Emergenza idrica:«Romagna virtuosa nel consumo, ma va aumentata la raccolta d'acqua». Cia, Coldiretti e Confagricoltura si preparano all'estate

Romagna | 11 Marzo 2023 Economia
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Nella notte tra il 4 e il 5 marzo è iniziata la tracimazione dell’acqua dal culmine della diga di Ridracoli che solitamente avviene in primavera al culmine delle piogge di quel periodo. Dal 2000 ogni anno è avvenuta la tracimazione, con eccezione del 2007, anno estremamente siccitoso, e nel 2022 quando l’acqua arrivò a soli 30 centimetri dallo sfioro. Attualmente, dietro la diga, sono stivati oltre 33 milioni di litri d’acqua, una buona situazione per far fronte alle prossime necessità idriche, primaverili e soprattutto estive dell’acquedotto di Romagna. Ma il problema della siccità non è superato in toto. Le piogge e le nevicate di questi giorni hanno favorito una ripresa dei deflussi nei corsi d’acqua dell’Emilia Centrale e della Romagna, mentre riprese più modeste sono state registrate lungo l’asta del più lungo fiume italiano. Come spiega il bollettino dell’Autorità distrettuale del Po, le medie giornaliere nella sezione di Piacenza e Cremona sono ancora prossime ai valori di “portata caratteristica di magra”, mentre risultano confrontabili con i valori di “portata di magra ordinaria” nelle sezioni di Boretto, Borgoforte e Pontelagoscuro. I volumi dei laghi sono tutti superiori ai valori minimi del periodo, sebbene i valori di invaso rimangano stabili nonostante le erogazioni prossime o pari ai minimi del periodo. Abbiamo fatto il punto sulla situazione in Romagna con Nicola Dalmonte, presidente del Cer, Consorzio canale emiliano romagnolo, Vice Presidente di Coldiretti Emilia-Romagna e Presidente della Coldiretti Ravenna, Andrea Betti, presidente Confagricoltura Ravenna e Danilo Misirocchi, presidente Cia.

Betti (Confagricoltura) «Puntiamo sulla ricerca di nuove varietà di piante»
Andrea Betti, presidente di Confagricoltura Ravenna ha parlato di crisi strutturale decennale del comparto agricolo cui si sono aggiunte, in questi anni, il cambiamento climatico e il caro energia. «Il nostro territorio, grazie agli invasi, non ha mai subito grosse ripercussioni, ma guardando il nord-est Italia vediamo che le precipitazioni si sono ridotte della metà, percentuale che sale al 60% circa per il nord-ovest del paese. Il cambiamento climatico non va sottovalutato: pensiamo alle piene del Po che diverranno sempre più sporadiche e chiediamoci quali gravi ripercussioni ciò potrà avere anche sul potabile. Al Governo abbiamo chiesto, tra l’altro, strumenti di sostegno al reddito e alla liquidità, detrazioni fiscali per calmierare i prezzi dell’energia e interventi per ridare competitività al settore. I nostri fiumi riescono ancora a supportare le dighe, ma ne andrebbe incentivata la costruzione e visto che il tempo minimo perché una nuova diga entri in funzione si aggira sui 10 anni dobbiamo correre ai ripari nell’immediato. Penso sia fondamentale puntare sull’irrigazione di precisione e stimolare la ricerca perché ci servono nuove varietà di piante più resistenti alle alte temperature visto che quelle che necessitano di tante acqua andranno via via scomparendo. Gli studi ci sono, le piante anche, ma con l’attuale burocrazia si fatica a calarle sul territorio». E sull’importanza di raccogliere l’acqua durante le stagioni piovose, Betti spiega come sia importante avere una visione a lungo termine e come chi fa politica debba assumersi l’onere della scelta senza rimandare ulteriormente. «Dobbiamo cercare di accumulare l’acqua nei bacini che abbiamo, sfruttando appieno anche le casse di espansione nella zona del Lamone e del Senio e le cave dismesse del ravennate e del lughese. Quest’inverno la temperatura media è stata più alta di circa 1,8 gradi, gli sbalzi termici sono repentini e sciolgono velocemente la neve. Arriveranno situazioni sempre peggiori, bisogna fare una buona programmazione ora».

