte, oggi ha chiesto di poter parlare.

«Mi sono avvalso della facoltà di non rispondere non perchè non avessi nulla da dire- ha commentato-, ma perchè non conoscendo bene l'italiano temevo di non essere in grado di usare le parole giuste. Oggi sono qui a difendermi perchè non ho ucciso Rocco, non avrei avuto alcun motivo per farlo perchè eravamo amici. Quella notte eravamo assieme a casa sua,abbiamo bevuto, consumato cocaina, riso e scherzato con altri amici. Poi, verso l'1 Rocco mi chiese di andare a prendere altra droga visto che era finita così iosono uscito e sono andato dove la conservavo. Ho chiamato un altro amico per chiedergli se voleva stare con noi, ma lui non mi ha risposto e mentre tornavo a casa di Rocco mi è venuta tristezza perchè era tardi, a casa sua non c'era la luce e saremmo stati solo noi due. Quindi l'ho chiamato per dirgli che non sarei tornato e sono andato a casa mia. Ho spento il cellulare perchè, quando Rocco beveva diventava parecchio insistente quindi non volevo che mi chiamasse. A casa non mi sono addormentato subito quindi ho riacceso il cellulare per distrarmi e, come ero solito fare, ho cancellato le chat in cui parlavo di droga e tra queste anche quelle con Rocco. Nei giorni seguenti non l'ho snetito, ma non mi sono preoccupato perchè sapevo che doveva tornare nel suo paese e quando ho saputo che era morto sono rimasto molto male perchè non mi era mai successo che morisse una persona a me vicina. Sono rimasto molto turbato per il modo violento in cui era stato ucciso ed ho cancellato il suo numero dalla rubrica del mio cellulare perchè ho avuto paura, visto che qualche giorno prima eravamo stati assieme».



Palade ha spiegato anche la sparizione degli abiti che indossava la notte del delitto e che non sono mai stati ritrovati. «Non so perchè non siano stati trovati. Ricordo che la mattina che dovevo andare a testimoniare dai Carabinieri avevo aiutato mio padre in alcuni lavori edili e mi ero cambiato in macchina. Penso siano rimasti lì sia la felpa che le scarpe». Per quanto riguarda, invece, le impronte di scarpe Nike air max trovate dai Ris sulla scena del delitto e compatibili con le scarpe che palade indossava la notte dell'omicidio, l'imputato ha detto di aver acquistato quelle scarpe al centro commerciale Punta di Ferro di Forlì, ma che non erano originali bensì una copia «la parte superiore e l'ammortizzatore laterale erano uguali agli originali, la suola non aveva il logo Nike, ma a noi giovani interessa la parte che si vede, non la suola che non vede nessuno». Infine ha spiegato che la macchia ematica ritrovata vicino allo stipite della porta di casa sua che i Ris hanno isolata e che presenta il sangue di Desiante unito al dna dell'imputato e al dna di un'altra persona sconosciuta, Palade ha spiegato di aver soccorso almeno due volte Rocco che era stato picchiato e sanguinava. «L'ho aiutato due volte, l'8 settembre, quando sono passato dal bar di Castiglione e l'ho trovato sanguinante dopo che aveva fatto a pugni. Gli ho dato due fazzoletti e ho chiamato l'ambulanza. Forse in quell'occasione mi sono sporcato una manica che poi ho strisciato a casa mia. Un mese e mezzo prima, invece, Rocco era venuto a casa mia quando abitava ancora a Castiglione di Ravenna era stato picchiato e gli sanguinava il naso che si teneva con una mano. Forse ha appoggiato la mano sporca di sangue allo stipite prima di entrare». Palade ha concluso, sempre parlando a voce bassa spiegando di non essere l'assassino di Rocco: «volevo dare la mia versione perchè spesso possono esserci coincidenze, ma sono rimasto molto male per la morte di Rocco, immagino il dolore della sua famiglia al quale mi unisco. Mi dispiace ma non sono io l'assassino di Rocco Desiante».
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