Fresco e aromatico Centesimino, cresce l'interesse per l'autoctono faentino

Romagna | 20 Luglio 2017 Le vie del gusto
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Siamo all’ombra della Torre di Oriolo dei Fichi. Testimonianza quattrocentesca a forma esagonale che domina la Romagna faentina dai suoi 140 metri sul livello del mare. Un paesaggio agricolo di fascino indiscusso in cui le geometrie perfette dei filari si intrecciano con i rigogliosi oliveti il tutto attraversato da un dedalo di strade bianche che permettono rinfrescanti e rilassanti passeggiate.

Siamo in territorio in cui l’argilla della parte pedecollinare si amalgama dolcemente con le caratteristiche sabbie gialle, dette anche «marzane». Un terroir che dona ai vini eleganza, freschezza e possibilità di portarli ad essere tenuti in cantina per qualche tempo in più. E' qui che nasce il Ravenna Igt Centesimino conosciuto anche come Savignòn rosso.

Riconosciuto ufficialmente solo nel 2004, il Centesimino attesta la sua presenza in questa parte di Romagna dagli anni ’50 del secolo scorso. La sua diffusione, ad Oriolo, la si deve a Pietro Pianori, detto appunto «Centesimino» probabilmente per le sue inclinazioni al risparmio, che iniziò a piantare marze, ricavate da una vecchia pianta rinvenuta nel giardino di una villa a Faenza, nel podere Terbato. Da qui la rinascita contemporanea di questo vino unico e particolarmente interessante.

Oggi il vino è prodotto da sette aziende comprese nell’areale delle sabbie gialle, si tratta di Ancarani, La Sabbiona, podere Morini, Cantina San Biagio Vecchio, Leone Conti, Spinetta e Paolo Zoli a cui se ne aggiungono altri quattro. Questi sono invece Pietro Bandini, Paride Benedetti, Paolo Francesconi e Mauro Giardini. Si tratta di una produzione piccola, concentrata ma molto identitaria. Gli ettari vitati si aggirano sui 20 ettari che permettono di avere una produzione in cantina di 50/60 mila bottiglie l’anno. Diverse sono anche le tipologie di vinificazione. Si passa dal tipo spumantizzato rosè al passito passando per il Centesimino base e quello più affinato del Riserva. Alcuni produttori stanno puntando, con ottimi risultati, ad una spumantizzazione di alto livello utilizzando il Metodo classico (Champenoise).

Eterogenea è la collocazione in tavola del Centesimino. Imprescindibile il rosè in spiaggia o in momenti conviviali si può abbinare il base, fresco e fragrante, con piatti tipici della tradizione romagnola come carni bianche, minestre con ragù di Mora romagnola. Il Riserva, anche per la dimensione alcolica presente e le sue note di confettura, non disdegna accompagnamenti più importanti anche con carni rosse. Il passito, per smentire chi ancora pensa che possa andare bene solo con dolci o strutture organolettiche zuccherine, il Centesimino va provato, servito alla giusta temperatura, accompagnato dai piccoli frutti di bosco.

Che il Centesimino stia comunque ottenendo gradimento dal mercato lo attestano i riconoscimenti ottenuti anche dalla critica specializzata. Basti ricordare, ad esempio, l’oscar ricevuto dal Centesimino 2015 dell’azienda Ancarani nella guida «Berebene 2017» del Gambero rosso.

In attesa che al Centesimino venga riconosciuta la «Denominazione di origine controllata» è uscito un piccolo libro che ne fotografa l'identità territoriale. «Centesimino di Oriolo, un raro vitigno romagnolo, il suo territorio e i suoi vignaioli» (Quinto quarto edizioni, Faenza, 2017, pp. 64, 10 euro) è il titolo della pubblicazione curata dal degustatore professionista Francesco Falcone. Poche pagine ma dense di contenuto, come lo stesso Centesimino si presenta ad ogni sorso, che ne illustrano la storia, il terroir, i millesimi e le aziende. Un pamphlet di facile lettura che permette all'enonauta, al curioso e agli addetti del settore di conoscere meglio un vitigno autoctono che nasce sulle colline faentine. Non mancano anche curiosità, numeri, caratteristiche delle coltivazioni, documentazioni ufficiali su questo semi aromatico vino Romagnol-faentino.

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