Faenza, il presidente di Confindustria ceramica Savorani: «I volumi sono in linea con il 2021, ma l’energia impatta sulla competitività»

Romagna | 12 Marzo 2023 Economia
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La piastrella ceramica italiana, lo scorso anno, conferma i volumi di produzione, vendite ed export del 2021. Una tenuta che è condizionata però dai cresciuti costi energetici, che hanno superato lo scorso anno il miliardo di spesa per il comparto, con picchi in estate anche di 16 volte rispetto allo storico. A questi si aggiunge la conflittualità internazionale e, in ambito nazionale, ancora una marcata non indipendenza dall’approvvigionamento energetico estero. Alla luce di questa fotografia arriva l’appello del comparto industriale ceramico che sottolinea come «servano urgentemente dal Governo misure di moratoria sui mutui e più decisi interventi per il sostegno alla liquidità, analoghi a quelli adottati per far fronte alla pandemia, di cui auspichiamo una rapida attuazione».

BENE L’EXPORT
L’industria delle piastrelle di ceramica, nel 2022, segna volumi di vendite intorno ai 458 milioni di metri quadrati (+0,7% rispetto al 2021). Qui le esportazioni sono nell’ordine di 364 milioni di metri quadrati (+0,2%) mentre quelle per il mercato domestico si fermano a 93 milioni di metri quadrati (+2,6%). La crescita ha interessato l’area del Golfo ed il Far East, mentre stabili sono risultate le vendite in Europa Occidentale, Balcani ed America Latina. In flessione i mercati di Europa orientale. «Dopo un 2021 che ha visto un progressivo incremento dei volumi di vendita - commenta il presidente di Confindustria ceramica, Giovanni Savorani - l’anno che si è chiuso registra evidenze in linea con quelli dello scorso anno. In termini di quote, l’Italia raggiunge il 20%, un 48% è destinato ai mercati comunitari ed il restante 32% su quelli più lontani».

DOMANDA E COSTI ENERGIA
Stando alle previsioni lLa domanda di ceramica sembra si sia ravvivata dopo il lockdown soprattutto trainata dalla volontà di riqualificare gli spazi abitativi, sia in ambito edilizio che nell’arredo. Questo però si scontra con «l’impressionante aumento nei costi, a partire dal gas naturale, che sta mettendo a dura prova la competitività presente e futura delle nostre imprese. Le quotazioni sul mercato hanno infatti fatto lievitare la bolletta del gas da 250 milioni di euro al miliardo. Basti pensare – aggiunge Savorani – che nel solo mese di agosto si sono registrati nuovi picchi che hanno raggiunto anche 16 volte la media storica di lungo periodo».

CAMBIO DI PASSO
In questo panorama appare ancora evidente, e «non positiva» l’assenza di una chiara politica energetica europea che per il numero uno di Confindustria ceramica «ha lasciato il campo a interventi disallineati dei singoli Stati membri, che introdurranno gravi squilibri competitivi all’interno dell’industria europea. Inoltre si è allargato il differenziale competitivo delle nostre industrie rispetto a quelle extra europee». Parallelamente il comparto saluta positivamente «i crediti di imposta su gas ed energia elettrica varati dai Governi Draghi e Meloni, ma questa crisi energetica ha bisogno anche di misure strutturali. La più importante è la previsione di usare una quota crescente di metano nazionale per destinarlo ai settori gasivori. E’ urgente dare corso a questa misura – prosegue - come abbiamo ricordato nel convegno del 18 novembre scorso a Ravenna, orientandola verso le imprese più esposte all’uso del gas e garantendo un costo corretto che garantisca una transizione energetica avente, nello stesso momento, anche una sostenibilità economica e sociale». Infine una precisazione arriva anche sul tema del Superbonus. Per Savorani «in questa direzione, interventi di modifica a questo strumento che ha avuto il pregio di far ripartire il mercato nazionale devono essere improntati all’efficacia della misura agevolativa ed alla sua sostenibilità economica, ma anche alla necessità di garantire stabilità nel tempo a tutti gli operatori». (r.iso.)
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