Conserve Italia in crescita anche all'estero, il dg Rosetti: "Valfrutta, Yoga e pomodori Cirio i top brand"

Romagna | 09 Aprile 2018 Economia
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Manuel Poletti - «Conserve Italia ha chiuso il 2017 in crescita, ma in Italia nei primi mesi del 2018 si sta registrando un leggero calo generale dei consumi, dobbiamo stare sempre in allerta, rinnovando continuamente i nostri prodotti».
Parla Pier Paolo Rosetti, direttore generale del colosso cooperativo agrolimentare con sede a San Lazzaro, che ha stabilimenti in molte parti della Romagna. Suoi i marchi storici Valfrutta, Yoga e Cirio pomodori, tutti prodotti italiani frutto di 14mila cooperative associate in una grande filiera integrata.
A circa 40 anni dalla sua costituzione, il fatturato di Conserve Italia è passato dai 12 milioni di euro del 1979 ai 970 milioni del consuntivo 2017. L'integrazione a livello produttivo e commerciale delle aziende del Gruppo Conserve Italia ha portato alla realizzazione di una rete europea di aziende, fra loro collegate, che si muovono sul mercato come un solo Gruppo e con una sola strategia di mercato, con l'obiettivo di valorizzare i derivati della frutta, del pomodoro e dei vegetali attraverso una forte politica di investimento sui marchi.
«Lo sviluppo di una politica marca a livello italiano ed europeo, incentrata sui marchi Valfrutta, Yoga, Derby Blue, Jolly Colombani, Cirio e Juver, ha consentito di creare uno stabile e duraturo legame con il consumatore e di conquistare rilevanti quote di mercato sia nel retail che nell’Ho.Re.Ca - sottolinea Rosetti -. Come azienda stiamo crescendo a livello d’innovazione, lanciando nuovi prodotti che intercettino i nuovi trend dei consumatori (bio, mondo frutta, senza zucchero e gamma veggy).
Rosetti, innovazione e comunicazione, così Conserve Italia continua a crescere costamente? Non avete risentito della crisi anche negli anni più duri dal 2011 al 2014…
«Esatto, su questi due fattori investiamo con continuità per ottenere risultati importanti come è successo soprattutto negli ultimi dieci anni. Quella che quarant’anni fa appariva una scommessa del mondo agricolo è divenuta la più grande realtà conserviera europea, e al di là dei passaggi, delle acquisizioni, delle conquiste fatte nel tempo, la ragione del successo è una sola: il mondo agricolo e cooperativo hanno scommesso su di sé, mettendo in campo quella coesione, quell’unità d’intenti e quella disponibilità comune al rischio e all’impegno che sono i presupposti per una cooperazione autentica e competitiva».
Valfrutta, Yoga e Cirio rappresentano ancora di gran lunga i vostri marchi più forti dai quali ricavate gran parte del fatturato o conta anche la differenziazione dell’attività?
«La politica di marca ha da sempre costituito uno degli orientamenti strategici del gruppo Conserve Italia ed oggi le vendite coi marchi dell’azienda (Valfrutta, Yoga, Derby Blue, Cirio, Juver, Jolly Colombani) coprono circa il 70% del fatturato, seguite dalle marche commerciali della moderna distribuzione e dai prodotti destinati agli scambi industriali. Conserve Italia ha sviluppato rapporti consolidati con tutte le maggiori catene della moderna distribuzione con le quali sviluppa circa il 65% del proprio giro d’affari. Altro canale tradizionalmente importante, in particolare per i succhi di frutta, è quello dell’Ho.re.ca., mentre più recentemente è stato sviluppata la presenza nel settore del Foodservice e del Vending».
Quanto incide l’export? Quali sono i Paesi con cui lavorate di più?
«L’export è sempre più rilevante per la nostra attività, l’andamento che ha registrato nel 2017 è stato di una crescita di oltre il 6%, in generale vale il 40% del nostro volume d’affari. In Europa se ne concentra gran parte, poi Stati Uniti ed Australia, sui quali stiamo puntando molto, soprattutto con i prodotti a marchio Cirio. Certo sia Brexit che i dazi australiani non ci hanno aiutato, ma non possiamo lamentarci dell’andamento».
In Russia e Cina invece state investendo?
«In entrambe i casi già anni fa abbiamo fatto tentativi che non hanno dato risultati apprezzabili. Con la Russia se riprenderanno i rapporti con l’Unione Europea, allora torneremo ad investire. Nel caso della Cina invece 15 anni fa facemmo un tentativo che non andò bene, quindi ora puntiamo di più sull’e-commerce in quella prospettiva».
Quali le novità per il 2018? Anche voi puntate su prodotti veggy?
«Ancora tanta innovazione con i nostri marchi per crescere. Ci aspettiamo un altro salto delle nuove linee, soprattutto quelle veggy e senza zucchero per i succhi di frutta. Poi vogliamo aumentare la quota dedicata ai discount ed ai private labor».
C’è concorrenza con Orogel, l’altro colosso romagnolo?
«Assolutamente no, con Orogel i rapporti sono molto buoni e non mancano scambi di idee per sviluppare eventuali possibili sinergie. Più di 20 anni fa fu fatta una scelta strategica per cui loro si sarebbero occupati di surgelati e noi sul quel versante ci fermammo e dismettemmo anche uno stabilimento. La realtà di Cesena è cresciuta molto ed è leader di quel settore, come noi lo siamo del nostro, un fattore molto positivo per tutta la cooperazione e per tutta la nostra base sociale, considerando che incidiamo in gran parte sullo stesso territorio».
 
 
 
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