Cotignola, Massimiliano Fabbri racconta «Inventario Varoli», che ha reso la casa dell’artista più viva che mai in pandemia

Romagna | 13 Giugno 2021 Cultura
cotignola-massimiliano-fabbri-racconta-inventario-varoli-che-ha-reso-la-casa-dellartista-pi-viva-che-mai-in-pandemia
Federico Savini
«Un museo è un luogo vivo e mobile. Diversamente sarebbe un semplice deposito, no?». Massimiliano Fabbri ha ragione da vendere e se la sua domanda (che poi è un’affermazione) appare oltremodo semplice, non è altrettanto semplice ingegnarsi per rendere un museo un luogo che ribolle di vita, tanto più nel pieno di una ristrutturazione e addirittura con una pandemia in corso.
La mostra «Inventario Varoli – della copia e dell’ombra», inaugurata venerdì 4 giugno a Cotignola tra il museo Varoli e l’ex Ospedale Testi e che proprio Fabbri ha curato per conto del Comune, è un esempio virtuoso di come si rende viva una collezione, quella del maestro cotignolese la cui «aura» si respira come non mai. In pratica la mostra sarà una collettiva che metterà a confronto le opere di Varoli con quelle di 59 artisti che nel corso dei mesi ci si sono confrontati, traendo spunto dalla collezione per elaborare nuove creazioni. E anche la pandemia, che certo non era prevista nel progetto iniziale, in qualche modo c’è finita dentro. «L’Inventario Varoli è un progetto che precede la pandemia - spiega Massimiliano Fabbri -, anche perché tutto prende spunto dalla necessaria ristrutturazione del museo».
Una ristrutturazione che però non vi ha fatto chiudere le opere a prender polvere…
«No, è stato lo spunto per un progetto. La casa studio di Varoli verrà ampliata, con una sezione sulla storia cotignolese del Novecento, legata al fronte e al fatto di aver ospitato molti ebrei durante la Guerra. Quell’atmosfera da Wunderkammer che si respirava a Casa Varoli è stata per così dire “smantellata” ma non volevamo che tutte le opere e gli oggetti di una collezione così composita finissero in deposito, in una condizione sonnambula, e per questo li abbiamo trasformati nell’oggetto di una mostra temporanea, con un allestimento tanto semplice quanto anomalo per una mostra, perché mettendoli sul tavolo li abbiamo come ‘avvicinati’ al pubblico, anche a chi li conosceva già bene. Persone, queste ultime, che hanno letteralmente visto la mostra mutare e prendere nuove forme».
Questo dopo la pandemia?
«Sì, ma c’è un passaggio precedente e fondamentale, tanto che possiamo dire che questo progetto incarna anche la nostra reazione alle chiusure della scorsa primavera. Tra maggio e giugno 2020 aprimmo l’inventario, non solo al pubblico, ma anche alle scuole. Abbiamo lasciato piuttosto liberi i bambini, spronandoli a disegnare gli oggetti quella ‘foresta di fantasmi’ che li circondava. Il loro sguardo ci ha mostrato cose che non avevamo mai notato. Così, è nata l’idea di chiamare gruppi di 4-5 artisti a fare pressappoco lo stesso».
I bambini hanno dato lo spunto agli adulti su cosa fare?
«In pratica sì. Da luglio a ottobre abbiamo ospitato gruppi di 4-5 artisti per realizzare opere ispirandosi a quello che vedevano nell’Inventario Varoli».
Residenze artistiche?
«In piccolo, qualcosa del genere. Non uscivamo da mesi e per gli artisti quei brevi incontri hanno voluto dire molto. Il mondo della cultura peraltro veniva da un periodo tremendo, era accusato di essere improduttivo, tutto era bloccato ma se pensiamo capiamo al volo che la cultura e l’intrattenimento in streaming è precisamente quello che ci ha permesso di affrontare il lockdown. Tornando al progetto, un’altra particolarità era che chi realizzava un’opera e la inseriva nella casa poi sapeva che questo sarebbe potuto cambiare per effetto degli artisti venuti dopo. Anche per questo c’è stato un pubblico che ha visto la mostra mutare».
E con la nuova chiusura di novembre?
«Abbiamo coinvolto due fotografi, Michele Buda e Daniele Casadio, per mappare fotograficamente l’inventario e così sul sito del museo abbiamo una galleria on-line. Per alcuni mesi abbiamo quindi invertito il processo. Abbiamo contattato artisti che avevano partecipato a Selvatico, e quindi conoscevano il museo, perché prendessero spunti dai loro ricordi e dalle foto: così è come se il museo fosse entrato nei loro studi, anziché l’inverso. In questo modo siamo arrivati a 59 artisti da tutta Italia»
Lo spazio dell’ex ospedale Testi è nuovo per le mostre?
«Ci ospitammo anche una parte di Selvatico qualche anno fa e per l’occasione verrà re-imbiancato e ripulito. È uno spazio importante per i cotignolesi, che qui sono nati e morti fino agli anni ’60. All’ex ospedale ci saranno le opere degli artisti che hanno lavorato a distanza, mentre chi ha lavorato al museo, l’estate scorsa, espone negli spazi del museo. Sempre l’ex Ospedale, a fine anno, ospiterà le mostre fotografiche di Michele Buda e Marco Zanella, al lavoro sul paesaggio cotignolese, in un progetto su cui sono imperniate anche le contaminazioni video-musicali della rassegna Radici al teatro Binario».
Quant’è importante mantenere vivo un museo?
«Credo sia necessario, sennò sarebbe un archivio. Un museo racconta anche l’identità di un territorio. Sappiamo che “identità” è una parola pericolosa, ma anche importante e forse ineludibile. Proprio perché siamo consci della delicatezza del concetto, consideriamo fondamentali gli sguardi esterni, in modo da evitare l’autoreferenzialità».
Il futuro della collezione?
«Nell’aprile del 2022 tornerà a Casa Varoli, con la metratura ampliata e le nuove sezioni che dicevo. Ci sarà anche l’ascensore e in generale verrà riqualificato un angolo prezioso di Cotignola. Forse ci sarà anche una sezione dedicata a una lezione che Fortunato Depero tenne a Cotignola. Una cosa abbastanza eccezionale che sta approfondendo la storica Raffaella Zama. E poi abbiamo ricevuto donazioni dalla famiglia Bartolotti e il Comune ha acquisito un dipinto degli anni ’30. Insomma, ci saranno parecchie novità»

