Crisi Cmc, ancora bloccati in Kuwait i due dipendenti, avanza l'iter del concordato con riserva
«Siamo come prigionieri in ostaggio, chiusi in casa 24 ore su 24 e adesso che si è saputo della richiesta di concordato siamo ancora più preoccupati perché tutti i fornitori verranno da noi. Non abbiamo notizie e tutto tace da ogni parte. Abbiamo bisogno dell'intervento dei ministri degli esteri di Italia e Portogallo». Queste le parole riferite all'Ansa dai due dipendenti della Cmc Andrea Urciuoli e Ricardo Pinela bloccati da giorni a Kuwait City. I problemi per il cesenate Urciuoli e il portoghese Pinela sono iniziati il 21 novembre. Sono stati arrestati e hanno passato una notte in cella con l'accusa di aver danneggiato i macchinari delle ditte a cui erano stati subappaltati i lavori, poi sono stati liberati. In seguito, però, sono stati minacciati di essere nuovamente arrestati. Cmc sta lavorando attivamente per ricondurli quanto prima in Italia anche grazie alla collaborazione della presidenza del Consiglio dei Ministri, il Ministero degli Esteri, il Ministero dello Sviluppo Economico e l'ambasciatore italiano in Kuwait, Giuseppe Scognamiglio. Il 4 dicembre la cooperativa ha depositato in tribunale a Ravenna la richiesta di concordato preventivo «percorso più efficace per porre in sicurezza il patrimonio della società e tutelare, in tal modo, tutti i portatori di interessi».