Calcio, 20 anni fa il Faenza salutava la C per sempre, il ricordo di capitan Minardi: «La quarta salvezza di fila sarebbe stata magica»

Paolo Minardi, faentino purosangue, era il capitano dell’ultimo Faenza tra i professionisti: «Fu un epilogo duro per noi. Pur essendo una squadra molto giovane, eravamo riusciti durante l’anno a occupare una zona di classifica tranquilla. La stagione era stata positiva, ma poi per un calo nel finale, fummo condannati ai playout. Il Sassuolo, composto da giocatori esperti reduci dalla serie A come Pellegrini, Mandelli, Maddè, Di Cintio, l’argentino Suarez e giovani emergenti che poi avrebbero fatto carriera come Munari e Ruopolo, non doveva trovarsi in quella situazione. Fu però proprio la maggiore esperienza ad aiutarli». Come andò il doppio confronto? «Il rammarico fu per la gara di andata quando rimanemmo in superiorità numerica, ma non fummo capaci di sfruttare la situazione. Al ritorno subimmo gol su un calcio di punizione contestato. Sul pallone crossato in area Di Loreto insaccò di testa. Diversi anni dopo alla Giacomense me lo ritrovai come compagno di squadra e riparlammo dell’episodio. Sicuramente il Sassuolo seppe gestire meglio la pressione grazie all’esperienza». Per Minardi, faentino e capitano, il dispiacere fu grande: «Ricordo come fuori dallo stadio ci guardavamo increduli io e Montipò, che poi sarebbe stato il mio procuratore, non riuscendo a realizzare quanto era accaduto. Eravamo convinti di salvarci per la quarta volta consecutiva, un grandissimo risultato per una città come Faenza che purtroppo non ha mai risposto come avrebbe potuto in termini di supporto alla squadra». Minardi, classe 1976, dopo sette stagioni da titolare nel Faenza, dopo quei playout proseguì tra i professionisti in C1 alla Spal e in C2 al Forlì, poi di nuovo in C1 al Chieti per due stagioni, quindi ancora in C2 tre anni a Bassano e quattro alla Giacomense, fino a chiudere la carriera nel 2012. Oggi esercita la professione di commercialista. (g.s.)