Casola, la passione per la terra di Stefania dell’azienda Scania

Romagna | 13 Luglio 2019 Cronaca
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Fabrizia Montanari - «Saranno i tuoi fratelli a portare avanti l’azienda» ripeteva papà Malavolti alla figlia, unica femmina di tre fratelli, negli ormai lontani anni ‘80. Ma Stefania, casolana, classe 1965, coniugata, due figli, la passione per la terra ce l’ha nel sangue e lavorare, tanto, non la spaventa. E così, nel 1985, ventenne, insieme al marito veterinario decide di acquistare una casa in campagna e dedicarsi all’allevamento di ovicaprini e bovini e trasformare in formaggi tutto il latte, vendendo direttamente i prodotti ottenuti nello spaccio aziendale a Casola Valsenio (oggi anche a Faenza in via Batticuccolo insieme ad altre 5 aziende agricole del territorio, oltre che al mercato del contadino il venerdì in p.le Pancrazi). Scania di Settefonti, l’azienda di cui è titolare, è anche una fattoria didattica molto frequentata da scuole di Faenza, Lugo e Ravenna, per la presenza di tanti animali, ormai sempre più rari anche in collina. Stefania, nonostante la mole di lavoro, capisce l’importanza di non restare fuori dal mondo della rappresentanza del settore agricolo e dal ’99 entra a far parte dell’associazione Donne in Campo di cui, dal 2018, è coordinatrice per la Romagna».
Imprenditrice casearia titolare di azienda, moglie, madre e coordinatrice: quanto lavora, Stefania?
«Le aziende zootecniche come la nostra richiedono di lavorare 365 giorni all’anno! Per fortuna da dieci anni anche mia figlia Sara, diplomata all’istituto agrario Scarabelli di Imola, lavora a tempo pieno in azienda, il fratello Pietro, 16 anni, sta seguendo le sue orme e abbiamo anche tre dipendenti».
Tuttavia ha trovato il tempo per dedicarsi alla rappresentanza attraverso Donne in Campo. Ci può parlare dell’associazione e del ruolo da lei oggi ricoperto?
«Donne in Campo è un’associazione di persone, riconosciuta a livello nazionale ed internazionale il cui scopo è fare rete tra le donne imprenditrici, collaboratrici agricole e funzionarie del sistema al fine di promuovere lo sviluppo dell’imprenditoria femminile. Dal 2018, dopo la fusione della Cia di Ravenna, Forlì/Cesena e Rimini, sono coordinatrice Cia Romagna, facendo così parte della nuova Giunta, della direzione regionale e nazionale».
Quante socie conta Donne in Campo Romagna? 
«Le titolari vere e proprie sono 430, ma contando fra le socie anche coadiuvanti e funzionarie, il numero sale a più di mille».
Attualmente quali questioni affrontate?
«Durante l’iniziativa dello scorso 13 giugno a Cesena ci siamo interrogate sulla disparità previdenziale e assistenziale tra lavoratrici dipendenti e autonome. All’incontro ha partecipato l’assessore regionale Emma Petitti, resasi disponibile ad approfondire la tematica posta». 
Cosa l’appassiona di più di questo lavoro?
«Ascoltare le donne, perché vivendo, crescendo le proprie famiglie, lavorando sul territorio mantengono vive le proprie comunità e ne sanno cogliere le problematiche. Hanno spirito di adattamento, sono innovative; ci sono donne che riescono ad inventarsi attività in territori marginali e a fare reddito, il tutto ruotando attorno alle esigenze del proprio nucleo familiare».
Cosa si augura per il futuro delle imprenditrici agricole?
«Che abbiano maggior riconoscimento a livello nazionale. Un paese che non gratifica chi tutti i giorni si impegna, crea, rende vivo e attraente il proprio territorio rischia di regredire sempre più e una politica che non capisce e non vede questa ricchezza è una politica miope ed inutile. Credo sia indispensabile che le donne siedano sempre più ai tavoli decisionali e che siano parte integrante nelle azioni da intraprendere, al fine di rendere percorribile il futuro alle giovani generazioni».
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