Imola, domenica 24 giugno la storica vittoria con la pentastellata Manuela Sangiorgi nuovo sindaco

Romagna | 28 Giugno 2018 Politica
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Riccardo Isola, Samuele Staffa - Rimarrà nella storia politica della città di Imola. Il 24 giugno 2018 Manuela Sangiorgi, candidata per il Movimento 5 stelle, è riuscita nell’impresa di far colorare Imola di giallo. Dal Dopoguerra ad oggi, la città dalle grandi tradizioni comuniste prima e democratiche poi, non aveva mai cambiato il proprio colore d’appartenenza: il rosso. Oggi la storica presa del Palazzo comunale da parte dei pentastellati è arrivata come un fulmine a ciel sereno.
Il 10 giugno scorso, le urne avevano decretato che per conoscere il futuro sindaco per i prossimi cinque anni sarebbe servita una seconda tornata elettorale. In quel momento, però, la candidata del centrosinistra Carmen Cappello, sostenuta da Pd e altre quattro liste civiche, era in vantaggio avendo ottenuto il 42%, mentre la sfidante Sangiorgi si era fermata poco sopra il 29% dei consensi. A quanto pare gli elettori del centrodestra, forte di un 23%, non hanno mancato di permettere lo storico sorpasso facendo confluire il proprio sostegno all’esponente civica dei 5 stelle.
Il 24 giugno gli elettori e le elettrici imolesi così hanno decretato nel segreto delle urne che a guidare la città sarà Manuela Sangiorgi. Le amministrative di domenica hanno registrato comunque una bassa affluenza, fermatasi al 52% (il 10 giugno era stata del 57%), ma che ha portato in dote all’esponente dei Cinque stelle 15.819 voti (55,44%) mentre l’esponente del centro sinistra, Carmen Cappello, ha ricevuto 12.715 voti pari al 44,56%.
Una polarizzazione chiara e netta, visto anche il totale dei voti validi che ha raggiunto la percentuale del 98,45%. Dai dati appare una vittoria schiacciante per i pentastellati, soprattutto alla luce del fatto che nei 61 seggi presenti solo in 11 l’esponente del centrosinistra ha ottenuto più consenso della sfidante. La Sangiorgi, da parte sua, in 9 seggi ha addirittura superato il 60% dei voti raggiungendo il record del 65% nel seggio 61 (San Prospero).
Una débâcle, quella andata in scena, e ufficiosamente festeggiata già poco dopo la mezzanotte, che ha frantumato settantatré anni di storia politica ininterrotta alla guida della città di confine tra Emilia e Romagna e che fino al 2023, per quel che sarà del centrosinistra, proseguirà dai banchi dell’opposizione.


Alberto Pagani, deputato Partito Democratico

Sorpreso da questa nuova batosta elettorale?

«In questo contesto, purtroppo, non c'era da aspettarsi un grande successo. Delle difficoltà che ci hanno penalizzato nelle ultime elezioni politiche non ne abbiamo affrontata nemmeno una e ce le siamo portate dietro fino all'ultima tornata delle amministrative. Mentre le forze politiche che governano hanno, in questo momento, due vantaggi. Da una parte gli elettorati di Lega e Cinque stelle, in particolare in occasione dei ballottaggi, tendono a convergere e a saldarsi, sostenendosi a vicenda. Dall'altra stanno attraversando, come spesso accaduto in passato, la cosiddetta 'luna di miele'. C'è ancora il forte entusiasmo generato dalle promesse: non ci sono ancora provvedimenti, ma solo dichiarazioni, tweet e slogan che appaiono, agli elettori, come fatti. Era prevedibile, ma il sintomo non va sottovalutato. Se passiamo dal 40% al 18% delle politiche e manteniamo questo risultato alle amministrative, non possiamo dire che 'sono gli elettori a non capire'. La colpa è nostra, siamo noi a non trasmettere agli elettori le soluzioni che abbiamo prospettato: per questo dobbiamo cambiare».

Quindi è il momento di accelerare la discussione all'interno del Pd, di cui si parla da tempo?

«Lo ho detto il giorno dopo le politiche: non possiamo aspettare che siano i dirigenti a 'dire qualcosa', ma è l'intero Pd a dover 'fare qualcosa'. Non è sufficiente una discussione fine a sé stessa: per fare bisogna aprire un confronto che porti a delle decisioni, a ridefinire la linea politica e a rivedere il gruppo dirigente, a partire dalla guida del Pd, oggi in mano a un 'segretario reggente'».

Si passa dal congresso?

«Io sono favorevole a passare attraverso il congresso, ma non sono io a dovere decidere. Non faccio parte dell'assemblea nazionale Pd, a cui spetta il compito di segnare questo percorso. L'assemblea può aprire un congresso o nominare segretario l'attuale reggente, come accadde ai tempi di Epifani, che ricoprì la carica di segretario dopo le dimissioni di Bersani per traghettare il partito verso il congresso. Sono due soluzioni alternative e plausibili. L'importante è che si decida qualcosa per uscire da questo 'limbo'».     

Le reazioni e i comemnti a caldo

Andrea Palli, Movimento 5 stelle Faenza

Palli, quella di Imola è una vittoria storica per il Movimento cinque stelle. Il gruppo faentino ha festeggiato con i cugini imolesi?

«Siamo contentissimi, è andata splendidamente. Siamo in buonissimi rapporti con i ragazzi di Imola. Il gruppo di Faenza è nato nel 2005 ed è tra i più longevi d'Italia. E ricordo quando il gruppo imolese, che si stava costituendo in quel periodo, venne a farci visita a Faenza. Cercammo di dare loro una mano e qualche consiglio. Vederli festeggiare è stata, dal punto di vista umano, una grande soddisfazione. Dal punto di vista politico, questa vittoria è un segnale importante: a differenza di altri comuni, dove il Movimento 5 stelle vince quando la situazione è oramai giunta allo sfascio, in questo caso abbiamo vinto in una città dove ancora le cose funzionano e dove si vive ancora bene: significa che i cittadini hanno premiato il miglior programma e il miglior candidato. Un risultato importante perché Imola, lo sappiamo, è una roccaforte e una cassaforte del partitone in quanto sede di importanti cooperative. Noi faentini con Imola condividiamo alcune realtà fondamentali, come If e Conami. Su questi temi, come la questione della discarica, potremo confrontarci col sindaco di Imola che, finalmente, è del Movimento».

Secondo lei il contratto di governo visto a livello nazionale è replicabile a livello locale in vista delle prossime amministrative?

«Per ora no, ma non possiamo escludere questa possibilità. D'altronde, solo pochi anni fa non era pensabile qualsiasi tipo di accordo. Poi la storia ci ha portato a fare alcuni compromessi 'al rialzo', non certo 'al ribasso'. Quanto successo a Imola, con la Lega che ha invitato gli elettori a votare la candidata Cinque stelle, è dovuto alla necessità di un forte cambiamento, necessario in una realtà dove lo stesso soggetto politico governa da 70 anni: un passo necessario per non vedere incancrenire la democrazia».
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