Ravenna, con la Macina il primo atto concreto della riforma del terzo settore
Federica Ferruzzi - Tecnicamente sarà il primo atto interpretativo della Riforma del terzo settore, ed è nato dall’esperienza di chi, ormai da alcuni anni, sta dimostrando che un’idea «semplice» come quella di integrare realmente ragazzi con disabilità nella società tramite un lavoro, è possibile. Stiamo parlando del centro di formazione «La Macina» di Fornace Zarattini dove tutti i giorni, a tavola, si incontrano le diverse realtà della città, da dirigenti di grandi aziende a politici di diverse fazioni fino a sportivi e semplici cittadini e chi più ne ha più ne metta. Nei giorni scorsi il presidente Giovanni Santoro e il sindaco con delega alla Sanità, Michele De Pascale, hanno fatto il punto su un tema che la riforma chiederà sempre di più, ovvero l’impatto sociale di un’attività che, però, non avendo un preciso quadro normativo di riferimento che ne regoli il lavoro (qui vigono principi diversi, a cominciare ad esempio dalla comunicazione dell’inizio attività agli uffici competenti), rischia di vedere allungare i tempi per l’ottenimento di permessi. Di conseguenza è stato creato una sorta di ufficio tecnico all’interno del Csv «Per gli altri» della provincia di Ravenna che dialogherà con gli uffici dei diversi assessorati. Percorso simile a quello costruito con Ausl, che ha portato a stilare una sorta di manuale di riferimento che prima non esisteva per questo tipo di attività. «Abbiamo riscontrato diverse difficoltà, da parte dell’associazione, nell’andare a dialogare con i diversi assessorati - spiega Santoro -. Ad esempio il nostro geometra di riferimento, Andrea Turchi, ci ha sempre supportato senza chiedere mai un euro, ma paradossalmente in Comune si trovava a dover pagare per servizi che, in base alle nuove direttive che gli uffici ancora non conoscevano, in questo settore non devono essere pagati. A quel punto si è deciso di fare in modo che il Csv ‘Per gli altri’ diventasse il punto di riferimento per questo genere di pratiche, in modo da snellire le procedure e gestire al meglio ogni inconveniente. Così, chi si troverà a compiere un percorso simile al nostro, saprà già come fare». E per perseguire al meglio l’obiettivo per il quale è nato, ovvero l’integrazione dei ragazzi e delle ragazze con disabilità, la Macina quest’anno ha dovuto rinunciare al centro estivo, esperienza che l’anno scorso ha riscosso moltissimo successo. «Ci sono genitori e bimbi ‘disperati’, che mi stanno ancora chiedendo di cambiare idea – prosegue il presidente -, ma dobbiamo puntare senza esitazioni all’obiettivo di avere pronto il b&b del piano superiore per il prossimo settembre. Non riproporre il servizio è stata una scelta dolorosa sia dal punto di vista umano che economico, perchè rappresentava una boccata di ossigeno non indifferente. L’esperienza ci ha confermato che siamo in grado di fare tante cose, ma l’obiettivo rimangono i ragazzi. La locanda è cresciuta, i ‘macinini’ sono aumentati e bisogna stare dietro a loro, di conseguenza dobbiamo puntare tutto sul bed&breakfast, che è stato visitato anche dal presidente della Regione Stefano Bonaccini in occasione dell’ultima visita ravennate. In più stiamo costruendo molti rapporti, che vanno da quello istituzionale con la Neuropsichiatria, ai progetti di alternanza scuola-lavoro: di recente il preside dell’istituto alberghiero di Comacchio ha mandato da noi un ragazzo nell’ambito di un ‘progetto ponte’, ed è stato così entusiasta da voler intrecciare una collaborazione che andrà avanti nel tempo». (foto Massimo Fiorentini)