Faenza, cantiere abbandonato per il lifestyle "Le Perle" lungo l'A14
Cemento, erbacce, zanzare e desolazione. Si presenta così il cantiere, mai finito, del «Lifestyle village – Le Perle» ma che avrebbe dovuto aprire le proprie porte nel 2012. Un luogo, completato dal punto di vista strutturale per il 70/80%, da quattro o cinque anni abbandonato a se stesso, nel quale non viaggiano, come ipotizzato agli albori dell’impresa, vorticose masse di persone e clienti alla ricerca dell’affare da non perdere, ma solo zanzare, insetti e uccelli alla ricerca di un po’ di refrigerio tra gli scheletri di cemento armato e ferro. Un investimento stratosferico, si parla di 80 milioni di euro di cui 50 già spesi, è stato quello pensato e voluto dall’Unieco di Reggio Emilia, proprietaria e ideatrice della mai nata cittadella dello shopping, poi passata di mano nel 2014 alla Sonae Sierra, che però si è scontrata con i nefasti conti economici e con una crisi che cinque anni fa l’ha portata a presentare i libri in tribunale.
A testimoniare la desolante aspettativa non rispettata anche il sovrapasso autostradale, che da via Pana avrebbe dovuto portare migliaia di persone a settimana in questa cittadella dello shopping, è da anni in attesa di essere aperto e fruibile.
Tra gli aspetti positivi della vicenda, se così si possono definire, ci sono stati almeno gli oneri di perequazione per il territorio. Soldi, arrivati anche grazie ad una fidejussione bancaria, che hanno permesso ai comuni del territorio di finanziare nel corso degli anni attività, eventi, manifestazioni legate ai centri storici e alla loro vitalità
Allo stato attuale non si sa ancora nulla di certo sul futuro dell’area che avrebbe dovuto ospitare 125 negozi di grandi firme, distribuiti su una superficie di 26.000 metri quadrati con un parcheggio da 2.500 posti auto.
E pensare che nel 2011 il Lifestyle village si era pure aggiudicato il più alto «Innovation index 2011» tra le otto strutture in gara per la categoria «Prima pietra» del prestigioso contest organizzato da «Retail & Food». Nel frattempo dei 350 posti di lavoro assicurati con l’apertura della struttura non se ne vede nemmeno l’ombra. (r.iso.)