Faenza, «Mani Tese s’impegna sempre nella sostenibilità e nel riuso»  

Romagna | 19 Gennaio 2019 Cronaca
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Alessandro Bertozzi - Il 12 dicembre 2018 il nuovo consiglio direttivo dell’associazione Mani Tese Faenza, in carica per i prossimi due anni, si è riunito per votare le nuove cariche. Abbiamo incontrato il presidente uscente, Nicola Fiorentini, per chiedere un resoconto degli ultimi anni dell’associazione e il presidente appena eletto, Edoardo Lughi, per discutere i progetti futuri.
Quali sono state le novità degli ultimi due anni?
«In questi due anni si sono raggiunti grandi traguardi che mi riempiono il cuore. Ho lavorato tanto sulla formazione di un gruppo prima e sulla sinergia dopo. Tutto questo ha implicato un aumento sostanziale della partecipazione e, di conseguenza, un numero maggiore di iniziative: fino a 60 tra eventi pubblici, attività formative e manifestazioni».
Quanti soci conta Mani Tese Faenza?
«I soci sono raddoppiati negli ultimi anni, i volontari attivi sono aumentati di sei volte».
Che percezione si ha dell’associazione in città?
«La percezione di Mani Tese Faenza è aumentata notevolmente nella comunità faentina, soprattutto nel pubblico che va dai 18 ai 30 anni, fascia in cui rientrano la maggior parte dei soci. L’organizzazione di numerosi eventi ha portato la comunità a interessarsi più di prima alla nostra associazione».
Che tipo di eventi organizzate?
«Le nostre attività sono tutte legate ai temi che ci stanno a cuore: la valorizzazione dei diritti umani, il riciclo, il riuso, la sostenibilità ambientale, quest’ultimo tema che sta molto a cuore a Edoardo, il nuovo presidente. Nello specifico abbiamo gestito il mercatino dell’usato. La frequentazione è stata molto variabile, da 20 a 100 persone, in base anche al periodo dell’anno. Abbiamo organizzato anche una dozzina di eventi sul tema del riuso e della sostenibilità ambientale. È stato sviluppato il progetto “A quale prezzo?’, che dopo un periodo di formazione, vedrà quest’anno i nostri volontari  nelle scuole a parlare di sostenibilità ai ragazzi. Organizziamo spesso, anche di concerto con altre associazioni, sfilate di vestiti usati, per sottolineare l’importanza del riutilizzo, accanto al riciclo. A questi eventi parliamo di produzione vestiaria, mostriamo al pubblico quanto sia facile prendere decisioni più sostenibili. In questi due anni abbiamo raccolto per le nostre  cause più di 20.000 euro».
E Week end Africa?
«Week end Africa è un evento che organizziamo da alcuni anni. Le attività sono varie e ogni anno cerchiamo di offrirne di nuove. Quest’anno si è tenuto a dicembre, al Laghetto del sole. Oltre alla cena preparata assieme all’associazione Pro Rwanda, i nostri volontari hanno allestito il truccabimbi e l’Afro lab, una serie di laboratori creativi. La sera un ragazzo, dei nostri volontari, ha eseguito uno spettacolo col fuoco, dopo di che è iniziata una jam session di danza e musica africane, terminata con un dj set. La domenica, dopo il pranzo senegalese, abbiamo preparato un momento di formazione assieme ad Aliou Sarro su tematiche inerenti all’accoglienza».
Passando a te, Edoardo, come vivi la tua neopresidenza?
«Sicuramente bene. La mia intenzione è quella di mantenere vivi i progetti di Nicola, di portarli avanti, le sue idee sull’importanza di un gruppo sinergico sono state fondamentali per l’associazione. Ora che questo gruppo c’è, si sono create buonissime potenzialità».
Quali sono i tuoi progetti da presidente?
«Come obiettivo personale mi sono posto quello del binomio informazione e conseguente responsabilizzazione. In un momento di alta disinformazione, o di informazione superficiale, è importante offrire alle persone momenti formativi. Altrimenti le considerazioni su certi argomenti come la difesa dei diritti umani o l’impatto ambientale resteranno sempre molto distanti dalla realtà dei fatti. Guardandosi dentro, ognuno di noi desidera un futuro migliore; chi per sé, chi per i propri figli. Vorrei dunque offrire alla comunità un punto di incontro, per andare oltre le distrazioni quotidiane che ci impediscono di dare una valutazione corretta dei problemi. E questo voglio farlo partendo dal nostro piccolo, da Faenza, perché anche il più grande puzzle si costruisce partendo dalle singole tessere».
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