Ravenna, Perani "In negozio facciamo domande specifiche per andare a colpo sicuro"
Tra i primi a riaprire è stato il negozio di Stefano e Paola Perani, la jeanseria Cipriani che tratta anche abbigliamento per bambini. «L’afflusso iniziale è stato molto basso - spiega il proprietario -, mentre adesso c’è più movimento. Sono venuti molti genitori per acquistare abiti per i figli, qualcuno ha anche chiesto prodotti per sé ma, non potendo vendere capi per adulti, abbiamo provveduto a consegnarli a domicilio. Per ricordare l’impossibilità di vendita in negozio ho apposto nastro rosso e bianco sui capi da donna e uomo». Anche Perani, nonostante sia vicepresidente del comparto in questione all’interno di Ascom, deve ammettere la mancanza di linee guida e, come tanti altri, si è dovuto creare la propria. «C’è chi lava i capi a secco, chi usa un prodotto spray o sanifica usando il vapore. Noi ci regoliamo con domande per fornire un capo che rispecchi le esigenze di chi lo deve indossare. E’ chiaro che se poi non viene acquistato si ricorre alla lavanderia nonostante sia una spesa in più». Spesa che fa la differenza in un momento di sofferenza generale. «Dopo 60 giorni ad incassi zero, o comunque bassi, la situazione è difficile. Come piccole e medie imprese abbiamo chiesto agevolazioni, ma la burocrazia è molta e non c’è altrettanta elasticità». Alla luce dell’emergenza Covid 19, anche il negozio di Perani, come quello di altri colleghi, è diventato punto di ritiro delle mascherine lavabili fornite dall’associazione Ravenna Centro Storico e acquistabili a fronte di un’offerta libera che viene destinata all’ospedale (fe.fe.)