Dalmonte (Coldiretti): «Servono nuovi invasi»
«La stagione è ripartita con tutte le sue criticità. Abbiamo gestito la situazione con tutti i portatori di interesse e il risultato è stato ottenuto. I lavori di manutenzione nel primo tratto del canale emiliano romagnolo sono terminati e quest’anno siamo stati un po’ più fortunati, rispetto al 2022, sia per le piogge che per le nevicate. Ciò non significa che si possa stare tranquilli: se la situazione in Romagna va piuttosto bene, quella dell’Emilia, ad esempio è più difficile avendo registrato meno piovosità». Con queste parole, Dalmonte ha fatto un quadro di sintesi della situazione sulle risorse idriche del nostro territorio. «Il livello del Po è ancora molto basso, così come i livelli di invasamento dei laghi lombardi che sono anch’essi nostri serbatoi per l’estate per distribuire l’acqua in tutto il mondo agricolo. Servono, comunque, nuovi invasi perché solo aumentando la raccolta di acque piovane è possibile accrescere la disponibilità di acqua sul territorio fronteggiando così, almeno in parte, gli effetti dei cambiamenti climatici e la siccità che sta fortemente penalizzando il comparto agricolo. Lo scorso anno abbiamo toccato il livello minimo come Cer, la metà delle pompe si sono fermate, c’è stato razionamento e ogni consorzio irriguo ha ridotto i prelievi. L’azione che abbiamo intrapreso come Coldretti verrà portata avanti: di fronte alla tropicalizzazione del clima occorre organizzarsi per raccogliere l’acqua nei periodi più piovosi per renderla disponibile nei momenti di difficoltà. Per questo servono interventi di manutenzione, risparmio, recupero e riciclaggio delle acque con le opere infrastrutturali, potenziando la rete di invasi sui territori. Per quanto riguarda il potabile oggi c’è molta meno tensione grazie alla tracimazione della diga di Ridracoli, alle piogge, all’innalzamento delle falde, e alla situazione dei pozzi, ma il clima è cambiato e dobbiamo cambiare l’approccio». Altra nota dolente è quella dei progetti che sono stati accreditati con il Pnrr. «Come sistema di consorzi siamo preoccupati perché partiranno in questi giorni le gare d’appalto per progetti approvati nel 2021 e non c’è stato alcun adeguamento dei prezzi, aumentati del 20%. Stiamo, pertanto, colloquiando con le istituzioni per capire dove riuscire a reperire risorse».

Misirocchi (Cia): «La nostra è una regione virtuosa per l’uso dell’acqua agricola»
Sul tema della siccità e del necessario approvvigionamento di acqua quando il meteo lo consente ha parlato anche Danilo Misirocchi, presidente Cia Romagna. «Oggi non c’è emergenza idrica in Romagna, ma l’inverno non è stato molto piovoso, le falde non si sono mosse e il terreno s’è bagnato solo in superficie. Preoccupa la stagione estiva perché anche se negli ultimi decenni si sono date risposte importanti al problema dell’approvvigionamento dell’acqua in Romagna attivando diversi impianti di adduzione dal Cer con impianti in pressione e con l’immissione in canali a valle dello stesso, se piove poco il problema resta. Credo sia importante puntare su altri invasi interaziendali e sul Cer sperando possa ampliare la risposta alla domanda di acqua anche nei territori e nelle zone della Romagna ancora sprovviste. Se, infatti, nel ravennate ci sono laghetti interaziendali, la colina, al contrario, soffre di più. Di fronte al cambiamento climatico ormai in atto da anni la buona gestione dell’acqua è importante per questo credo molto nel tavolo di coordinamento per l’emergenza idrica costituito in Prefettura con Regione, Arpae, Carabinieri Forestali, Coldiretti, Romagna Acque, Ravenna Servizi Industriali, Cer, Consorzi Romagna e Romagna Occidentale, Hera e Associazioni degli Agricoltori per una gestione unitaria delle diverse problematiche. Lo scorso anno, particolarmente siccitoso, ci siamo autolimitati nel consumo dell’acqua per non avere ripercussioni importanti anche se l’agricoltura ha pagato un dazio pesante visto che le seconde colture, nel secondo semestre 2022 non sono state fatte. E se il Covid e la guerra in Ucraina ci hanno insegnato quanto sia importante produrre nel proprio territorio e non affidarsi in buona parte all’import, bisogna continuare a conservare l’acqua anche sfruttando maggiormente ciò che già abbiamo, penso ad ex cave, bacini, invasi, laghi interaziendali. Sottolineo che l’agricoltura non sciupa l’acqua, ma la usa per le colture e per mantenere il terreno bagnato con un evidente valore ambientale non solo produttivo. La nostra è una delle regioni più virtuose nell’uso dell’acqua agricola, al pari di Israele, grazie a tecniche moderne e ad impianti in grado di stabilire il volume che si deve erogare e quando. Purtroppo il cambiamento del clima ci sta mostrando come gli eventi meteorologici siano sempre più estremi e, lavorando in prospettiva, la raccolta dell’acqua diventa sempre più importante perché non sai più quanto tempo dovrai aspettare prima di vederne altra. Penso, infine, alla frutticoltura che necessita di tanta acqua e che sta vivendo un momento di crisi a causa degli importanti espianti di alberi con evidenti ripercussioni ambientali. Servono interventi concreti ed in tempi brevi».
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