La Cna di Ravenna ha celebrato quest’anno la ventesima edizione del premio «Sviluppo e Occupazione», conferito a dieci imprese associate che nel corso del 2017 si sono contraddistinte per aver sviluppato la loro attività attraverso un aumento della loro base occupazionale.
Per il quinto anno consecutivo è stata, inoltre, riconosciuta una menzione speciale per premiare, quest’anno, la Fmi di Alfonsine e la Omaf di Faenza che, da tempo, si caratterizzano per un costante processo di consolidamento delle loro strutture imprenditoriali. Sono pertanto 12 le aziende premiate in questa ventesima edizione della manifestazione e sono oltre 270 le aziende che abbiamo premiato in questo periodo temporale. Si tratta di un riconoscimento, importante e non formale perché le imprese associate oggetto del premio, dimostrano una volta ancora quanta vitalità, quanta forza e potenzialità sono racchiuse nel comparto dell’artigianato e della piccola impresa della nostra provincia.
«Vogliamo ricordare – sottolineano il vicepresidente e il direttore della Cna, Mauro Gasperoni e Massimo Mazzavillani, che questi importanti risultati aziendali sono stati conseguiti in un anno, il 2017, ancora caratterizzato da timidi ma evidenti segnali di ripresa, come ad esempio la stima Istat del Pil all’1,5%. Si tratta del quarto incremento consecutivo che - pur rimanendo al di sotto della media europea - ha interessato per la prima volta dal 2007 tutti i settori. Vorremmo tuttavia sottolineare - proseguono Gasperoni e Mazzavillani - che nella situazione odierna, ancora complessa, c’è un dato che ci preoccupa fortemente e che riguarda la tenuta del sistema imprenditoriale, in particolare del segmento dell’impresa diffusa. Nonostante tanti autorevoli analisti economici stiano evidenziando incoraggianti segnali di ripresa di cui dicevamo prima, di fatto abbiamo registrato anche nel 2017 una flessione della movimentazione aziendale sia nel Registro imprese che nell’Albo delle imprese artigiane».
A dimostrazione che il trend negativo, purtroppo, non si è ancora ribaltato, soprattutto nei nostri territori. Se nel periodo 2008-2017 il Registro imprese della Camera di Commercio di Ravenna (artigianato compreso) ha perso ben 3.264 imprese con una flessione percentuale del 7,65%, il solo comparto artigiano, nello stesso periodo, ha perso 1.581 imprese con una riduzione in termini percentuali quasi doppia, -13,01%. «Oggi, pertanto - continuano ancora Gasperoni e Mazzavillani - risulta fondamentale rimettere al centro dell’azione politica l’impresa che è la primaria fonte del lavoro ed elemento indispensabile per aumentare i livelli di produttività e per rimetterci in linea con le più competitive economie europee e mondiali. Perché la ripresa, quella vera, sostenuta dagli indicatori più importanti, potrà avvenire solo ridando linfa all’economia reale. Per questo riteniamo strategiche le politiche per la nascita di nuove imprese, per favorire il ricambio generazionale, per dare priorità assoluta ai giovani e alle donne. Basta guardare ai dati occupazionali delle Pmi recentemente diffusi dalla Cna su scala nazionale per comprendere al meglio quanto stiamo affermando».
Nel 2017 la crescita dell’occupazione nelle piccole imprese e nell’artigianato ha segnato un + 2,7% su base annua. Un dato che si è consolidato ulteriormente nei primi due mesi del 2018. Le 12 aziende alle quali è stato il premio Sviluppo e Occupazione 2017 e la Menzione speciale rappresentano dunque la prova tangibile del ruolo svolto dal sistema delle piccole imprese inteso come generatore di nuovi posti di lavoro. «Riteniamo che alla creazione di questi importanti risultati abbiano influito diversi fattori: il capitale umano, le capacità manageriali dei nostri imprenditori, il loro sistema relazionale, la voglia di innovare, di internazionalizzarsi e di rafforzare le relazioni e i legami attraverso la costituzione delle reti tra imprese, oppure attraverso l’adesione alle strutture consortili. Però oggi c’è veramente bisogno di un cambio di passo! Quindi più efficienza, meno burocrazia cattiva, più credito. E, soprattutto, la riduzione della pressione fiscale, non concentrata solo sull’evitare l’aumento dell’Iva ma anche sull’alleggerimento complessivo del prelievo alle imprese, a partire dall’Imu sui capannoni e dall’Iri, per liberare risorse destinate a investimenti e sviluppo» concludono Gasperoni e Mazzavillani.