Il romagnolo William Galassini ha diretto l’orchestra per Milva nei primi dischi

Romagna | 30 Aprile 2021 Cultura
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Federico Savini
«Tu non vedesti me / nell’ombra della via, / ma mi piacesti tu, / negli occhi ti guardai». È una parte del testo della versione italiana di Milord», il classico della chanson francese di Marguerite Monnot e Georges Moustaki reso immortale dapprima da Édith Piaf, ma poi anche da Milva, la «pantera di Goro» che ne fece il primo cavallo di battaglia di una carriera tra le più fulgide ed eclettiche che si ricordino fra quelle delle interpreti italiane. Come noto a tutti, Milva è scomparsa lo scorso 23 aprile dopo una lunga malattia, che l’aveva tenuta lontana dal palco negli ultimi anni.
Nel testo di Milord, tradotto in italiano e riadattato da Giancarlo Testoni, Milva incarna la «ragazza del porto», una prostituta che abborda un «Milord» dagli opinabili costumi, con caustica ironia, definendosi lei stessa poco più che un’ombra in mezzo alla via, ma questo verso si potrebbe ribaltare se pensiamo alla figura di un nostro conterraneo, William Galassini (nativo di Brisighella e morto a Lugo negli anni ’70), che della Rossa della canzone italiana fu ombra determinante nei primissimi anni, proprio quelli di Milord, del primo Sanremo e insomma dell’affermazione nazionale nelle classifiche di vendita; un punto d’arrivo dal quale Milva prenderà l’abbrivio per dedicarsi a tutte quelle passioni e a quegli incontri (Brecht, Strehler, Piazzolla, Jannacci, Battiato, Alda Merini, Morricone, Vangelis, Mikis Theodorakis, Berio, la canzone napoletana, quella primonovecentesca del Tabarin, il fado portoghese, i tour in Giappone, e così via) che l’avrebbero resa la più colta e la più impegnata (fu rossa in tutti i sensi) fra le grandi interpreti della canzone tricolore.
Ma dicevamo che in quel primissimo momento di ascesa verso lo stardom, alle spalle di Milva ci fu anche l’ombra di William Galassini, un romagnolo. D’altra parte la Pantera di Goro non ha mai assolutamente rinnegato il suo retaggio artistico e il fatto di aver mosso i primi passi come cantante nelle balere ferraresi. Anche Galassimi, come prevedibile vista la provenienza, partì dalla musica da ballo (più quella che al tempo si definiva «moderna» che con quella che avremmo chiamato «liscio») con il «Quintetto lughese» alla fine degli anni ’40, che come riporta il sempre attento Gianni Siroli venne assorbito dall’orchestra di Cinico Angiolini. Questo fino a metà degli anni ’50, periodo durante il quale Galassini è pianista della formazione che Angelini porta a Sanremo per accompagnare i cantanti dell’allor giovane Festival della Canzone Italiana. Partito con Nilla Pizzi, la storia «sanremese» di Galassini lo ha portato a guidare l’orchestra anche per Domenico Modugno, nel 1959 della miliare canzone Piove. Ma Galassini con Modugno ha lavorato anche in studio, come pure con Claudio Villa. Parliamo dei cantanti in assoluto più famosi nell’Italia di quegli anni. E forse è anche per questo che i biografi di Galassini (dove per «biografi» intendiamo Siroli e la pagina Wikipedia dedicata al direttore romagnolo) non sapevano che al volgere del nuovo decennio Galassini ha diretto l’orchestra anche per le prime canzoni di Milva.
Lo si evince facilmente attraverso l’enorme archivio di Discogs, che tra il 1960 e il 1962 vede il nome di Galassini nei crediti dei primi due LP (e anche, quindi, dei relativi singoli) della Pantera di Goro, ossia «14 successi di Milva» (dove dirige l’orchestra in tutte le canzoni, fuorché l’iniziale Flamenco rock, dove compare Cinico Angelini) e «Milva canta per voi» (con due canzoni nelle quali l’orchestra è quella di Galassini).
«14 successi di Milva» è l’album che contiene la succitata versione italiana di Milord, ma è un debutto che già racconta la versatilità di Milva, dato che affianca cose quasi moderne come il Romantic Cha-Cha-Cha ad anticaglie tipo Tango Della Gelosia, hit anni ’30 che prelude alle «Canzoni del Tabarin» che avrebbero poi costituito una parte rilevante del suo repertorio maturo. Ma ci sono anche Il mare nel cassetto, ossia il brano che coincide con il debutto di Milva anche al Festival di Sanremo (dove quell’anno partecipò insieme a Gino Latilla) e Ballata Del Fiume, raro brano autografo proprio di William Galassini, che avrebbe bissato sul secondo disco di Milva, «Milva canta per voi», che si chiude con Eclissi di Sole, brano scritto e musicato di nuovo dal direttore romagnolo.
Il quale proseguì per qualche anno a dirigere l’orchestra Milleluci e poi si ritirò a Lugo alla fine degli anni ’60, arrivando a dirigere il coro polifonico di Ravenna. Galassini è morto il 5 giugno del 1984, senza essere mai davvero riuscito a imporsi con successo nella sua terra. Tanto che il suo ricordo funebre, conservato da Gianni Siroli, è molto lucido sui perché: «Quando le orchestre cessarono di essere il perno della musica leggera e la canzone melodica non corrispose più ai gusti del pubblico, sapientemente manovrato dallo strapotere dell’industria discografica, egli comprese che il suo momento era passato e si ritirò in Romagna».
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