Faenza, ambientalisti contro la nuova Arena Borghesi: «Una pagina nera dell'urbanistica faentina»

«Fino a due anni fa, la caratteristica più riconoscibile dell'Arena Borghesi era quella di essere a misura umana, un luogo abbracciato al viale, che si apriva alla città. Oggi invece è uno spazio rinchiuso, soffocato dal nuovo ampliamento del supermercato». Così gli ambientalisti fotografano la nuova ristrutturazione dell’Arena faentina. «L'ampia architettura arborea a misura di viale ottocentesco, è stata cancellata e l'Arena Borghesi è stata ridotta a misura di supermercato. Una realtà negata da coloro che usano impropriamente i termini rigenerazione e restituzione – affermano -. La rigenerazione dello spazio, citata dal Sindaco, è in realtà un rinnovo edilizio». Per gli oppositori incalliti del recupero della struttura di vale dello Stradone «una vera rigenerazione urbana, ha tra i suoi obiettivi quelli di evitare il consumo di suolo, conservare il verde di prossimità e i paesaggi identitari. All'Arena Borghesi ha prodotto effetti esattamente opposti. È stata restituita la funzionalità degli edifici, ma è stato stravolto e ha perso l'unitarietà con un viale monumentale. Si è mantenuta la funzione culturale dell'Arena Borghesi, ma è stata cancellata la cultura urbana del luogo, del suo rapporto organico con la città storica. L'ingombrante ampliamento del supermercato – proseguono – che schiaccia la platea e il proscenio, aggrava l’invasività di un corpo estraneo al contesto paesaggistico, compromette definitivamente la relazione visiva che si ha dallo Stradone». Infine «il prezzo del rinnovo edilizio e funzionale dell'Arena Borghesi è l'allargamento di una lacerazione urbanistica, che lascia un grave impatto sulla storia urbana faentina. I costi sostenuti da Conad non compensano lo stravolgimento di un luogo; solo uno sguardo superficiale, indotto da uno spazio nuovo e rifinito, può farlo ritenere inevitabile. Inoltre – chiudono gli ambientalisti faentini – l'alternativa della ricerca di risorse pubbliche non è stata esplorata fino in fondo. Alla base c'è il fatto che l’Arena Borghesi non è mai stato considerato un bene culturale, ma come un qualsiasi terreno da sfruttare per un accordo tra pubblico e privato. È un dato urbanistico che smaschera la retorica dello spazio simbolo della comunità».