Riccardo Isola - Dopo il mitico ristorante «Gigiolè», dopo la chiusura e il fallimento della mitica discoteca «il Gufo», a seguito e in contemporanea alle altalenanti performance del comparto alberghiero, tra cui l’antico e annoso problema della necessità di diversificare e qualificare l’offerta dei pernottamenti, a non rendere di certo entusiasmante la situazione turistica del borgo di Brisighella ci pensano anche le terme. Lo stabilimento, sorto un centinaio di anni fa sulle rive sinistre (non è certo un riferimento malaugurante) del Lamone, per ora rimane chiuso. La cosa era nell’aria. La situazione economica e finanziaria del gruppo proprietario già alla fine del 2018 aveva dato avvisaglie e segnali poco incoraggianti sul futuro.
I fatti di cronaca riportano che nel 2016 la Lombardi e Briganti srl Costruzioni edili viene dichiarata fallita. Azienda facente parte della holding che ricopriva il ruolo di secondo socio della srl Terme di Cervia e di Brisighella con il l 38,% di azioni. Da qui la partenza di un’asta, con base fissata a oltre 4 milioni di euro, che però non ha portato a nuovi investitori. Il prossimo 2 ottobre si riprova con base d’asta abbassata a 3,7 milioni di euro. Alle ore 15 si saprà se qualcosa di nuovo succederà. Intanto niente bagni salsobromoiodici, niente inalazioni ma nemmeno nessun massaggio con fanghi curativi sarà più possibile fare, almeno per ora, a Brisighella.
La situazione di difficoltà della struttura, di proprietà e gestione della società che gestisce anche lo stabilimento termale cervese, non sono certo di oggi. Sono almeno una decina di anni, se non di più, che la realtà brisighellese non gode di grande appeal in ambito turistico. Quasi nessun vero e importante investimento di restyling contenutistico e strutturale, nessuna radicale svolta verso wellness e beauty farm, hanno di fatto reso sempre calante l’afflusso di persone all’interno dei padiglioni di via delle Terme. Non basta, lo ha dimostrato, per esempio, la vicina realtà di Riolo che in qualche modo ha saputo rigenerarsi, essere accreditati con l’assessorato alla Sanità della Regione Emilia-Romagna e convenzionati con il Servizio sanitario nazionale. Non basata e non serve più.
«Purtroppo il problema c’è e non è di facile risoluzione - conferma quasi impotente il sindaco Massimiliano Pederzoli -. La questione è relativa a un’azienda privata, le risorse sono le loro. Noi non possiamo poi fare più di tanto se non cercare, come abbiamo detto anche alla proprietà di metterci a disposizione per cercare di trovare assieme eventuali canali di finanziamento o di incontro con i livelli nazionali più appropriati. Perdere le terme, per Brisighella, non è certo una bella notizia». Un’altra tegola, dopo le numerose arrivate nel corso del tempo, che non fa bene alla promozione turistica di uno dei «Borghi più belli d’Italia». «Lo ripeto, la questione è pressochè in mano ai privati. Noi, come politica e come amministrazione comunale – aggiunge il primo cittadino - possiamo pensare e ragionare su tutti i piani, progetti, strategie, indirizzi di rilancio turistico, che inglobino anche e ovviamente il comparto termale, ma se non ci sono i soldi e la volontà da parte della proprietà o di eventuali altri e nuovi investitori, l’efficacia delle strategie non porta a riaprire i cancelli».