Allestita fino al 12 settembre; visitabile giovedì e venerdì ore 15.30-18.30, sabato e domenica 10-12 e 15.30-18.30. Info e visite su prenotazione www.museovaroli.it.
Compila questo modulo per scrivere un commento
Nome:
Commento:
Settesere Community
Abbonati on-line
al settimanale Setteserequi!

SCOPRI COME
Scarica la nostra App!
Scarica la nostra APP
Follow Us
Facebook
Instagram
Youtube
Appuntamenti
Buon Appetito
Progetto intimo
FuoriClasse
Centenari
Mappamondo
Lab 25
Fata Storia
Blog Settesere
Logo Settesere
Facebook  Twitter   Youtube
Redazione di Faenza

Via Severoli, 16 A
Tel. +39 0546/20535
E-mail: direttore@settesere.it
Privacy & Cookie Policy - Preferenze Cookie
Redazione di Ravenna

via Arcivescovo Gerberto 17
Tel 0544/1880790
E-mail direttore@settesere.it

Pubblicità

Per la pubblicità su SettesereQui e Settesere.it potete rivolgervi a: Media Romagna
Ravenna - tel. 0544/1880790
Faenza - tel. 0546/20535
E-mail: pubblicita@settesere.it

Credits TITANKA! Spa
Setteserequi è una testata registrata presso il Tribunale di Ravenna al n.457 del 03/10/1964 - Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione:
23201- Direttore responsabile Manuel Poletti - Editore “Media Romagna” cooperativa di giornalisti con sede a Ravenna, Arcivescovo Gerberto 17.
La testata fruisce dei contributi diretti editoria L. 198/2016 e d.lgs. 70/2017 (ex L. 250/90).
Contributi incassati

settesere it notizie-romagna-cotignola-massimiliano-fabbri-racconta-inventario-varoli-che-ha-reso-la-casa-dellartista-piu-viva-che-mai-in-pandemia-n29621 005
Licenza contenuti Tutti i contenuti del sito sono disponibili in licenza Creative Commons Attribuzione