IL CASTORO | «Le otto montagne» di Paolo Cognetti

Eva Solaroli
Pubblicato nel 2016 dallo scrittore milanese Paolo Cognetti, Le Otto Montagne è un romanzo che racconta la storia dell’amicizia tra Berio e Bruno, attraverso gli anni. I due si conoscono, ancora bambini, a Grana, paese noto anche come Graines, nella remota val d’Ayas, in Valle d’Aosta. Bruno, il ragazzo «selvaggio» è del posto; Pietro, detto Berio («sasso» nel dialetto locale), ci arriva con i genitori, appassionati di montagna, che prendono lì una casa in affitto per trascorrervi le estati. E poi c’è la montagna, l’altra grande protagonista e Cognetti narra magistralmente come la natura selvaggia e la vita semplice della sua gente abbiano influenzato le scelte dei due amici.
Il romanzo racconta di crescita personale, di scoperta di sé e di relazioni. Nel corso dell’infanzia e dell’adolescenza Pietro e Bruno condividono molte avventure tra le montagne ma, mentre crescono, i loro percorsi di vita si dividono: Pietro ritorna alla città, Torino, per studiare e lavorare, mentre Bruno rimane a vivere in montagna. I due percorrono strade completamente diverse e per diversi anni non si vedono, mentre affrontano momenti felici e difficili. Rimane però la loro amicizia, quel cemento che tiene insieme due persone, al di là delle categorie di tempo e spazio.
Il rapporto tra Berio e suo padre a un certo punto s’incrina perché il figlio, diventato adulto, vuole vivere, scoprire il mondo e non ripercorrere le orme del genitore, ligio al lavoro e al dovere, ma anche stanco, così stanco da spegnersi a bordo dell’autostrada, dentro la sua automobile, come un macchinario che è stato utilizzato troppo a lungo. Solo alla morte del padre, Berio comprende di non essere stato in grado di aiutarlo e di capirlo e scopre che a esserci riuscito invece è stato Bruno. Allora prova pentimento e decide di ripercorrere i sentieri delle montagne attorno al monte Rosa, Grenon compreso, la montagna che incombe su Grana. Quei sentieri li aveva evidenziati il padre su una carta, dopo averli percorsi, a volte in solitaria, altre assieme a Bruno. Inizia poi l’impresa che riconcilierà di nuovo i due amici, i quali stavano rischiando di allontanarsi troppo per altri sentieri, quelli ben più intricati della vita. Il padre di Berio, prima di morire, aveva comprato un piccolo terreno in alta montagna, sotto «un’alta parete di roccia liscia», con un rudere annesso. Ricostruirlo pazientemente significherà, per Berio e Bruno, riannodare i fili, mai spezzatisi, di un antico legame.
È un romanzo splendido Le Otto Montagne. Fa riflettere sulla vita, che riserva costantemente sorprese negative e positive, fa comprendere che solo percorrendo la propria strada ci si conosce, talvolta anche sbagliando e impiegando maggior tempo a trovare quella giusta. E, non in ultimo, ricorda ai lettori che è fondamentale coltivare e curare le amicizie e le relazioni con i propri cari. Noi ragazzi abbiamo davanti tutta la vita e questo libro può aiutarci a non tenere nel segreto del nostro cuore l’affetto che proviamo per le persone a noi care, per non dovercene poi pentire, quando è troppo tardi, com’è successo a Berio, che forse avrebbe voluto congedarsi dal padre almeno con un abbraccio.
Dal romanzo di Cognetti è stato tratto anche il film omonimo, diretto da Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch. Luca Marinelli è Pietro, mentre Bruno è impersonato da Alessandro Borghi. Entrambi gli attori hanno dato una prova di recitazione davvero convincente e il resto l’ha fatto lo stupendo paesaggio della Vallée, dove il film è girato, nel rispetto del libro.