Riccardo Isola - Tra scienza e turismo ambientale. Questo è quello che offre il «Giardino delle Erbe» di Casola Valsenio. In questa prima metà del 2019 sono stati migliaia gli appassionati, i curiosi, i turisti, le scolaresche, i professionisti e studiosi che si sono arrampicati fino ai piedi dell’Appennino faentino per visitare e operare in progetti con questa struttura che da più di mezzo secolo si caratterizza per essere una delle eccellenze ortobotaniche, dedicate alle piante officinali, aromatiche e ai cosiddetti frutti dimenticati, a livello nazionale. Un imprinting nato da una passione del professor Augusto Rinaldi Ceroni nel Dopoguerra, che oggi, grazie al direttore Sauro Biffi, ne raccoglie il testimone proseguendo nella divulgazione e nell’approfondimento delle proprietà alimentari, medicinali e farmacologiche, del mondo della profumazione di quasi 500 specie di piante, erbe e fiori. E non è un caso se anche i media nazionali ne hanno compreso l’importanza e il valore; l’ultima è stata la Rai che il 10 luglio ha raggiunto lo spazio per realizzare alcuni servizi andati poi in onda all’interno della trasmissione «Tutto Chiaro» condotta da Monica Marangoni. «La nostra peculiarità - aggiunge Biffi - è che il giardino lo si può e lo si deve visitare durante tutto l’anno. E durante l’anno - prosegue - si alternano visite e momenti di approfondimento che dalle scuole materne fino all’Università ci raggiungono per scoprire e studiare le proprietà benefiche di questo patrimonio botanico». Tra gli ultimi progetti, ad esempio, realizzati in collaborazione con l’università vi è quello «dello studio degli endorfiti (batteri presenti all’interno delle piante, ndr) per realizzare nuovi antibiotici ad uso medico». Ed ancora durante l’anno il giardino casolano «ha visto stringere diverse collaborazioni scientifiche con la realizzazione di due master, uno in veterinaria e uno in scienze ambientali a cui - sottolinea ancora il direttore - sono seguiti altri momenti di incontro con istituti di ricerca provenienti da Napoli, da Roma, Bologna e da Modena oltre che da Perugia, Torino e Firenze». Un’attività scientifica che però si sposta anche sul versante culinario e agronomico. «Crescono di anno in anno - rimarca Biffi - le collaborazioni con il mondo agricolo locale e non per l’approfondimento delle potenzialità agronomiche a fini produttivi e hobbistici dell’utilizzo di alcune piante particolarmente ricercate dal mercato. Sono piccoli tasselli - continua - che non fanno però mai mancare l’interesse verso il Giardino». Infine, non da meno, è l’aspetto turistico. «Sono migliaia i visitatori che da ogni parte d’Italia e non solo vengono a visitare la struttura. Partecipano ai laboratori e ai momenti didattici, alle visite guidate perché la voglia di realizzare un’esperienza di visita e di turismo con un approccio cultural-ambientale è sempre crescente. Una presenza che non manca poi di diffondere la cultura officinale e aromatica delle piante visto che al termine delle visite non mancano mai piccoli acquisti di essenze, di prodotti lavorati».