Marina di Ravenna, Comitato cittadino,Proloco e Marinara: "Manca progetto lungimirante"

Ravenna | 07 Luglio 2017 Cronaca
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«Una stagione così eccezionalmente bella aiuta. Ma i problemi strutturali restano». Marino Moroni, presidente della Pro Loco di Marina di Ravenna, non canta vittoria davanti a un giugno iniziato senz’altro con il piede giusto: «La grande piaga del paese, come diciamo da parecchi anni, riguarda l’assenza di posti letto a livello di hotel e case vacanze, che impedisce ai turisti di restare. Lavorano i due campeggi, che però sono sul lungomare, distanti dal paese. A Marina viviamo le conseguenze di uno scollamento tra la spiaggia e il centro abitato, dove ci sono le attività commerciali. Senza incentivi da parte degli enti locali affinché i privati investano, non si fanno passi in avanti. Qualche nuova attività ogni tanto apre ma non dura molto. Senza contare che, nel frattempo, altre chiudono a fine stagione». Per Moroni, dunque, puntare tutto sull’attrattività degli stabilimenti balneari conta fino a un certo punto: «Noi, con i nostri eventi, come per esempio il Cous Cous Beach Festival in piazza Dora Markus, riusciamo a intrattenere chi già è in paese, a fatica portiamo gente dalla zona del mare e da fuori». Allo stesso modo, secondo il presidente della Pro Loco la Marina Love Parade in programma l’8 luglio non porterà benefici: «Crediamo sia un evento non idoneo a una località come la nostra, piccola e bisognosa di tanti interventi, invece che di un grande evento costoso. Nel 2008 il Comune spese 50mila euro per portare Irene Grandi: benissimo ma tutto si concluse in una serata». Quanto all’era degli happy hour, per Moroni la nuova ordinanza anti-degrado nasconde una sorta di voglia di rilancio di quell’epoca: «Giusto o non giusto che fosse quel pendolarismo da fuori per partecipare alle feste in spiaggia, dopo averlo sgretolato del tutto non sarà facile riportarlo in vita. La storia è ciclica, è vero. Ma tra una fase e l’altra passano in genere molti anni. E, comunque, per Marina servono idee e politiche sia sul breve che sul medio e lungo periodo». «TROPPA FRAMMENTAZIONE» Anche Ilaria Fabbri, presidente dell’associazione «Gente di Marinara» che rappresenta i 300 proprietari di posti barca del porto turistico, ha sempre visto Marina come una località frammentata. Cosa secondo lei solo in parte vera quando si parla dei diportisti: «Chi ha la barca qui non viene certo per gli eventi organizzati dal paese. L’evento, in questo caso, è proprio stare in mare. Ecco perché se parliamo di regate o fuochi d’artificio, la partecipazione c’è, mentre per il resto delle iniziative molto ma molto meno». D’altro canto, però, si tratta di veri e propri residenti visto che usufruiscono dei servizi della località: «Il primo bisogno è rappresentato da tutta l’attività artigianale di manutenzione delle barche. Il secondo, semplicemente, riguarda attività commerciali e ristoranti. Il diportista per definizione vive il paese di striscio. Ma a livello economico il suo contributo alla vita della località è notevole». Ciò non toglie che Marina non sia ancora un posto dove le varie realtà si integrano: «A parte la separazione tra centro abitato e spiaggia, che è senz’altro un problema, penso al fronte canale, che non riesce a entrare a pieno titolo nell’attrattività, quando invece sarebbe da valorizzare e mettere in relazione al resto. Ho l’impressione che le persone, a Marina, siano sempre vissute in un metro quadro». «POTENZIALITA’ NON SFRUTTATE» «Era la perla dei lidi ravennati, ora l’incuria è massima». Adalberto Serafini, presidente del comitato cittadino di Marina di Ravenna, ha notato quest’anno un numero maggiore di eventi e più movimento di persone. Ma al di là di un inizio di stagione positivo, la località non è a suo dire abbastanza valorizzata: «Abbiamo tutto: la spiaggia, la diga foranea, il porticciolo, la pineta. Tutte potenzialità non sufficientemente sfruttate. Vedere i genitori sul ciglio della strada con i passeggini perché i marciapiedi sono messi male o notare all’ingresso del paese una rotonda ben poco curata sono cose che fanno male. Dove vanno a finire i soldi che, da Marina, entrano nelle casse comunali? Non tornano certo indietro». Senza contare che il paese paga lo scotto dell’essere un puzzle mai assemblato: «Ci sono gli stabilimenti staccati dal centro che, a sua volta, è suddiviso tra Marinara, la zona di piazza Dora Markus e una zona che definirei una terra di nessuno. Manca, secondo noi, una visione unica per rilanciare Marina».
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