Ravenna, Dal Re (Ordine Farmacisti): "Siamo parte integrante del servizio nazionale"
Sono diversi i temi all’ordine del giorno nell’agenda di Domenico Dal Re, presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Ravenna, che torna a porre l’attenzione su argomenti di carattere nazionale in materia di farmacie. Il primo tema su cui Dal Re si sofferma è la necessità di gestire «il cambiamento epocale che questo settore sta vivendo a causa dell’ingresso di capitali nelle proprietà delle farmacie» che, secondo il presidente, rischia di far prevalere l’interesse economico rispetto a quello pubblico nella gestione delle stesse. Prima la titolarità delle farmacie era infatti riservata solo a persone fisiche, a società di persone e a società cooperative a responsabilità limitata, mentre ora con la nuova normativa una società di capitali potrà essere proprietaria di una farmacia e delle relative autorizzazioni al suo esercizio. Vengono inoltre meno i limiti quantitativi al numero di farmacie che possono essere detenute da un unico soggetto. Perciò, una società di capitali potrà essere proprietaria di un numero virtualmente illimitato di farmacie sul territorio nazionale, salvo il rispetto del limite, introdotto dalla nuova legge, di un massimo del 20% delle farmacie presenti nella stessa regione o provincia autonoma. Altro tema su cui Dal Re si interroga è l’annoso argomento delle parafarmacie, definite «un’anomalia tutta italiana che deve trovare una soluzione a livello nazionale. A questo - prosegue - si aggiunge il problema della “distribuzione per conto”, che nella nostra provincia sta subendo un’inversione di tendenza. Inizialmente, infatti, l’Azienda acquistava medicinali e li faceva distribuire dalle farmacie, ma il fenomeno aveva preso piede solo qui e non, ad esempio, nelle province di Rimini e Forlì. A Ravenna erano stati fatti passi in avanti in proposito, ma ad oggi c’è un’inversione di tendenza che preoccupa. Però mi chiedo: perchè aprire farmacie se poi i cittadini devono andare all’Ausl a prendere i farmaci? La nostra è una battaglia di principio e vogliamo difendere il ruolo della farmacia come parte integrante del sistema sanitario nazionale. Non è mai stata e mai sarà una questione economica, ma una battaglia sociale per riportare i farmaci vicino ai cittadini. Bisognerebbe trovare a livello nazionale soluzioni che valgano una volta per tutte. La farmacia dovrebbe essere garanzia di tutela della salute, ma qui si rischia che il farmacista diventi uno strumento, non più il fine di esigenze sociali ma strumento di necessità economiche di multinazionali».