Faenza, la Caritas denuncia: "Cresciute del 25% in un anno le domande di aiuto, soprattutto da stranieri"
Margherita Calzoni - «Le persone che si sono rivolte al Centro nell’ultimo anno sono aumentate del 25%. Il numero di uomini è superiore a quello delle donne. Sono, in particolare, giovani uomini stranieri venuti in Italia con un progetto lavorativo da attuare, o uomini italiani over 50, separati o divorziati che, esclusi dal mondo del lavoro, vogliono tornare a farne parte. E’ in costante calo il numero di persone irregolari. Le nazioni straniere più presenti sono: Marocco, Nigeria, Senegal, Albania, Romania ed Ucraina. A Faenza ci sono 30 persone ospitate dalla Nigeria, Pakistan e Bangladesh».
Con questa parole don Marco Ferrini, direttore della Caritas per la Diocesi di Faenza-Modigliana illustra l’andamento degli ultimi 12 mesi. «L’Ufficio pastorale della Diocesi ha sul territorio vari compiti tra cui quello del coordinamento e dell’animazione delle Caritas parrocchiali. Il Centro di Ascolto diocesano (intitolato a «Mons. Francesco Tarcisio Bertozzi» che lo istituì all’inizio degli anni Novanta) è il luogo più significativo da cui si irradia la dimensione della carità nella chiesa locale: «È una realtà espressione della Chiesa locale che tiene viva l’istanza del Vangelo e l’attenzione al mondo della povertà. Nel contesto della Diocesi ha scopo di animazione ed educazione delle comunità alla carità, che dovrebbe essere il motore della vita di fede. Afferma Paolo ‘Senza l’amore tutto è vano’, quindi la vita di fede trova il suo culmine nella carità stessa».
Il Centro di ascolto vive grazie a circa 180 volontari, tra cui ragazzi del servizio civile: ognuno contribuisce con le proprie competenze. I volontari accolgono le persone, ascoltano le loro richieste e soprattutto il loro vissuto, le loro paure e le loro richieste. Sulla base di ciò che emerge nell’ascolto e nel dialogo si cerca di attivare le loro capacità e risorse per la costruzione di un progetto di vita che vada verso una possibile autonomia. In base alle necessità vengono erogati agli ospiti alcuni servizi quali la mensa, il dormitorio, l’ambulatorio e lo spazio docce. Le difficoltà da gestire quotidianamente sono diverse: «I problemi principali che queste persone incontrano sono abitative: reddito insufficiente, sfratto, mancanza di luogo in cui dormire sono le principali richieste. Il 60% delle persone che si rivolgono al Centro è in affitto ed il 27% non ha un posto dove stare o una soluzione provvisoria. Gli stranieri sono le maggiori vittime della povertà: non possedere una casa aumenta la dimensione precaria, l’affitto è una spesa costante e spesso queste famiglie sono monoreddito».
Sono 3 le associazioni di volontariato promosse da Caritas e che ne sostengono l’azione: «Sono realtà molto consolidate nel nostro territorio e punti di riferimento per l’agire sociale, caritativo, fraterno ecclesiale e civile. La faentina “Farsi Prossimo”, nata nel 1991, si prefigge di perseguire lo sviluppo integrale della persona, l’integrazione sociale, la cura e la presa in carico delle persone più deboli attraverso la gestione di percorsi educativi ispirati al principio di uguaglianza dei diritti fondamentali. Il “Mantello”, di Russi, aiuta a prevenire ogni sorta di sofferenza assicurando con continuità un supporto morale ed economico. I “Girasoli” di Bagnacavallo, ha lo scopo di formulare con le persone progetti individuali di recupero e sostegno e di fare da filtro con le risorse del territorio».
Conclude così don Marco: «Ora si sta cominciando a pensare alla progettazione futura che, per la Chiesa locale, potrebbe comprendere percorsi di autonomia lavorativa per migranti, l’educazione dei giovani alle forme di povertà ed ai bisogni del territorio, la ricerca di uno spazio finalizzato ad un emporio solidale».