Da Ravenna a Faenza al lughese, il travaglio nel Pd: "Riflessione seria, non servono rese dei conti"

Romagna | 09 Marzo 2018 Politica
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Dopo la batosta elettorale del 4 marzo, inizia questa settimana un viaggio fra i rappresentanti del Pd sul territorio provinciale per capire meglio gli umori e le prospettive del partito che rischia di più anche in prospettiva di elezioni Amministrative del 2019.
 
ALBERTO PAGANI (onorevole di Alfonsine)
«Fossi in Matteo Renzi, sarei dimissionario da subito. Non aspetterei il nuovo governo o il congresso, non spetta a lui il ruolo di garante o traghettatore. Meglio non ripetere l’errore di Bersani, a cui successe Epifani col compito di scongiurare l’elezione di Renzi. Si può benissimo andare avanti il vicesegretario, come fece Dario Franceschini quando si dimise Veltroni, per arrivare a un congresso senza magliette di correnti e tifoserie. Non ci saranno ‘renziani’ che candideranno un ‘renziano’ oppure Orlando a coprire l’ala sinistra. Il prossimo congresso deve essere l’occasione per disgregare e ricostruire tutto. Poi, certo, nasceranno nuovi schieramenti a sostegno dell’una o dell’altra opinione, ma prima di tutto devono emergere i contenuti. Quando? Il congresso va fatto il prima possibile, una volta superato l’attuale clima di incertezza dovuto alla mancanza di una guida per il Paese. Speriamo facciano in fretta. Intanto iniziamo a impostare questo lavoro, ma penso che questo compito non spetti a Renzi, come non spetta a lui, segretario dimissionario, discutere del nuovo governo». (s.sta.)
 
ANDREA CORSINI (assessore regionale)
Domenica gli italiani hanno detto che il Partito Democratico deve stare all'opposizione. Il centro destra e il Movimento 5 stelle hanno nettamente vinto le elezioni politiche ed e' non solo giusto ma anche doveroso che assicurino un governo stabile al Paese. Il Pd non deve essere la stampella di nessuno. Siamo di fronte non ad una sconfitta ma ad una debacle di portata storica. In queste ore mi chiedo chi rappresenta oggi il Pd, quale visione di societa' abbiamo e siamo riusciti a comunicare. Ripartiamo da queste domande. Un partito della sinistra riformista deve darsi un profilo identitario e una piattaforma programmatica che metta al centro diseguaglianze sociali, redistribuzione del reddito, sostenibilità ambientale e radicamento popolare. Ora non massacriamoci in inutili e devastanti tifoserie ma ripartiamo dalle macerie per ricostruire una nuova casa della sinistra moderna ed europea. Ascoltiamo cosa ci hanno detto i cittadini italiani e non i tweet o i post di questo o quell'altro leader. In Provincia di Ravenna abbiamo eletto tutti e tre i nostri candidati nei collegi ( Alberto Pagani, Stefano Collina, Marco Di Maio) a dimostrazione di come, pur in un quadro desolante per il Pd, la credibilità e la competenza dei candidati e la compattezza del gruppo dirigente sono comunque un elemento di forza. Pero' tutto questo rischia di non bastare. Anche a Ravenna, così come in Emili-Romagna abbiamo perso tantissimi voti e nel 2019 avremo scadenze elettorali importanti. Rialziamoci subito e ripartiamo con forza, coraggio, abnegazione ma sopratutto con grande umiltà e disponibilità all'ascolto».
 
ALESSANDRO BARATTONI (segretario provinciale del Pd)
«Pessimo. È stato un voto politico e si sono votati i simboli: il nostro è stato debole, sconfitto quasi ovunque». Per Barattoni, l'elezione di Alberto Pagani, Marco Di Maio e Stefano Collina in tutti e tre i collegi uninominali nei quali insisteva il territorio provinciale è un risultato unico a livello nazionale, «ma non deve diventare una scusa per non discutere. Dobbiamo assumerci tutti, io per primo, la responsabilità del risultato del Pd in provincia di Ravenna». Ora, per il segretario, occorre «ripartire dalle macerie e ricostruire facendo opposizione e, soprattutto, ripensando noi stessi. Dobbiamo prima confrontarci sulla nostra idea di società, su come produrre ricchezza e redistribuirla in un alto livello di sostenibilità ambientale, per poi pensare a come comunicarla. Per fare questo è necessario innovare e sperimentare e credo sia da sgombrare immediatamente il tavolo da tutte le ipotesi di stampella da parte del Partito Democratico ad un qualsiasi governo».
 
