Faenza, presentate le iniziative a Castel Raniero: musica, mostre e visite guidate

Romagna | 30 Marzo 2019 Cronaca
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Damiano Ventura - La colonia di Castel Raniero torna a vivere, almeno in parte. Nei giorni scorsi sono state presentate alcune iniziative che si svolgeranno dal mese di aprile a settembre all’interno dell’area verde, del bosco e degli spazi circostanti. Non più cancelli chiusi dunque ma visite guidate, mostre e musica per restituire alla comunità la parziale fruizione di un bene pubblico e per suscitare l’interesse al fine di reperire fondi necessari almeno per la messa in sicurezza della Colonia, la quale oggi rientra nelle disponibilità dell’Azienda dei Servizi alla Persona. «Vogliamo fare sì che si punti su questo luogo - commenta Massimo Caroli, presidente dell’Asp faentina - per questo motivo, dopo la manifestazione di interesse di qualcuno che poi si è ritirato (l’azienda faentina Diennea, ndr), abbiamo pensato di mettere in moto la cittadinanza perché noi siamo solo gestori formali ma la Colonia è un patrimonio che appartiene alla comunità. L’Asp mette a disposizione il proprio ufficio tecnico e le proprie risorse tecniche, operative e progettuali, e tendenzialmente ci sono due linee di progettazione: una che riguarda la parte verde e la casa del custode su cui si sta lavorando insieme al Comitato, e l’altra che consiste nel trovare le risorse  per mettere in sicurezza la Colonia. Queste sono le due linee su cui lavoriamo in maniera congiunta, anche grazie al supporto di progettisti privati che stanno prestando gratuitamente la propria consulenza». Da circa 10 mesi la gestione dell’area verde e della casa del custode è stata concessa in comodato d’uso gratuito all’associazione «Adottiamo Castel Raniero bene comune», nata dal comitato omonimo e oggi presieduta da Gaetano Asirelli: 
«Dopo l’uscita di Diennea - sottolinea Asirelli - siamo tornati alla carica, ci siamo costituiti in associazione e abbiamo chiesto ad Asp di sottoscrivere un accordo di comodato d’uso gratuito per organizzare eventi e per sistemare l’area verde». Tale accordo, con scadenza nel 2020, comprende solo il parco e la casa del custode, per i quali l’associazione si è già rimboccata le maniche: «Abbiamo iniziato a lavorare a un progetto per l’uso pubblico - continua Asirelli - abbiamo pulito il parco e la parte dietro la colonia. Adesso l’obiettivo è riaprire i sentieri. Abbiamo organizzato diverse iniziative che sono in programma in primavera ed in estate ivi comprese delle visite guidate perché per motivi di sicurezza non possiamo rendere i percorsi completamente aperti al pubblico, inoltre abbiamo attivato una collaborazione con il circolo di Castel Raniero, parteciperemo a Musica nelle Aie e ad un’altra serie di iniziative». Iniziative in collaborazione con altri soggetti per intraprendere il rilancio di Castel Raniero. «L’idea  - conclude Concetta Cossa - consiste nella presenza costante. Le visite guidate si susseguiranno ogni domenica mattina, il 21 giugno si terrà la festa della musica e collaboreremo con il Parco della Vena del Gesso, con produttori locali e con la Bottega della Loggetta»
I numerosi pregi botanici presenti nel parco
Da un punto di vista botanico gli elementi più preziosi dell’area verde che circonda la Colonia di Castel Raniero sono tre: Cistus salvifolius, un piccolo arbusto mediterraneo assai raro in Romagna, Rosa gallica, fra le progenitrici delle rose coltivate e Rosa sempervirens, idem e in più anch’essa mediterranea. A questo si aggiungono i pregi paesaggistici e naturalistici in senso lato, oltre che storici: al 1961 risale la piantumazione del doppio viale che circonda il prato e che nella sua semplicità (tutti pini nella fila interna e pini alternati a cipressi in quella esterna) è estremamente scenografico; fu progettato dal grande naturalista Pietro Zangheri, chiamato non per meriti scientifici ma perché di mestiere amministrava (era ragioniere, pur avendo già ricevuto una laurea honoris causa in geobotanica) la Casa di Riposo di Forlì, «sorella» della Colonia di Castel Raniero. La parte più suggestiva è comunque costituita dal bosco retrostante il prato, bosco che in origine era un querceto misto (roverella, cerro, forse anche rovere) e che in epoca imprecisata, probabilmente nell’Ottocento, era stato trasformato in castagneto per ben comprensibili ragioni produttive: il castagno qui non è proprio a casa sua - preferirebbe quote dai 400 metri in su - ma si adatta al suolo sabbioso e acido e inoltre fruttifica con un paio di settimane di anticipo rispetto ai marroni di Marradi o di Palazzuolo. L’ultima raccolta, oltre 100 quintali di castagne, avvenne nel 1978, dopodiché l’abbandono e la mancanza di cure colturali hanno fatto sì che i castagni deperissero e fossero sostituiti dalle querce, tornate a vegetare spontaneamente. Il bosco ha quindi perso, oggi, i suoi aspetti produttivi per acquisirne però altri, naturalistici e ricreativi. (sa.ba.)
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