Faenza, Bucci, titolare del Podere Cimbalona: «Un terreno più fertile per chi verrà dopo di noi»

Romagna | 01 Luglio 2022 Economia
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Fabrizia Montanari

Hanno in genere un alto livello di formazione, sono contadini per scelta e «rivoluzionari». Sono giovani che sanno che per vivere dei prodotti della terra senza doversi sobbarcare investimenti in macchinari poi difficilmente ammortizzabili, oggi come oggi occorre cambiare la prospettiva del lavoro agricolo.

Uno di loro è Daniele Bucci, 35 anni, agronomo, titolare insieme alla moglie Sara dell’azienda agricola biologica Podere Cimbalona a Basiago di Faenza che fin dagli esordi, nel 2016, ha aperto le porte ad altri giovani (due dipendenti a tempo pieno e due part time poco più che ventenni) accogliendo anche ragazzi in stage di alternanza scuola-lavoro. Come Achille Neri, 18 anni, che, concluso il IV anno all’istituto tecnico agrario «Scarabelli» di Imola, lavorando a stretto contatto con Daniele e gli altri, ha imparato le basi di un mestiere che, nella filosofia del Cimbalona è prima di tutto uno stile di vita. Quello di chi crede che l’agricoltura possa definire oggi un nuovo modello socio-economico di prossimità, che coinvolga direttamente produttori e consumatori: «Ad inizio stagione – spiega Bucci – i soci fruitori versano una quota annuale all’azienda agricola, che a sua volta si impegna a fornire un certo quantitativo di frutta e ortaggi a ogni singolo contribuente; noi lo facciamo attraverso una cassetta settimanale di prodotti raccolti il giorno stesso e venduti in giornata, il mercoledì presso la nostra azienda e il venerdì in centro città, presso il Mens Sana, prodotti precedentemente prenotati online o whatsapp dai nostri iscritti che al momento sono 36 prevalentemente faentini, ma anche ravennati, imolesi, russiani e dai clienti che vogliono avvicinarsi alla nostra realtà».

Un format di questo genere è realizzabile in piccole comunità agricole e con una clientela di prossimità, perché in tal modo è possibile rispettarne i presupposti di base, ovvero la sostenibilità ambientale e la garanzia di offrire frutta e ortaggi freschissimi al consumatore finale. Il Podere Cimbalona costituisce uno dei due esempi di Csa romagnoli (l’altra realtà, Terrestra è a Sant’Agata sul Santerno, mentre due, Arvaia e Prati al Sole sono in Emilia, nel bolognese e reggiano, fonti Altraeconomia maggio 2021); dal 2013 le CSA hanno coinvolto 6.300 aziende agricole e 465 mila consumatori in 16 paesi Europei, tra cui appunto l’Italia. Tre i principali vantaggi di questa organizzazione: la realizzazione di agro-ecosistemi che hanno l’obiettivo non di sfruttare, ma di rigenerare i luoghi e i terreni sui quali avvengono le coltivazioni, la creazione di comunità che condividono rischi e benefici legati alla coltivazione della terra su piccola scala e garantiscono condizioni di lavoro dignitose a chi se ne occupa dando vita ad un’economia solidale di lunga durata, e da ultimo la nascita di un sistema alternativo indipendente dal mercato convenzionale.

Il 18enne Achille Neri

«Una full immersion nell'ambiente»

«Daniele Bucci è stato il mio tutor – afferma Achille Neri –: mi ha insegnato i fondamenti dell’agricoltura biologica e aiutando lui e i dipendenti dell’azienda a raccogliere ciliegie, insalata, zucchine, melanzane, ho appreso anche come si selezionano i prodotti per la vendita e come si sistemano le serre. L’agricoltura fatta in questo modo è una full immersion nell’ambiente che ti circonda e che io ho imparato a conoscere meglio, così come ho capito che fare l’imprenditore agricolo può essere un mestiere davvero appassionante».

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