1921-22, il «biennio nero» in Romagna di un fascismo che fatica ad estinguersi

Romagna | 22 Ottobre 2021 Fata Storia
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Veronica Quarti - I violenti attacchi della scorsa domenica a Roma hanno innescato una serie di reazioni e riflessioni: queste ultime non possono che tornare agli anni del 1921 e 1922, passati alla storia col nome di «biennio nero». Nel 1919, Benito Mussolini aveva fondato a Milano i Fasci di Combattimento, alimentati da un programma estremamente anti-clericale. Il movimento non aveva però ricevuto sufficienti voti alle elezioni: ciò non fermò Mussolini, il quale decise di cambiare radicalmente gli originari caratteri dei Fasci di Combattimento, riavvicinandosi allo Stato, incarnato dalla monarchia dei Savoia.
Mussolini decise di istituire altresì delle organizzazioni paramilitari chiamate «squadracce»: queste ultime avevano tra i principali obiettivi l'intimidazione degli oppositori politici, specialmente quelli appartenenti alla sinistra comunista e ai movimenti operai.
Tra il 1921 e il 1922 le violenze, gli incendi e i saccheggi nei confronti delle sedi sindacali, delle case del popolo e delle cooperative aumentarono esponenzialmente: ciò non preoccupò il vecchio Giovanni Giolitti, ancora a capo del governo, che pensava di poter controllare Mussolini.
Dopo il primo successo nelle elezioni di maggio 1921, venne fondato il Partito Nazionale Fascista: le spedizioni delle squadracce proseguirono indisturbate, colpendo anche le sedi dei quotidiani di matrice socialista.
Il «biennio nero» fu particolarmente sentito in Romagna, se consideriamo che solo nella prima metà del 1921 le violenze fasciste furono più di sette centinaia: 59 case del popolo vennero date alle fiamme, più di cento camere del lavoro furono distrutte e con esse anche moltissimi circoli culturali e ben 28 sindacati operai.
Nelle campagne romagnole le squadracce fasciste compirono vere e proprie spedizioni punitive, nei confronti dei braccianti romagnoli, che erano stati protagonisti nel 1920 di scioperi accesi che avevano paralizzato l'attività agraria nei nostri campi.
Le violenze fasciste che cento anni fa hanno seminato il panico, l'orrore, la bestialità nelle nostre città e campagne, dopo la scorsa domenica sembrano essere spettri che, seppur centenari, hanno trovato il modo di sopravvivere, e di ripetersi: a noi il compito di contrastare questi episodi il più forte possibile, per tagliare nettamente i ponti con una pagina di storia tragica e... nera.
 
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