Alluvione, Gian Carlo Minardi e l'emergenza: «Romagna ferita, ma la mia Faenza non si piega; la F1 ha pensato alla sicurezza e non al business»

«Ci sono e sto bene, ma facciamo presto. Devo andare ad aiutare la mia nipote, che è in difficoltà». Gian Carlo Minardi risponde al cellulare dalla sua Faenza, uno degli epicentri della disastrosa alluvione che ha devastato la Romagna. Lo fa con la solita cortesia e soprattutto con il solito spirito collaborativo dopo una settimana tremenda, che lo ha segnato per tanti motivi: «E non certo per colpa della cancellazione del Gp di Imola, ci mancherebbe. A decidere abbiamo impiegato pochi minuti, perché ci siamo resi conto che non sarebbe stato giusto correre».
Minardi, lei ha avuto danni nella sua abitazione? E ora come sta?
«Io sto bene, abito davanti allo stadio Neri e sono stato davvero fortunato, perché questa zona non è stata toccata dall’acqua e dal fango. Però ho un nipote a Forlì e una a Faenza in difficoltà, ma stanno bene. Hanno avuto solo danni materiali».
Da faentino come sta vivendo queste interminabili e faticose giornate?
«Con enorme tristezza, perché da ormai due settimane la situazione è drammatica. Sento l’adrenalina, la grande tensione, la paura. Poi, però, vedo centinaia di persone con le pale e il mio spirito cambia. Noi romagnoli ci stiamo già rimboccando le maniche. Per quanto mi riguarda, ho tanti impegni, a cominciare da Imola. Il circuito non ha avuto problemi, ma per onestà e correttezza non era possibile correre. Purtroppo un lavoro di 7-8 mesi è saltato in un giorno, ma era giusto così. Ora ci auguriamo che alle belle parole seguano i fatti. La volontà e lo spirito è grandissimo, noi romagnoli siamo diversi. Mi si è stretto il cuore, certi valori esistono e li abbiamo trasmessi. Dovremmo sottolinearli e valorizzarli ancora di più. La Romagna è un posto speciale e vi assicuro che la mia Faenza non si piega».
Cosa ha fatto e farà il mondo della Formula 1 per questa tragedia?
«La Ferrari ha donato 1 milione di euro. Domenicali mercoledì mattina ha ricevuto tantissime telefonate nel mio ufficio. Lui ha detto che non avrebbe mai abbandonato nessuno e che avrebbero messo in moto la macchina dei soccorsi e della solidarietà. La Ferrari è stata la prima a scendere in campo. Vi assicuro che la Formula 1 non rimarrà passiva, perché quando Stefano si muove, poi agisce con i fatti e non a parole».
Ha visto che anche Tsunoda è sceso in strada a spalare il fango?
«Gli faccio i complimenti, ormai è un faentino, abita a Faenza. So che la sua zona è rimasta indenne e che era con i suoi due meccanici di Alpha Tauri. E’ stato un gesto bellissimo».
Torniamo al Gran Premio. L’autodromo ha avuto danni?
«Diciamo subito una cosa. Se avessimo voluto correre, anche a porte chiuse, ce l’avremmo fatta senza problemi. Ma per la prima volta la Formula 1 ha guardato la sicurezza e non il business. Il giovedì mattina il paddock era pronto e si poteva lavorare, l’autodromo era agibile e se avessimo voluto, avremmo potuto aprirlo anche domenica. Però volevamo dare un segnale. Attorno a un Gran Premio girano mediamente 6.000 persone, tutti gli addetti ai lavori. Quest’anno avevamo fatto un accordo con le Ferrovie con dieci treni a disposizione al giorno per raggiungere Imola. Non c’era nulla per gareggiare in sicurezza e attorno a noi c’era il disastro, una tragedia epocale. Per questo all’unanimità abbiamo deciso. Sarebbe stato scandaloso correre».
Quando verrà recuperato questo Gran Premio?
«Oggi non è possibile rispondere. Ora noi siamo concentrati già sul 2024 e sul 2025, che fanno parte del contratto. Speriamo che Aci sia in grado di recuperarlo e di allungare il contratto di un anno. Ma ora non è questa la priorità».