Casola Valsenio, arriva un’ulteriore presa di posizione del Comune di Casola: «Dare continuità alla cava per non far chiudere tutto»

Romagna | 24 Settembre 2022 Cronaca
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Riccardo Isola - Il tema del futuro dell’attività estrattiva nella cava di gesso su Monte Tondo prosegue. In questi giorni, infatti, si sono concluse le presentazioni delle osservazioni al Piae alla Provincia. In data 21 ottobre dovrebbe cessare l’autorizzazione all’attività estrattiva della cava di Monte Tondo. La Provincia di Ravenna ha avviato nei mesi scorsi la consultazione preliminare riguardante il Polo per presentare l’integrazione alla proposta assunta di variante Piae, con le forze economiche e sociali e le associazioni. L’ultima osservazione in ordine di tempo arriva dall’amministrazione comunale di Casola Valsenio. Realtà fortemente interessata all’argomento visto che nel proprio territorio esiste lo stabilimento di trasformazione della materia prima, il gesso appunto, della Saint Gobain che porta occupazione e indotto non solo per il paese ma per l’intera vallata.
La posizione è netta, chiara e incontrovertibile. «Vista la ristrettezza dei tempi - sottolinea il sindaco di Casola Valsenio, Giorgio Sagrini - si chiede di procedere con il rinnovo dell’autorizzazione dell’attività estrattiva quantomeno nell’attuale perimetro per prevenire rischi di chiusura, e procedere con l’analisi-studio dell’effettivo materiale disponibile e, laddove non fosse possibile farlo in questa sede, con un nuovo iter amministrativo per considerare, stimare, un sostenibile allargamento del perimetro dell’area estrattiva per dare futuro all’attività industriale e all’occupazione e tempo utile per intercettare, attivare le innovazioni dell’economia circolare nella filiera del gesso e procedere con il ripristino ambientale delle aree di cava». Stessa indicazione arriva anche dalle diverse associazioni di categoria. Da quelle commerciali a quelle industriali i rappresentanti del mondo del lavoro ribattono ufficialmente «che l’occupazione esistente nella cava e nello stabilimento, a cui si deve aggiungere l’indotto dell’intera vallata, vanno salvaguardati. il tutto ovviamente con i crismi di unos viluppo che sia il più compatibile possibile con la tutela e la valorizzazione ambientale. Famiglie, territorio, ambiente e sviluppo - rimarcana il mon do del alvoro - possono continuare a viaggiare su binari paralleli per la crescita omogenea del tessuto socio-economico, culturale e di tutela».
Una posizione in netta contrapposizione con quello che sostiene invece la Federazione Speleologica regionale che invece sul tema si è sempre posta agli estremi opposti. Nelle recenti osservazioni presentate in Provincia, gli speleo infatti propongono «senza se e senza ma» che «lo scempio estrattivo finisca». Per la precisione si chiede «se il futuro di queste vallate sarà la distruzione indiscriminata di quanto vi è di più prezioso, oppure un’attenta conservazione di questi straordinari ambienti che sono da considerare patrimonio naturale unico dal punto di vista geologico/speleologico, naturalistico, paesaggistico ed archeologico. Per quanto ci riguarda - concludono gli speleo - ritenere la distruzione dell’ambiente una risposta alle necessità locali è il segno di un diffuso degrado culturale che considera il paesaggio prevalentemente un bene di consumo da sfruttare e ciò è causa prima di tanti disastri ambientali estesi globalmente». Per questo «l’attività di cava deve essere chiusa». Simile anche la presa di posizione di diverse associazioni verdi e ambientaliste del territorio che hanno rimarcato ufficialmente la loro contrarietà alla prosecuzione dei lavori di escavazione del gesso nella vena riolese-casolana.
Non così la vedono anche tutte le amministrazioni comunali del faentino. Anzi, proprio in una mozione, approvata dal consiglio dell’Unione della Romagna faentina il 28 febbraio, si ribadisce come «la tutela del lavoro, dei livelli occupazionali, dell’indotto e il futuro delle comunità, sia una condizione, un requisito imprescindibile dello scenario finale che si dovrà indicare e perseguire attraverso la possibile prosecuzione dell’attività estrattiva e il conseguente ripristino ambientale». Inoltre gli enti pubblici concordano nel ritenere che «la prosecuzione dell’attività nel sito in oggetto debba essere valutata, per quantità, modalità e durata, sostenendo e promuovendo quelle condizioni tecnico-organizzative che permettano al gruppo Saint-Gobain Italia di riorganizzare la produzione in un distretto innovativo delle filiere del gesso, con un minor utilizzo di materia prima naturale a fronte di un incremento dell’utilizzo di materiale di recupero, come il cartongesso dismesso, al fine di proseguire e garantire il lavoro e l’attività industriale».

Sabato apertura straordinaria del Museo del Gesso
L’Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità-Romagna proprietaria del Palazzo Baronale di Tossignano (piazza Andrea Costa 9), ha realizzato il nuovissimo «Museo geologico della Vena del Gesso Romagnola». Il Museo sarà inaugurato ad ottobre dopo i nuovi allestimenti, attraverso un percorso espositivo che condurrà il visitatore alla scoperta della straordinaria realtà geologica del territorio del Parco. In occasione della festa dei 400 anni della polenta di Tossignano, sabato 24 settembre ci sarà tuttavia un’apertura straordinaria del complesso. A tal fine l’Ente di gestione per i Parchi e la Biodiversità-Romagna, in collaborazione con il Comune di Borgo Tossignano, ha incaricato IF della gestione dell’apertura della struttura, con questo programma (tutto gratuito). Il Museo geologico della Vena del Gesso Romagnola, allestito all’interno del Palazzo Baronale di Tossignano, è incentrato proprio sui gessi messiniani: ripercorre nel dettaglio la storia geologica che ha portato alla loro formazione, la successione di paleoambienti, le caratteristiche mineralogiche dei gessi e il loro utilizzo a partire dall’epoca romana sino ai giorni nostri. Il Museo conduce il visitatore alla scoperta della straordinaria realtà geologica del territorio del Parco attraverso un percorso espositivo sapientemente organizzato per essere un viaggio nel tempo e nei siti di rilevanza geologica del Parco della Vena de Gesso Romagnola. In particolare, il museo geologico del Baronale, così come gli accessi ai sentieri che ripercorrono le porzioni più occidentali del Parco, sono facilmente raggiungibili a partire dalla stazione ferroviaria di Imola (linea Bologna – Ancona) e successivo collegamento con autobus di linea in direzione Tossignano. Inoltre, è possibile recarvisi in totale sicurezza e attraverso una mobilità ancor più sostenibile, percorrendo la Ciclovia del Santerno di recente inaugurazione.
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