Ecco le migliori trattorie della Romagna, due nuovi ingressi perSlow Food, ma potevano esserci un paio di «Chiocciole» in più
Riccardo Isola - In Romagna l’Osteria, assieme alla Trattoria, rappresenta il locale dedicato al ristoro nel suo senso più autentico. Lasciando stare la differenza storica, con le successive e ovvie evoluzioni, di queste due tipologie di locali nati per somministrate cibo e bevande, in trattoria ci si andava soprattutto per mangiare, in osteria invece per bere e magari spizzicare qualcosa, oggi questi locali nulla a che fare nemmeno con l’idea e la proposta di fine diving made in Bottura (La Francescana, infatti, si chiama Osteria). Al di là di questa, crediamo, necessaria precisazione vediamo quali siano i testimonial più rappresentativi per il 2025. Non lo diciamo noi ma una critica enogastronomica che ormai da 35 anni, ogni anno, presenta una guida dedicata: Osterie d’Italia di Slow Food. Nel nostro piccolo sono anni che seguiamo e raccontiamo come stia questa tipologia di ristorazione in Romagna. Lo facciamo anche quest’anno ma ci si permetta una disanima per quanto concerne i riconoscimenti arrivati all’ombra del Passatore. Sfogliando «il sussidiario del mangiarbene italiano» per noi al territorio mancano almeno due «Chiocciole». Il riconoscimento simbolo dell’approccio Slow in cui si premia il «locale che piace in modo speciale per l’ambiente, la cucina, l’accoglienza» in sintonia con i crismi dell’associazione. Binari che parlano di consapevolezza del valore dei presìdi agroalimentari, della rappresentatività del territorio, dell’attenzione alle piccole produzioni, dell’informalità ma al contempo della qualità del servizio e del racconto a tavola. Alla luce di questo forse stona il non riconoscimento del massimo premio a due realtà, una più giovane e una storica per la Romagna, che ne incarnano nel dna l’essenza. Stiamo parlando dell’«Osteria dalla Zabariona» di Ravenna e «La Sangiovesa» di Santarcangelo di Romagna. E’ una nostra idea, sicuramente opinabile, ma visto come questi locali operano e lavorano quotidianamente e non certo in quest’ultimo periodo, proprio sulla ricerca dell’autenticità delle proposte in cui al centro ci sia il territorio, sull’utilizzo di materie prime di piccoli artigiani, soprattutto custodi di presìdi Slow, in alcuni casi facendosi protagonisti del loro riconoscimento (vedi la Cipolla dell’Acqua di Santarcangelo ndr), la Chiocciola ci poteva (doveva?) stare. Speriamo arrivi il prossimo anno. Da qui entriamo comunque nella disanima di quali tempi laici del mangiarbene italico, per il 2025, vengono segnalati lungo la via Emilia. In regione le apparizioni in guida sono cento e otto. Di queste settantacinque sono da Bologna a Piacenza e le restanti trentatré vanno dall’imolese al riminese. In Romagna le «Chiocciole» riconosciute sono tre: nel Forlivese-cesenate due e una nel ravennate, precisamente si tratta della «Baita» di Faenza. Le altre due sono «La Campanara» di Galeata e «L’Osteria dei Frati» di Roncofreddo. Sono punti di riferimento, e non da oggi, di una ristorazione che sa raccontare un viaggio emozionante attraverso le declinazioni contemporanee di una tradizione culinaria che sul chilometro zero e consapevole, sulla ricercatezza delle materie prime, sull’esaltazione di una semplicità e immediatezza del gusto, che non è per nulla scontata e banale, riceve apprezzamenti sia del pubblico (trovare posto in questi locali è sempre una impresa, ndr) sia dalla critica. Anche se non rientra nella dimensione amministrativa della Romagna è inevitabile però citare anche un’altra realtà che ha fatto, sta facendo e ci auguriamo continuerà in futuro, a farsi portabandiera e custode di un gusto verace, profondo, vero di confine Tosco-romagnolo. Stiamo parlando della «Bottega dei Portici» (Bottiglia rossa grazie alle circa 7-800 etichette, sempre aggiornata con vini, birre artigianali e distillati) a Palazzuolo sul Senio. Piccola realtà che praticamente da quando ha aperto i battenti, era il 1994, è sempre stata presente in guida, se non è un record poco ci manca.
