IL CASTORO | Adriana Cavarero: «La definizione di donna l’hanno sempre data gli uomini»
Alexandra Garmaliuc
Il termine «femminismo» può essere declinato in tanti modi. Certo è che la necessità di affermare i diritti delle donne è derivata da secoli di cultura patriarcale e maschilista. Molte donne si sono battute per ottenere l’uguaglianza tra i sessi, ma, nonostante i progressi, non è stata ancora raggiunta. La filosofa Adriana Cavarero, autrice di Il femminismo negato, nei suoi scritti affronta l’argomento e parla in questa intervista della corrente filosofica del «femminismo della differenza».
Secondo lei di si può dire raggiunta una sorta di parità nel mondo del lavoro, visto anche che Giorgia Meloni è la prima donna premier in Italia?
«La parità nel mondo del lavoro non c’è, sia perché le donne occupano meno posti apicali, sia perché, a parità di prestazione, hanno scandalosamente salari inferiori. Che ci sia in Italia una donna presidente è positivo sul piano simbolico, ovviamente. Che questa donna voglia essere chiamata “il presidente” è molto negativo ed è un errore grave di grammatica».
Ritiene che sia una conquista di parità il fatto che diverse donne svolgano lavori tradizionalmente maschili?
«La tradizione maschile è una tradizione sessista. Quindi ben venga il superamento di questa tradizione. Il modo e lo stile dei lavori sono però ancora pensati per maschi, ovvero per persone non responsabili della prole e del lavoro di cura: la donna dirigente di azienda è pertanto portata a comportarsi come i dirigenti d’azienda maschi, salvo comportarsi a casa come nessuno di loro si è mai sognato di comportarsi».
Preferisce parlare di pensiero femminile o di pensiero femminista?
«Pensiero femminista, perché è un pensiero, con numerose articolazioni teoriche, che di fatto esiste, viene insegnato nelle università, è riconosciuto dalle istituzioni educative e culturali come area di ricerca, ha una storia importante, è oggetto di studi ecc... La ritrosia di alcune donne rispetto al definirsi ‘femministe’ - ogni tanto le sento dire: “non sono femminista ma…” - è un fenomeno interessante perché segnala un vassallaggio rispetto alla cultura patriarcale dominante. Secondo questa cultura infatti, soprattutto nel nostro Paese, la realtà del femminismo storico è un evento di altri tempi, tempi ormai superati perché oggi le donne hanno la parità e non hanno quindi motivo di lamentarsi. Quanto poi al fatto che la parità non c’è, ebbene, sostengono costoro, bisogna avere pazienza perché prima o poi ci sarà».
Come commenta l’esternazione della Presidente del Consiglio, secondo la quale il problema dei posti di lavoro mancanti dovrebbe essere risolto attraverso l’aumento della natalità, piuttosto che con la migrazione?
«Non mi piace l’esternazione della Presidente del Consiglio. Si tratta di un’impostazione ideologica anti-migranti, per di più basata su calcoli sbagliati o su dati falsificati. C’è bisogno di lavoro, e di un lavoro di un certo tipo - nel turismo, nell’agricoltura, nella cura degli anziani - subito, oggi. La natalità si favorisce con strutture sociali adeguate, supporti alla maternità, asili nido, ecc., come, per esempio, avviene in Francia e in Germania. Tutto il resto sono favole ideologiche che ingannano le donne e demonizzano il fenomeno della migrazione».
Quali sono le differenze tra il femminismo liberale e quello di differenza sessuale e in che cosa consiste quest’ultimo?
«Il femminismo liberale punta sull’emancipazione delle donne, pensata nei termini dell’individuo libero e autosufficiente, modellato sul maschio. Se leggete Kant, capirete quello che voglio dire. Il femminismo della differenza sessuale afferma invece che la differenza sessuale deve essere ripensata: non nel senso che il maschio è il soggetto/modello e la donna, poiché differisce dal modello, è mancante, inferiore; bensì nel senso che il differire dei due sessi nella specie umana, come in molte specie animali, è un fatto originario. Ovvero il sesso femminile differisce dal sesso maschile tanto quanto il sesso maschile differisce da quello femminile. Che cos’è una donna, l’hanno sempre definito gli uomini. È ora che ciascuno dei due sessi, invece di arrogarsi la definizione dell’altro sesso, pensi alla sua parzialità, al suo limite».
Qual è la sua posizione in merito alla maternità surrogata?
«Sono decisamente contraria a qualsiasi forma di mercificazione del corpo femminile: questa mercificazione dell’utero in affitto, di fatto, oggi c’è, e c’è sempre, anche nei casi in cui si parla ipocritamente di “dono”. La situazione di sfruttamento delle donne povere, del loro corpo ridotto a merce, è vergognosa. Non sopporto inoltre che ciò sia giustificato in nome dei diritti. Diventare genitore è un desiderio, non un diritto. Scambiare il desiderio per un diritto è tipico dell’ideologia liberale dell’individuo che non conosce limiti».
Trova nelle autrici viventi e non alcune progenitrici significative dell’orientamento della differenza sessuale?
«Da Mary Wollstonecraft a Virginia Woolf, da Jane Austen a Elena Ferrante e a Annie Ernoux, tutte ci aiutano a tematizzare la differenza sessuale e a pensare e praticare la libertà femminile. Abbiamo a disposizione un grande capitale intellettuale, un tesoro di risorse da cui attingere. Io, nel mio mestiere di filosofa e di docente, ho tentato di farlo. Quando ne ho l’occasione invito sempre le giovani ad attingere da questo tesoro e scatenare l’immaginazione, inventare nuove figure femminili e aprire nuovi percorsi. Forza ragazze! Leggete le grandi autrici e proseguite danzando, libere e spregiudicate, sui sentieri della creatività femminile che hanno aperto».
A che punto siamo in Italia riguardo la differenza di genere e come si fa a sviluppare un femminismo della differenza oggi?
«L’Italia, come altri paesi mediterranei, è gravata da un patriarcalismo gerontologico. Bisogna continuamente e faticosamente contrastarlo, più che in altre culture del Nord Europa. Il femminismo della differenza sessuale si sviluppa se le ragazze credono nella loro forza e scommettono sulla libertà: se non si fidano del falso egualitarismo, che promette di considerarle pari agli uomini e smascherano invece il privilegio di posti di potere occupati da maschi vecchi. Appunto: forza ragazze! Alleatevi magari con maschi giovani che riconoscono la loro fragilità e i loro limiti».
Illustrazione di Benedetta Gori