Basket A1 donne, il presidente Fermi dopo l'esonero di Ballardini: «E-Work, adesso gli alibi sono finiti e chi non se la sente può andarsene»

Una crisi profonda, irreversibile e soprattutto preoccupante per il futuro prossimo e non solo. La disfatta sul campo di San Martino di Lupari - settima sconfitta consecutiva di un girone di ritorno tremendo e con appena due successi all’attivo - è costata la panchina a Simona Ballardini, sollevata dall’incarico di allenatrice dell’E-Work dal presidente Mario Fermi, lo stesso che un anno e mezzo fa scelse «Simo» per sistemare le cose dopo l’esonero di Sguaizer. A due giornate dalla fine della stagione regolare l’E-Work è precipitata. Prima ha abbandonato le speranze di raggiungere i playoff, poi quelle di raggiungere la salvezza senza passare dai playout, cioè alzando la famosa asticella di cui parlava durante l’anno Fermi. Ma ora è addirittura a rischio anche il fattore campo nello spareggio contro Lucca. Anche per questi motivi Ballardini ha pagato per tutti, come spiega il presidente: «L’esonero? Molto doloroso, ma inevitabile. Simona fa parte di questa famiglia e di questo progetto, se siamo arrivati in A1 è anche grazie al suo contributo. Lo scorso anno eravamo in una situazione simile, le abbiamo affidato la squadra e lei è stata determinante. Ma ora, dopo il crollo di domenica scorsa, la situazione è diventata insostenibile e serviva un intervento. Molti mi stanno dicendo che avremmo dovuto farlo prima. Beh, se lo abbiamo fatto ora, è proprio perché tutti noi speravamo di arrivare in fondo a questa stagione quantomeno senza crollare in questo modo. Dopo aver visto la gara di domenica, siamo rimasti allibiti e abbiamo deciso di cambiare». Fermi è un fiume in piena e va a braccio, praticamente senza fermarsi: «Tra lo staff e la squadra non c’era più feeling, d’accordo, ma questo feeling non c’era da troppo tempo. Abbiamo provato in tutti i modi a recuperarlo, c’era stato qualche segnale con Ragusa e con Sesto, ma comunque avevamo perso. Domenica abbiamo toccato il fondo e siamo intervenuti. Qualcosa andava fatto e naturalmente non è detto che quel qualcosa risolva i problemi. In questi casi ci rimette il coach, ma Simona non è affatto l’unica responsabile. La responsabilità è di tutti, a cominciare dal sottoscritto, che ha sbagliato qualche scelta a inizio stagione. Io sono il primo responsabile, però nessuno è esente da colpe». La rabbia aumenta guardando anche le altre. Tutte le rivali di Faenza hanno cominciato a vincere qualche partita e si sono risvegliate: «Le nostre rivali hanno dimostrato che tante partite erano giocabili e che avremmo potuto puntare anche all’ottavo posto. Crema sta facendo come noi lo scorso anno, Lucca pure nelle ultime settimane e ora ci ha raggiunto in classifica. Quest’anno tutto procedeva bene nel girone di andata, abbiamo vinto le gare che avremmo dovuto vincere sulla carta e in più abbiamo perso male con Campobasso e Sassari sfiorando due vittorie che ci avrebbero cambiato la classifica. I problemi sono cominciati dopo la bruttissima sconfitta di Brescia, un campo dove praticamente nessuno ha perso. Da quel giorno si sono aperte crepe che poi si sono rivelate decisive». Ora la salvezza diretta non è più raggiungibile: «Ma anche il fattore campo ai playout è a rischio - ricomincia Fermi -. Oggi l’unica certezza è Valdarno penultima. Se noi vinciamo le due partite con Crema e Lucca ci prendiamo il fattore campo, quindi siamo padroni del nostro destino. Ma Crema in questo momento è una squadra che sta andando a mille, mentre Lucca domenica gioca a Brescia, non credo che possa perdere». Ripensando a questa stagione, qual è il più grande rimpianto di Fermi? «Alcune scelte che la società ha dovuto accettare e subire (come la conferma di Davis, che Fermi non nomina mai, ndr). Noi ci saremmo voluti muovere in un modo, alla fine non è stato possibile. Ora cosa mi aspetto? Beh, la squadra non ha più alibi, mi aspetto una reazione di orgoglio, le giocatrici devono ricompattarsi e lottare. Chi non ci crede più, alza la mano e può anche andarsene. Io posso giocare anche con l’Under 19 se nessuno se la sente». Finale dedicato a Sferruzza e Bassi: «Ho chiesto a entrambi se fossero disposti e hanno dato la disponibilità, come fece Simona lo scorso anno. Non mi aspetto che abbiano la bacchetta magica e che facciano miracoli, non è mai successo. Mi aspetto che possano ridare tranquillità e serenità e che possano tirare fuori l’orgoglio del gruppo. Bassi è un simbolo, un’istituzione. Sferruzza è un ragazzo preparato. Con loro possiamo ritrovare anche entusiasmo».