Questa è la pattuglia delle realtà recensite per il 2025
Come detto sopra in totale la Romagna ottiene 33 segnalazioni nella guida nazionale di Slow Food per quanto concerne l’offerta enogastronomica legata all’Osteria. A fare la voce del padrone è il territorio di Forlì-Cesena con 15 segnalazioni seguito dalle 9 del ravennate. Chiudono il territorio riminese che si ferma a sette locali recensiti e infine l’imolese con due osterie portate all’attenzione dei gustonauti. Partendo dall’imolese i locali sono semnpre quelli: «Il Gallo» di Castel del Rio e l’«Osteria del Vicolo Nuovo» di Imola (cambiato di gestione che è passata dallo storico duo formato da Ambra Lenini e Rosa Tozzoli a Benedetto Linguerri, ndr). Il territorio della provincia di Ravenna è quello che per il 2025 segna più dinamismo, finalmente, con due nuove entrate. Finiscono sulle pagine della guida gialla, infatti, lo storico locale di famiglia «Al Cerchio» (via al Cerchio, 13) e la trattoria «La Rustica» (via D’Azeglio, 28). Immancabile poi la terza segnalazione per il capoluogo bizantino con «L’Osteria dalla Zabariona». Andrea Rondinelli e il suo staff si portano a casa non solo la presenza in guida ma anche e soprattutto due aggiunte: la Bottiglia e la Carta bevande rosse, che testimoniano la grande e minuziosa attenzione che si riversa sull’offerta enologica e di altri prodotti drink legati al territorio romagnolo. In zona mare, preciamente a Cervia viene inoltre segnalato un salto sicuramente da fare «Al deserto». Non manca poi la segnalazione di «Da Luciano» a Russi e soprattutto il top dell’offerta enogastronomica rappresentata dall’inossidabile «La Baita» di Faenza (Chiocciola e Bottiglia rossa anche per il 2025). Sempre nell’areale manfredo vengono segnalati la storica firma della cucina di territorio «Ca’ Murani» e «Manueli» (località Santa Lucia) oltre all’«Osteria del Guercinoro» di Brisighella. Per quanto concerne la roccaforte del gusto slow, l’ambito che comprende le province di Forlì e Cesena, i quindici alfiere del mangiarbene sono i seguenti. Nel capoluogo forlivese ci sono «Petito» e «Osteria Nascosta», in quello cesenate invece «Brodino». Uscendo abbiamo a Bagno di Romagna «Alto Savio» (Bottiglia olio e calice nero), a Cesenatico due testimoni «La Saluma» e «Osteria Bartolini» mentre a Galeata c’è sua maestà «La Campanara» (Chiocciola e Bottiglia rossa). Non manca poi «Il ristorante dei cantoni» a Longiano (Bottiglia rossa) e «Allegria» a Mercato Saraceno e «Il Poderone» a Santa Sofia. Molto bene l’offerta a Roncofreddo con il racconto di territorio fatto dalla «Osteria dei frati» (Chiocciola e Bottiglia rossa) e «Osteria di Montecodruzzo» (carta bevande rossa). Doppietta che si presenta anche a Savignano sul Rubicone con «Ossteria!» (Bottiglia rossa) e «Trattoria dell’Autista» (Bottiglia rossa) mentre a Sogliano sul Rubicone imperdibile è la «Piccola osteria Tèra». Infine il riminese. Qui parliamo della «Osteria dei Murè» di Cattolica, «Da Savino» a Coriano, all’«Agrofficina», «Osteria de Borg» e «La Marinara» nel capoluogo adriatico. Arrivando a San Leo una fermata gustosa è possibile effettuarla da «La Rocca» oltre, ovviamente e imprescindibilmente alla «Sangiovesa» di Santarcangelo (Bottiglia e Carta bevande rosse).