Riccardo Isola - Dieci possibili, motivati e nuovi professionisti della cucina hanno concluso il loro primo iter formativo. Un progetto d’integrazione promosso dal’Azienda di servizi alla prersona della Romagna faentina che ha visto come partner alcuni soggetti del territorio operanti anche nello storytelling, nello yoga e, soprattutto, nella cucina.
Location suggestiva di questo laboratorio formativo, partito l’8 ottobre e conclusosi a metà dicembre, è stata «Cà Vincenzona», nelle vicinanze di Oriolo dei Fichi a Faenza, e rivolto a una dozzina di giovani stranieri del comprensorio faentino. L’idea e il progetto parte dall’Azienda di servizi alla persona della Romagna faentina in collaborazione con lo staff del ristorante e albergo «Il Vecchio convento» di Portico di Romagna, già da tempo impegnato e specializzato in interventi di questa tipologia nel territorio romagnolo.
«Con questo progetto – spiega lo chef e coordinatore dei corsi di cucina, Massimiliano Cameli – proseguiamo in un format che ho già sperimentato in diversi altri contesti, tra cui anche uno fatto con i detenuti del carcere, che ha lo scopo di portare una persona ad intraprendere un percorso lavorativo. Con questi ragazzi abbiamo in primis cercato di motivare gli stessi partecipanti, accompagnandoli nel percorso. Noi aiutiamo per fare in modo che la change data dal mondo esterno possa essere colta con i minimi strumenti operativi possibili. Poi tocca ad ognuno di loro metterci impegno, passione e dedizione per migliorare quotidianamente». Questo progetto ha interessato il Centro d’accoglienza straordinaria faentino, attivo dal febbraio 2017, con sei uomini e quattro donne provenienti dal Burkina Faso, Nigeria, Senegal e Costa d’Avorio. In questa struttura oggi risiedono anche una ventina di giovani richiedenti asilo.
«Questo corso innovativo – spiega il direttore dell’Asp faentina, Giuseppe Neri -, ha giocato con l’intreccio di momenti di storytelling, di yoga e, soprattutto, di cucina, al fine di formare e poi valutare la personalità dei partecipanti, abituandoli a fare gruppo e a lavorare in gruppo. Adesso – prosegue Neri - i più meritevoli, almeno un paio, potranno ottenere un’opportunità di stage per completare il percorso di crescita professionale e personale, con conseguenti prospettive di inserimento lavorativo nel settore».