«Ricreate l’intimità dell’Aida» spiega Riccardo Muti
Elena Nencini
Sono 5 uomini e 4 donne – rispettivamente direttori d’orchestra e maestri collaboratori – a partecipare all’Italian Opera Academy di Riccardo Muti al Teatro Alighieri di Ravenna, fino al 14 settembre. Due settimane di lavoro che si concluderanno martedì 12 settembre con il maestro che dirige Aida in forma di concerto e giovedì 14 con il concerto dei giovani direttori d’orchestra presentati da Riccardo Muti.
Una sorta di «bottega d’opera», di master per professionisti che già lavorano, che sotto l’occhio attento del maestro ravennate approfondiscono una delle opere di Verdi più famose, Aida, grazie alla lettura della partitura, all’analisi del testo e di ogni singola frase musicale.
Arrivano dai tre continenti, dalla Cina e dall’Iran i più lontani e dall’Europa gli altri – Finlandia, Francia, Austria e Svizzera, oltre all’Italia naturalmente - a scoprire i segreti di uno dei direttori d’orchestra più famosi del nostro tempo. Perché spiega Muti, a proposito di Aida, come al solito con ironia ed esperienza, alternando battute taglienti a chiarimenti acuti: «Si tratta di una partitura estremamente raffinata, in cui la cifra dominante è quella dell’intimità, con una sostanza musicale che è una delle più affascinanti e geniali concepite da Verdi».
L’intento di Muti è quello, continua, «di trasmettere alle nuove generazioni ciò che ho avuto la fortuna di apprendere dai grandi maestri del passato, come Antonino Votto, mio insegnante al Conservatorio di Milano, che era stato allievo diretto di Toscanini».
Il maestro sottolinea, nel corso delle lezioni, aperte anche a pubblico e uditori, certi passaggi dell’opera verdiana: «Devono essere come onde perché nel tema di Aida c’è sempre qualcosa di ondivago, che viene e che va. Meno violoncelli, più viole, più fagotti: i tre tipi di strumenti si devono sentire».
Strappa risate ai musicisti e alla platea: «Ragazzi vi sento stanchetti. Avete mangiato? Troppo poco? Pizza e birra? Allora troppo». Alterna italiano e inglese nello spiegare le arie dell’Aida: «Bisogna creare l’atmosfera, la simulazione».
Rivolgendosi a una delle cantanti: «Eri troppo serena, devi simulare. Voi donne non sapete simulare?» ribatte ridendo, tra le risate dei musicisti.
E conclude «Non è facile questa Aida, viene sempre una schifezza».