Online un nuovo fumetto di Panebarco che sembra scritto oggi, tra San Benedetto e Steve Jobs

Ravenna | 01 Maggio 2020 Cultura
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Elena Nencini
Naturalmente in tempo di coronavirus cosa fa Daniele Panebarco? «Sono qui che sto disegnando».
La pandemia ha riattivato l’entusiasmo di uno dei grandi disegnatori italiani, diventato famoso per il personaggio dell’investigatore Big Sleeping pubblicato sul Mago nel 1976. Per Pasqua chi è iscritto alla newsletters del sito Panebarco & C ha ricevuto un prezioso regalo: l’ultima opera del fumettista ravennate «Il Sacrificio», una storia, che parla di crocifissioni, resurrezioni, nonnine delatrici, ma anche di eurobond e burocrazia vaticana – secondo il mix stralunato e irriverente tipico dell’autore.
Ma in realtà «Sacrificio» non è stato scritto adesso: il suo autore ci racconta i retroscena e i suoi prossimi progetti.
Panebarco, «Sacrificio» è una storia molto attuale.
«Mi sono divertito a farlo. L’ho scritto nel periodo in cui Ratzinger si dimise, nel 2013 e poi l’ho tenuto nel cassetto. Era una storia a cui pensavo da un po’ di tempo poi lo scatto è avvenuto quando ho letto che il Fondo di stabilità lo chiamavano anche Fondo di Redenzione. Molto storie poi si fanno disegnando. Quando ne ho parlato con mia figlia Marianna abbiamo deciso di metterla sul nostro sito. Ho tante storie nel cassetto che vorrei pubblicare piano piano on line».
Il coronavirus è stata l’occasione per mettersi di nuovo a disegnare?
«Ho una storiona da finire che credo non finirò mai. ma nel frattenpo ho ripreso in mano Big Sleeping in una storia con il doctor Faust. Intanto ne ho gia finita una nei mesi scorsi: Giulietta e Romeo in Wall Street, una storia sui drammi di Shakespeare sempre con Big Sleeping. L’idea è farne 4 in tutto Adesso sono alla seconda e poi farò le altre due  e le metterò on line. Sono convinto che oggi non c’è un gran mercato dei fumetti, a parte Zero Calcare. Del resto gli editori sono messi male in questo periodo particolare».
Oltre a disegnare, cosa sta facendo in questo periodo sospeso?
«Leggo molto i libri, per esempio mi sto rileggendo per la seconda volta il Don Chisciotte che trovo di una modernità fantastica, rimango esterefatto quando lo leggo. Sembra scritto, anche lui, poco tempo fa. E’ un cavaliere errante, come del resto Big Sleeping. Mi piacerebbe fare qualcosa con Don Chisciotte, ma non mi è ancora venuto niente in mente».
Ha sempre scritto i testi e disegnato i fumetti nelle sue opere?
«Si, non riesco, a parte una volta che scrissi un fumetto liberamente ispirato a una novella di Ambrose Bierce, uno scrittore maledetto. Scrisse delle novelle nere che mi piacevano molto. A parte poi lavorare sui testi, tantissimi anni   fa, di Pinocchio e il libro Cuore per le edizioni della Rai».
Quando ha cominciato a disegnare aveva un maestro a cui ispirarsi?
«Piu che ai fumetti ho sempre puntato l’attenzione sul cinema, all’umorismo come quello del film Il dottor Stranamore. Mi ha segnato tantissimo quel tipo di umorismo e ho sempre cercato di rifarmi a quel modello. Come disegnatore ho amato moltissimo e amo tuttora Carl Barx, il disegnatore che ha inventato Paperone, e ha perfezionato Paperino. Poi Schultz e i Peanuts: ho desiderato di disegnare fumetti dopo la lettura di Charlie Brown. Non mi sono mai piaciuti invece  i super eroi: mi fanno ridere, ma non sono mai riuscito ad entrare in quel mondo lì. Ho anche tentato di leggerli, ma non riesco ad entrare nei loro meccanismi psicologici. La banalizzazione del bene contro il male trascina verso delle derive molto pericolose.
Un altro fumetto che mi piaceva era Ken Parker, ho tutta la raccolta ed il primo numero ha la dedica degli autori».
Il suo stile è surreale, con rimandi eccellenti come ne « Il Sacrificio» a Sant’Agostino e San Benedetto, come le vengono in mente?
«Non ho la più pallida idea. Mi vengono così, penso che il subsconscio sia molto importante Vengono fuori delle cose che hai dentro e non lo sapevi; del resto Sant’agostino, il tempo sono sempre state delle mie ossessioni. La dimensione, il passaggio del tempo, come è stato considerato , sono argomenti che mi hanno sempre affascinato. Il tempo è stato misurato solo con l’avvento dell’orologio meccanico, prima era il tempo del pressapoco. Il sociologo Baumann ha scritto un saggio tanti anni fa, con un capitolo dedicato al tempo: scatenante, illuminante. Da li ho iniziato. Quella storia che mi piacerebbe finire prima di morire è tutta giocata sul tempo».
Cosa ne pensa di questa pandemia, dei complotti di cui si parla? Big Sleeping ha sempre vissuto in mezzo ai complotti.
«Non credo che in questa realtà ci sia stato un complotto. Capitano le epidemie. Nel 1957 ci fu la cosiddetta asiatica che fece 3 milioni di morti. Mi ricordo che andavamo a scuola ed eravamo soltanto in due in classe. Facevo la prima media, tutti gli altri erano ammalati. Pandemie ce ne sono sempre state, ed io tutto sommato mi sono abituato a lunghe degenze in casa. Quello che mi fa paura è quello che succederà dopo. Il debito schizzerà, non riesco a capire come si rialzerà il mondo. Bisognerebbe che ci fosse un po’ di moderazione nella nostra vita. Adesso stiamo vivendo in un mondo complesso e interconnesso, andare al cinema, il turismo come si farà? Speriamo bene. Bisognerà fare un ripensamento della nostra vita».
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