Faenza, troppo degrado in centro, la preoccupazione degli esercenti

Romagna | 13 Ottobre 2017 Cronaca
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Troppo degrado tra via Naviglio e viale IV Novembre. Per questo motivo l’Amministrazione comunale ha deciso di correre ai ripari notificando ad alcuni esercizi della zona un’ordinanza che impone la «chiusura della vendita al pubblico alle ore 20». Un provvedimento della durata di 30 giorni esatti (fino al 5 novembre, ndr) del tutto simile a quello emesso a settembre scorso per la zona di Piazza San Francesco, distante poco più di 500 metri. Negli ultimi tempi infatti, nel quartiere interessato, appena adiacente al centro storico, si erano registrati numerosi episodi anche gravi e violenti che avevano imposto l’intervento delle Forze dell’ordine come la tentata rapina ai danni di un pensionato 81enne, ferito con un coltellino svizzero nell’androne di casa da una donna faentina.

STEFANIA VENDE PASTA FRESCA
Un’escalation di casi che hanno fanno aumentare in alcuni residenti e in alcuni esercenti la percezione di insicurezza, nonostante però quasi tutti concordino nell’affermare che ci sia una grande differenza tra ore diurne e ore serali: «L’ordinanza in questione - commenta Stefania O., titolare di un negozio di pasta fresca - non ci è stata notificata, anche perché noi siamo aperti sempre al mattino e solo in qualche pomeriggio. Ho il negozio qui da 30 anni e devo dire che le cose sono cambiate molto. Questo è un quartiere che di giorno è tranquillo ma alla sera cambia tutto, ed anche in altre zone a Faenza la situazione è la medesima. Noi non abbiamo mai visto nulla di particolare, però qualche cliente ci ha raccontato che di sera, anche nel week-end, la situazione è movimentata. Ci è capitato una volta di vedere anche del sangue per terra oltre a cocci di bottiglie rotte. Devo ammettere che se vengo a lavorare la mattina presto tengo la porta chiusa perché non mi sento molto sicura».

FEDERICO VENDE ABBIGLIAMENTO
Dello stesso avviso anche Federico, titolare di un negozio di abbigliamento, non colpito dall’ordinanza che alla domanda se il quartiere sia sicuro risponde così: «Io capisco le persone che possono avere timore anche se personalmente non posso dire che qualcuno sia mai venuto a darmi fastidio. Nel mio caso il disagio sta nelle volte che c’è viavai di gente che può dare fastidio e le persone magari non si fermano a guardare le vetrine, quindi da questo punto di vista mi sento un po’ danneggiato. Per capire cosa succede qui basta fermarsi a guardare. Qualche volta mi è capitato di dover raccogliere le bottiglie da terra, o dalle piante e ripulire un po’ la zona. Non penso però che sia colpa delle attività, ma delle persone».

VALENTIN COL NEGOZIO D’ALIMENTARI
Tra chi è stato colpito dall’ordinanza c’è Valentin, romeno residente in Italia da 27 anni, titolare di un negozio di alimentari: «Io ho un’attività da 10 anni qui a Faenza, ho investito circa 20.000 euro e il primo sgambetto l’ho avuto col piano sosta. Questa ordinanza purtroppo non serve a togliere il ‘dente malato’, ma produce solo un danno di immagine per la zona che viene dipinta come ‘malfamata’. Io non sono colpevole di questa situazione, fuori da un negozio chiunque è responsabile delle proprie azioni, io lavoro tutto il giorno e sono costretto a chiudere alle 20 per colpa di qualche maleducato e non solo. E’ successo che siano venuti a controllare me se avevo effettivamente chiuso l’attività, ma vengono a controllare quando c’è gente che fa baccano? Mi sembra un controsenso».

STEFANO GESTISCE IL CHIOSCO
A pochi metri dalla zona interessata c’è anche un chiosco, gestito da Matteo che tra l’altro è residente vicino alla zona «calda»: «Di notte non mi è mai capitato di sentire nulla, forse c’è più degrado che schiamazzi. Io come esercente chiudo alle 22.30 perché lavoro a pranzo e a cena e perché voglio evitare che certa gente venga qui. Ho rilevato questa attività un anno fa e forse faccio poco testo. Sicuramente non c’è gran bella gente in giro qui intorno e c’è poca sicurezza qui intorno. Mi è capitato una settimana fa di vedere una bottiglia di vodka per terra intrisa di sangue. Io stesso all’inizio ho richiesto qualche volta l’intervento delle forze dell’ordine. Non è una situazione facile. Da quando ho tolto il kebab e non servo più la birra da 66 cl è diminuita drasticamente la frequentazione di certe persone, preferisco servire cibo e bevande di qualità al giusto prezzo. Sono più contento, più tranquillo e lavoro di più». (d.v.)
 
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