"Se la vita mi ha messo così alla prova, allora corro alla Maratona di New York"

«Ai miei due figli racconto che forse sono speciale, che la vita ha voluto mettermi alla prova». Cristian Galli, 47 anni, riminese ma residente a Ravenna dal 2005, in queste settimane corre sempre di più, sempre più in là. Ad attenderlo, alla fine di ottobre, la partenza per New York, dove andrà insieme all’Istituto oncologico romagnolo per correre la celebre Maratona. Una sfida che, nonostante l’abitudine alla corsa che aveva anche prima della diagnosi di carcinoma polmonare, non avrebbe mai messo in conto: «Mi ha preso alla sprovvista l’oncologa Chiara Bennati, chiedendomi se avessi voglia di partecipare e non dandomi nemmeno il tempo di pensare. A casa ho trovato l’entusiasmo di mia moglie e ora, incredibilmente, sono a un passo da questa nuova avventura». Per Cristian i problemi sono iniziati tre anni fa, quando ha perso gradualmente la vista da un occhio, arrivando a un decimo: «All’inizio me le hanno paventate un po’ tutte, finché un medico di Genova ha capito la situazione e mi ha mandato a fare una Tac, dalla quale è emersa la presenza di alcune macchie. La vista l’ho recuperata quasi completamente grazie a un intervento al laser, nel frattempo sono entrato in un protocollo sperimentale di terapia a bersaglio molecolare all’Irst di Meldola, perché mi si sono state trovate metastasi in una vertebra e in altre zone all’altezza dei polmoni. Per fortuna mi sono sottoposto solo a una seduta unica di radioterapia, per il resto ogni tre settimane vado a Meldola e assumo delle pastiglie che mi danno alcuni effetti collaterali con i quali, poco a poco, ho imparato a convivere». Agente della Polizia locale e allenatore di calcio nel tempo libero, Cristian ha deciso di tornare al lavoro dopo solo qualche mese di stop, anche per distrarsi e riprendere la normalità: «Caratterialmente sono una persona che prende le cose serenamente, anche se devo dire che la diagnosi mi ha buttato molto giù all’inizio. Mi sono anche chiesto quali colpe avessi, ho provato a rivedere il mio stile di vita. Sono uno che non ha mai fumato, che ha sempre fatto sport, che non ha mai mangiato così male. Certo, ora cerco di evitare la carne rossa, consumo più frutta e verdura, se vado a cena da amici limito l’alcol. Ma il cambiamento più grande è quello di spirito: se vedo i colleghi che si arrabbiano per cose futili, mi viene da sorridere e quando mi alzo la mattina, che ci sia il sole o che piova, sono contento. A volte penso che avrei fatto meglio a considerare quella tosse che non passava, quel fiatone che in effetti, negli ultimi tempi prima degli accertamenti, sentivo quando andavo a correre. Ma non sono un ipocondriaco, quelle considerazioni le ho fatte col senno di poi». Ora Cristian, fisicamente, si sente in formissima: «Sento che vado, che le gambe mi seguono. Sono carico, allo stesso tempo ho paura. Ma alla fine quel che conta è non mollare. E parlare, parlare del tumore. Io l’ho sempre fatto apertamente, anche se molti ci sono rimasti male. Magari serve a qualcuno che ci sta passando per evitare che si butti troppo giù».