Castel Bolognese, la presidente Rosanna Pasi ripercorre i dieci anni del recupero del Mulino Scodellino

Romagna | 24 Luglio 2022 Cronaca
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Sandro Bassi - Lo Scodellino rinnovato sta per compiere dieci anni. Sì perché nel settembre 2012 lo storico molino di Castel Bolognese risalente al 1398 diede avvio, con il Festival della Creatività, alle sue iniziative post-restauro. Il Comune della cittadina sulla Via Emilia, da sempre proprietario dell’edificio, lo aveva messo in sicurezza con un intervento diretto dall’architetto faentino Vincenzo Lega e quello fu il primo passo della rinascita dopo l’arresto dell’attività molitoria nel 1982 e il suo successivo abbandono, anche con vandalismi esterni e interni e soprattutto con un degrado che aveva portato l’immobile alle soglie del crollo.

TESTIMONE DEL MEDIOEVO
Oggi l’antico opificio a cavallo del Canale dei Molini appare incantevole nella sua cornice verde di sambuchi, acacie, un ippocastano secolare, una quercia sull’ex stalletto per maiali anch’esso recuperato, e, perché no, una spettacolare pianta di cappero proprio sul muro a fianco del portico di ingresso … , «tuttavia - spiega sul filo dei ricordi Rosanna Pasi, presidente degli “Amici del Molino Scodellino” anche in paese c’era chi disapprovava il presunto spreco di denaro pubblico per un risanamento che appariva velleitario e, all’opposto, chi auspicava la creazione di un ristorante di lusso o comunque di una macchina da soldi…». 
L’edificio era vincolato e quindi la Soprintendenza non avrebbe mai autorizzato snaturamenti del genere, tuttavia ci si chiedeva che fare, ora, di un molino di fine Trecento carico di gloriosa storia, certo, e anche incastonato in un bel posto, d’accordo, ma non più in grado di produrre alcunché, men che meno di attirare turisti. 

LA RIPRESA «PRODUTTIVA»
«La svolta fu con il Fai - sorride Pasi - che inserendo lo Scodellino nelle visite della primavera 2013 ci diede una visibilità straordinaria. In un solo fine-settimana vennero oltre 2mila persone, compreso l’assessore regionale al turismo Massimo Mezzetti che rimase sbalordito dalla piacevolezza del luogo. L’architetto Gian Luca Zoli, all’epoca presidente del Fai, ci aveva stimolato non solo ad aprire al grande pubblico ma anche a tentare di ripristinare tutto l’impianto di molitura. Io l’avevo chiesto ai miei collaboratori, in primis al bravissimo Pino, ex meccanico delle Ferrovie, che aveva riesumato la turbina ridotta in uno stato pietoso, smontato tutto, rifatto le parti ammalorate e compiuto il miracolo, al punto che poi Zoli ci fece mettere una botola in vetro sul pavimento interno, a cavallo del canale, per far vedere che era tutto vero».
Vero come un opificio medievale e che aveva mantenuto l’aspetto selvatico delle origini, altro che il Mulino Bianco inventato dalla Barilla. «Poi dopo, a cascata, ci furono gli altri progressi: il Consorzio di Bonifica risistemò la via d’acqua e collocò una turbina idroelettrica esterna, ma ci chiese anche di metter mano alle parti murarie del canale. Io mi assunsi delle responsabilità perché lo facemmo con i nostri volontari - tra cui muratori, falegnami, fabbri e anche semplici volenterosi  - che riciclarono ben 25mila mattoni vecchi adatti allo scopo. Poi arriva Walter Naldoni dell’omonimo molino e si innamora del luogo, ci finanzia tutta la messa a norma dell’impianto molitorio e ci propone un patto che funziona benissimo tuttora: lui ci porta il grano, noi lo maciniamo, lui si porta a casa la farina e la confeziona a norma di legge e con il nostro logo e ci paga la molenda, cioè il nostro lavoro, come agli antichi mugnai. Non è solo una questione di apparenza o di pittoresco: lo Scodellino ha ancora la macina del 1843 in pietra, non in cemento, e il raffreddamento della farina avviene lentamente, preservando tutte le qualità organolettiche della farina stessa, che noi ricompriamo da Naldoni vendendola poi direttamente perché va proprio a ruba».

GLI EVENTI
Infine gli eventi. Oggi si va dai concerti al cinema estivo, ai matrimoni, fino agli spettacoli di danza, alle presentazioni di libri e alle mostre d’arte (cominciò Gianfranco Budini con le Madonne dei Pilastrini, ma appena un mese fa c’è stato il grande Giovanni Pini, con i suoi dipinti molto pertinenti fatti con carte, cartoni, cascami, pigmenti naturali e altri materiali poveri).  Lo spazio è tiranno, ma in ultimo chiediamo a Rosanna le intenzioni per il futuro imminente, in pratica per i festeggiamenti del compleanno. «Oltre al Festival delle Creatività già previsto per il 4 settembre, e oltre ad esporre i giocattoli di un tempo, in legno ed autocostruiti, che ci ha regalato Aldina Ballardini, zia di Laura Pausini, vorrei fare incontri con i responsabili dei due parchi, della Vena del Gesso e del Delta del Po, in mezzo ai quali ci troviamo e infine con dei medici che ci parlino di prevenzione verso i mali di questa nostra società, perché credo che un luogo come questo possa aiutarci a vivere meglio».  
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Mi sembra quasi inutile vista la complessa situazione che stiamo attraversando e i problemi che ci aspettano a breve.
Commenta news 25/07/2022 - Ricky
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