Basket B, l'orgoglio di Baccarini: «Blacks Faenza, io non ho alcun rimpianto: in B Nazionale per migliorare ancora»

Valerio Roila
Andrea Baccarini, passate ormai quasi due settimane dalla fine della stagione agonistica dei Blacks, cosa vi resta, nel cuore, del vostro campionato?
«Al di là dell’epilogo finale, ed assieme al dispiacere per non essere riusciti ad allungare la serie, cosa che penso avremmo meritato, è stata un’annata vincente. Di cui non vanno sottovalutati il risultato finale, l’attaccamento di un gruppo che ha dato il massimo, e l’affetto di una città, che pur immersa in una disgrazia di livelli notevoli, ci ha seguito con passione fino alla fine».
Andrà a Ferrara a vedere le Final Four per la promozione in A2, e soprattutto resisterà al pensiero ricorrente «potevamo esserci noi»?
«Andrò a seguirla con interesse, perché il livello è molto alto, e si disputerà con una formula all’italiana che intriga, anche se penso si sia dato eccessivo spazio alla creatività ed alla fantasia, dal passare da un campionato all’italiana a due serie play-off per poi tornare a giocarsela in un gironcino, col rischio che nell’ultima giornata chi vince due partite sia già promossa e giochi con minor motivazione. Ma non ho rimpianti, se non quello di non aver avuto la squadra al completo o al top, a causa dell’infortunio occorso a Pastore. Rieti ha dimostrato di avere qualcosa in più, con il senno di poi potevamo dare una spallata in gara-2, ma più che altro siamo stati sfortunati con la formula che ci obbligava a scontrarci con la prima della nostra stessa stagione regolare, dopo che già l’inserimento dei reatini nel nostro girone geograficamente c’entrava poco. E tra l’altro lo stesso è successo in Coppa Italia, dove di solito si incrociano i gironi e stavolta no. Ma lo sapevamo prima, e c’è ormai poco da rammaricarsi».
La B Nazionale vi obbligherà a nuove sfide, l’asticella si alzerà: proverete comunque a costruire una rosa che miri alla A2, o il primo anno sarà più «guardingo»?
«Nel medio periodo l’obiettivo è quello di poter provare il salto. Negli ultimi anni abbiamo sempre fatto un piccolo step, proveremo a farne uno ulteriore anche nella prossima stagione, in modo da farci trovare pronti in caso si crei una chance».
La strategia di confermare quanti più giocatori possibili della stagione precedente ha dato i suoi frutti. Si ripartirà con lo stesso filone, a partire dalla guida tecnica, o ci dobbiamo attendere qualche cambio in più?
«Siamo al periodo delle cene finali, occasioni giuste per parlare a tutto tondo di strategie future. L’idea di continuità tecnica e col gruppo verrà perseguita, ma si potrebbero creare necessità di sostituire qualche elemento».
Radiomercato ha già gracchiato qualche suggerimento, ma al di là dei nomi, giocherete d’anticipo o sarete più attendisti?
«A giugno di solito i prezzi sono più alti, quindi faremo scelte ponderate. Anche perché, con la nuova serie B nazionale, dovremo aprirci anche ad un mercato come quello dei comunitari, che per noi è una novità».
La ferita inferta dall’alluvione ha influito dal punto di vista agonistico, ma soprattutto sul tessuto economico e sociale cittadino. Ci sono state tante manifestazioni di solidarietà, ma i problemi restano e peseranno nei prossimi anni. Teme che, ora che si sono spenti i riflettori, ci possa essere meno coinvolgimento emotivo e che la città possa essere abbandonata dalle istituzioni nazionali, con ricadute sulla capacità di attrarre fondi?
«La gravità e l’unicità dell’evento non ci permette di immaginare cosa sarà domani. Certo, sia per i privati che per le attività, c’è bisogno di aiuto per rialzarci. Noi non possiamo pensare di essere prioritari, siamo collegati al tessuto economico della città ma restiamo marginali, possiamo contribuire col nostro ruolo sociale e ci affianchiamo alle famiglie, affinché la nostra capacità di fare spettacolo e portare svago e divertimento possa rappresentare uno dei punti di ripartenza».