Lo studioso Gardini identifica quadri e mosaici andati dispersi: «A Brera pezzi di Ravenna»

Ravenna | 22 Gennaio 2022 Cultura
lo-studioso-gardini-identifica-quadri-e-mosaici-andati-dispersi-a-brera-pezzi-di-ravenna
Elena Nencini
E’ tornato a Ravenna, grazie all’iniziativa del Ministero della Cultura «100 opere tornano a casa», che promuove e valorizza il patrimonio storico artistico e archeologico italiano conservato nei depositi dei luoghi d’arte statali, il dipinto di Nicolò Rondinelli San Giovanni Evangelista appare a Galla Placidia (1497-1500) proveniente dalla Pinacoteca di Brera e che ha trovato adesso casa al Museo Nazionale di Ravenna, per un deposito a lungo termine. 
Ma non è l’unica opera che fu requisita dalle soppressioni napoleoniche. Giovanni Gardini, vice-direttore del Museo diocesano di Faenza, nonché presidente AMEI (Associazione Musei Ecclesiastici Italiani), ci racconta quali opere sono state distrutte, rubate o vendute sul mercato antiquario.
Gardini quali sono due opere requisite che le piacerebbe tornassero in città?
«Certamente Il martirio di San Vitale di Federico Barocci (vedi foto) che si trovava all’interno della Basilica di San Vitale e racconta il martirio del santo. È un’opera che ricorda la fede di Vitale. Prima della grande basilica, che tutti conosciamo, già dal V secolo c’era un piccolo sacello eretto, secondo la tradizione, sul luogo del suo martirio. A Brera c’è un’altra opera importantissima, detta Pala Portuense, dipinta da Ercole de Roberti per Santa Maria in Porto Fuori, una Madonna con bambino e santi». 
Le soppressioni napoleoniche a Ravenna causarono altre perdite?
«Il tema delle soppressioni non riguarda solo le opere, ma anche i luoghi. Molte chiese e monasteri non sono più tali: il Museo d’Arte della città era il monastero portuense, la Biblioteca Classense era il monastero dei Camaldolesi, nell’Abbazia di San Vitale trova dimora il Museo Nazionale. A fronte di questi luoghi che comunque sono stati restituiti sotto altra forma alla città ce ne sono alcuni che sono stati privatizzati e di cui, in parte, si è persa la memoria: come la chiesa di San Michele in Africisco, oggi sede del negozio Max Mara in via 4 Novembre, i cui mosaici sono persi irrimediabilmente. Negli anni ’40 dell’800 infatti i mosaici furono venduti al re di Prussia: a Berlino, al Bode Museum, c’è una “copia” ottocentesca, mentre gli antichi volti degli arcangeli Gabriele e Michele sono al Museo Provinciale di Torcello e quello di Cristo è custodito al Victoria & Albert Museum a Londra». 
Altre chiese distrutte?
«Possiamo ad esempio ricordare la chiesa di Santa Maria del pozzo, accanto a San Domenico in via Cavour, dove oggi si trova il negozio di Falconeri, oppure la chiesa di Sant’Andrea Maggiore, in via Ercolana, poi trasformata in abitazione civile, dove il vescovo Massimiano aveva voluto la sua sepoltura: in seguito le sue reliquie furono collocate nel sarcofago di Esuperanzio, portato in Duomo dalla vicina chiesa di Sant’Agnese, dove oggi è piazza Kennedy». 
Sul mercato antiquario finirono molte opere?
«Si, in particolare quelle delle collezioni nobiliari che furono vendute da famiglie come ad esempio i Lovatelli, i Rasponi: Anna Tambini, in un suo studio, ricorda come tra il 1831-32 furono messe all’asta ben 262 opere dalla collezione della famiglia Cavalli Cappello». 
Altre cause di dispersione?
«Le cause sono tante, tra queste sicuramente l’incuria, la dimenticanza dei propri patrimoni, i furti, le cause naturali. Il mosaico dell’antica basilica Ursiana è crollato durante i lavori per la costruzione della nuova cattedrale: abbiamo perso i mosaici della chiesa di Sant’Agata, di San Giovanni Evangelista. Girolamo Rossi aveva lanciato un appello, rimasto inascoltato, per i mosaici di Santa Maria Maggiore. Alla Cattedra d’avorio, opera unica al mondo, mancano molte formelle. Corrado Ricci fece un grande lavoro di mediazione per recuperarne diverse. Ma alcune sono perse per sempre. Tra i furti tristemente celebri ricordiamo quelli della corazza di Teodorico o degli affreschi sopravvissuti al bombardamento della Seconda guerra mondiale di Santa Maria in Porto Fuori».
Tra le opere che invece sono felicemente tornate in città?
«Recentemente, è tornata per la mostra Dante. Gli occhi e la mente la statua della Madonna “di Dante” ora al Louvre. Poi c’è la Madonna con bambino e santi, che dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia è tornata nel 2005 a Ravenna, prima attribuita a Niccolò Rondinelli, poi, grazie a Stefano Tumidei, a Baldassare Carrai. Recentemente sul mercato antiquario Lorenzo Gigante ha riconosciuto una parte della predella raffigurante il Martirio di San Bartolomeo, che si trovava nella chiesa di San Domenico, e il Museo d’Arte della città è riuscito ad acquistarla grazie alla mediazione di Sergio Baroni. Sono segni importanti»
Compila questo modulo per scrivere un commento
Nome:
Commento:
Settesere Community
Abbonati on-line
al settimanale Setteserequi!

SCOPRI COME
Scarica la nostra App!
Scarica la nostra APP
Follow Us
Facebook
Instagram
Youtube
Appuntamenti
Buon Appetito
Progetto intimo
FuoriClasse
Centenari
Mappamondo
Lab 25
Fata Storia
Blog Settesere
Logo Settesere
Facebook  Twitter   Youtube
Redazione di Faenza

Via Severoli, 16 A
Tel. +39 0546/20535
E-mail: direttore@settesere.it
Privacy & Cookie Policy - Preferenze Cookie
Redazione di Ravenna

via Arcivescovo Gerberto 17
Tel 0544/1880790
E-mail direttore@settesere.it

Pubblicità

Per la pubblicità su SettesereQui e Settesere.it potete rivolgervi a: Media Romagna
Ravenna - tel. 0544/1880790
Faenza - tel. 0546/20535
E-mail: pubblicita@settesere.it

Credits TITANKA! Spa
Setteserequi è una testata registrata presso il Tribunale di Ravenna al n.457 del 03/10/1964 - Numero iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione:
23201- Direttore responsabile Manuel Poletti - Editore “Media Romagna” cooperativa di giornalisti con sede a Ravenna, Arcivescovo Gerberto 17.
La testata fruisce dei contributi diretti editoria L. 198/2016 e d.lgs. 70/2017 (ex L. 250/90).
Contributi incassati

settesere it notizie-ravenna-lo-studioso-gardini-identifica-quadri-e-mosaici-andati-dispersi-a-brera-pezzi-di-ravenna-n32389 005
Licenza contenuti Tutti i contenuti del sito sono disponibili in licenza Creative Commons Attribuzione