SILVIA QUATTRINI (segretaria del circolo delle Ville Unite)
«A livello locale i nostri candidati, Alberto Pagani e Stefano Collina, sono passati, e questo è chiaramente motivo di soddisfazione, anche se lo diciamo senza trionfalismi: la situazione è evidente e non vogliamo nasconderci dietro ad un dito. Nella nostra circoscrizione, quella di San Pietro in Vincoli, il dato è stato di poco sopra la media locale, ma comunque un 13% in meno rispetto alle ultime votazioni». Guardando ai prossimi mesi, Quattrini spiega: «Il lavoro sarà molto articolato e, a livello nazionale, staremo all'opposizione perchè è quello che hanno deciso gli italiani». Guardando al locale, Quattrini spiega che «va messo in moto un processo di discussione e riflessione molto profondo. Occorre ripartire colmando lo scollamento che c'è stato e bisogna ricollegarsi a quella parte di elettorato che, rispetto alla precedente tornata elettorale, non ci ha sostenuto. Dobbiamo capire le cause confrontandoci e mantenendo l'unità che ci ha premiato con le elezioni di Collina e Pagani». Per quanto riguarda la posizione di Renzi, la segretaria spiega: «Concordo con lui, il nostro posto è all'opposizione, e concordo col fatto che si debba aprire una fase di discussione che deve prevedere una fase congressuale del partito».
 
NICCOLO’ BOSI (Capogruppo in consiglio comunale Faenza)
«Alle elezioni politiche il Partito Democratico ha subito una pesante sconfitta, ma oltre a ciò è andata in crisi tutta una cultura politica, tutta l'area di centro sinistra, l'area social-democratica. In primis dobbiamo capire dove abbiamo sbagliato per riprendere la strada dei nostri ideali e dei nostri valori poi dovremo essere una forza di opposizione: attenta, vigile e propositiva. Adesso è opportuno un cambio di decorazioni al governo, non possiamo governare con chi ha idee opposte alle nostre e con chi appartiene a una cultura politica così distante da noi».
 
SIMONA SANGIORGI (Assessore comune di Faenza)
«Il risultato è stato terrificante per il Pd. Per ripartire dobbiamo tornare ad ispirare il lavoro e il dialogo alle origini della nascita di questo straordinario progetto politico. Tornare ad essere un partito che parla con e alla gente, essere e avere un'anima popolare. Purtroppo un'identità che in questo ultimo periodo si era persa. Sulla questione alleanze credo sia giusto dare la parola al popolo del Pd. Si apra un confronto vero e trasparente e non si decida solo nelle segrete stanze».
 
SABRINA MONDINI (Segretario Unione comunale Lugo)
«Una sconfitta pesante che deve essere discussa su tutti i territori e a tutti livelli, dalla segreteria provinciale di mercoledì scorso alla direzione nazionale di lunedì prossimo. Una riflessione che deve coinvolgere tutti, dai dirigenti ai tesserati, che porti verso il congresso. Sono contraria ad appoggiare un Governo con il Movimento 5 stelle. Per quanto riguarda Renzi, considero che le sue dimissioni fossero inevitabili. Sul nostro territorio, forse anche grazie alla campagna d'ascolto messa in piedi prima delle elezioni e all'ampio coinvolgimento dei territori, siamo riusciti ad eleggere tutti i nostri candidati. Ma il risultato elettorale ci deve portare ad una riflessione più profonda e più ampia in vista delle amministrative 2019». 
 
ENRICO SAMA (segretario Unione comunale Pd Bagnacavallo)
«Renzi ha fatto bene a parlare di dimissioni dopo una sconfitta così importante, nonostante i canditati all'uninominale sul nostro territorio abbiano vinto, seppur di poco. E penso sia giusto che il segretario in carica, anche se dimissionario, partecipi alle consultazioni: serve una figura che curi la regia del Pd in questa delicata fase. Il risultato nazionale accende un importante campanello di allarme, ma sarebbe sbagliato rinnegare quanto fatto con responsabilità in questi anni al governo. All'opposizione avremo il modo per caratterizzare meglio le nostre proposte politiche.  Sul nostro territorio, dopo la scissione, abbiamo lavorato tutti insieme e il nuovo segretario provinciale Alessandro Barattoni ha gestito molto bene la situazione. E abbiamo tutto il tempo di ragionare e mettere a punto le proposte del Pd ravennate in vista delle prossime elezioni amministrative».
 
ELISA VARDIGLI (segretaria circolo Sinistra Senio Alfonsine)
«Dal punto vista 'formale', molto dipende da cosa deciderà il segretario nazionale circa le sue dimissioni annunciate, ma ancora da formalizzare. Perse le elezioni, credo che l'unica strada sia quella dell'assemblea e del congresso. Dal mio punto di vista di iscritta, segretaria di circolo e volontaria, qualunque sia lo scenario, che si apra o meno l'opportunità di fare da 'stampella' a una delle forze politiche che hanno vinto le elezioni, se ai dovesse chiedercelo qualcuno, l'importante è coinvolgere e ascoltare la volontà del popolo Pd, dagli iscritti agli elettori. Si potrebbe aprire da subito una ampia consultazione, ancor prima del congresso, qualora si dovesse prendere qualche decisione sul futuro del governo. Vista la crisi della dirigenza Pd e le dimissioni annunciate del segretario, non possiamo prendere decisioni se non interpellando la nostra base. A prescindere dalle tempistiche del congresso e della formazione del governo, che dipendono dal percorso istituzionale che vorrà seguire il Presidente della Repubblica, il segnale che dobbiamo dare è quello del massimo coinvolgimento».
*Pareri raccolti da Federica Ferruzzi, Riccardo Isola e Samuele Staffa
 
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