Santarella (Italia Nostra): «Un passo avanti la rimozione della Berkan, ma bisogna andare avanti»
Francesca Santarella, presidente della sezione Ravenna di Italia nostra, si esprime così sulla rimozione della Berkan B: «è un passo in avanti notevole rispetto alla situazione di degrado ambientale che da anni stavamo denunciando. Infatti sono 1507 giorni da quando la nave si è spezzata e finalmente possiamo dire che il relitto è stato rimosso e sono state in parte ripristinate le condizioni precedenti a questo disastro. Tanti cittadini si sono attivati, abbiano ricevuto attenzione dalle istituzioni del ministero e a tal proposito vogliamo ringraziare il Ram, il reparto ambientale della Capitaneria di porto, con l’ammiraglio Caligiore. Questo ha garantito che le ultime parti di questa triste vicenda avvenissero senza troppi impatti dal punto di vista ambientale. Bene anche perché è stato abilitato un nuovo cantiere in Italia, dopo quello di Genova, per lo smaltimento dei relitti in Italia, si tratta di quello di Piombino dove andra la Berkan B. Si calcolano oltre 700 relitti sparsi in tutte le coste italiane, alcuni anche della Seconda Guerra Mondiale. Una situazione che non è più rinviabile: potrebbe essere l’occasione per creare nuove normative per affrontare radicalmente la questione e finanziare parte della rimozione con i fondi del Pnrr dedicati al mare, magari creando un authority in grado di pianificare e coordinare in modo efficace tutte le operazioni di rimozione dei relitti lungo le coste italiane. Inoltre è stato emanato un decreto attuativo per il quale speriamo possano esserci snellimenti burocratici per iniziare una vasta operazione di bonifica». Sugli altri relitti rimasti ancora in pialassa Santarella esprime la propria preoccupazione: «è una situazione che si è fossilizzata, con problemi di tipo sanitario perché lungo quelle rive avviene la pesca a larga scala di vongole di frodo che rientrano, poi, nel mercato legale. I 5 relitti rimasti necessitano di essere portati via, si tratta di rifiuti, sono, tra virgolette, enormi discariche abusive non controllate e irregimentate». Santarella conclude: «Ci basiamo su una relazione del nucleo sommozzatori Guardia costiera Capitaneria di porto di San Benedetto del Tronto del 2020 dove si legge: “considerato l’avanzato stato di usura, non si esclude un potenziale e pericoloso inquinamento causato da futuri collassi delle strutture che provocherebbero il versamento in mare del residuo carico di idrocarburi all’epoca presente nelle cisterne asservite agli organi di propulsione”. Stiamo parlando delle tre navi russe delle quali la bonifica più grossolana è stata effettuata, ma trattandosi di scafi non più integri, quello che è rimasto all’interno è tutto materiale che va a diretto contatto con l’acqua e con zone dove si effettua la pesca di frodo. L’emergenza ambientale è impossibile da non evidenziare, ne va preso atto. Le istituzioni devono fare la loro parte e accelerare la rimozione di questi relitti».